Si è salvato con lode il Napoli in una partita sconsigliata ai deboli di cuore, con colpi di scena e capovolgimenti di fronte, emozioni e pronostici ribaltati. Due a Due. Dopo essere stato in svantaggio di due reti, l'ha riacciuffata per i capelli e l'ha rischiata addirittura di vincere, quando poteva perderla, e per 45' gli azzurri avevano datto la netta sensazione di averla già perduta.
Non è stato bello ma è stato molto pratico ed essenziale. Ciò che conta in ogni gara, in Champions come in campionato. Il Napoli espugna Berlino e si porta a casa tre punti forse decisivi per il passaggio dalla fase a gironi agli ottavi. Reduci dalla brillante prova di Verona ci si aspettava una Napoli molto più spettacolare ed invece ha giocato una partita sparagnina, molto sulle corde, attendista per poi mettere a segno il colpo decisivo. Le vittorie non devono passare necessariamente per il bel gioco e a Berlino se ne è avuta la prova. La grande conferma del piccolo momento sì del Napoli si avrà, però, domenica al cospetto di un Milan, incerottato ed arrabbiato.
Peggio non gli poteva andare. Si fa facile a tirar fuori la solita menata che da quando è alla guida del Napoli, questo è uno dei suoi momenti più complicati. Non è proprio così, ma anche questo non va sottovalutato. Ha avuto anche rogne maggiori Aurelio De Laurentiis ma di certo questi ultimi tempi non sono sereni.
Se la sono giocata praticamente alla pari. Il Napoli non ha avuto nulla in meno del leggendario Real, se non una palla sporca, deviata dalla traversa e che ha centrato per una beffa della fisica la schiena di Meret ed è finita in porta. In poche righe si può descrivere la sorte di una partita giocata del tutto sullo stesso piano agonistico, ma anche dell'ordine del gioco
E' stato un ottimo Napoli quello che per un episodio si è piegato alle furie bianche di Ancelotti. Uscito dal Maradona fra gli applausi del pubblico, che con amore e competenza ha riconosciuto la parità con la quale i propri beniamini si sono opposti ad uno dei monumenti del calcio europeo. Una sconfitta che non farà una piega. Gli azzurri sono secondi nel girone alla pari con i portoghesi del Braga, però battutti fuori casa, ma hanno tutti i numeri a posto per superare il turno. Peccato ancora una volta per la sfiga delle urne di Lyon, che come seconde ti propinano i madrileni, mentre l'Inter s'è esaltata- pur non essendo testa di serie- contro un flebile Benfica ed in un girone morbido morbido. Si sa che il Napoli nei sorteggi non è fortunato, ma ora è tempo di voltar pagina. Si sapeva che il Real non era quello che aveva boccheggiato contro l'Union ma aveva recuperato pedine di primo piano, Vinicius fra tutti.
Caso e dati alla mano vogliono che il Napoli non sia chiamato a vincere la Champions, obiettivo minimo sarò di passare il turno ed è tutto alla portata. Ancelotti esce da vincitore dal Maradona, proprio lui che discusso fu alla guida degli azzurri come pochi. Garcia, per contro, non pare abbia sbagliato una virgola: i cambi azzeccati, l'assetto di quelli ordinati, le squadra motivata. Nessuna tragedia per una sconfitta che in ogni caso era nell'aria. Ci sono alcune squadre europee, fra cui il Real, che sono tuttora di una spanna al di sopra del Napoli. Sarà per esperienza, sarà per valore dei singoli. Ma tant'è.
Nel giorno in cui il Re Mida o re del gol del Napoli, Victor Osimhen, è partito eccezionalmente dalla panchina è stato il centro di un difensore ad aprire la goleada e a contribuire ai tre meritati punti degli azzurri. Ma il riposto iniziale del bomber non è stato uno strascico delle polemiche dei giorni scorsi, eh no, piuttosto a Lecce è stato creato un teorema. Monsieur Garcia è un metronomo del minutaggio, spazio applicato al tempo.
Quattro di maggio ad Udine il Napoli brinda al suo terzo scudetto. Giorno 27 del mese di settembre dello stesso anno del Signore, s'era temuto- a ragion veduta- che di quel Napoli si fosse persa ogni qualità, ogni sostanza, smarrite anima e pedate, e allora qualcosa che assomiglia tantissimo al Napoli di Spalletti è risorto dalle ceneri di un inizio di campionato altalenante e da un ambiente teso come una corda di violino.
Troppo simile a un mostriciattolo delle fiabe per esser vero. Troppe tre partite di campionato senza vittorie per una squadra che appena pochi mesi fa poteva avere l'Europa ai suoi piedi. E invece proprio a Bologna, sul campo della formazione leggenda che un tempo faceva tremare il mondo, il fragile ed incompiuto gruppo Garcia ha sofferto gravi tremolii e si è preso una sbandata (0 a 0) che lascerà di sicuro il segno e farà discutere.
Quando si dice fortuna. I saggi raccontano che in una stagione calcistica gli episodi favorevoli e quelli contrari al fischio finale di tutto si bilancino, caso più caso meno. Se così fosse allora agli azzurri sarà saggio consiglio di portare subito in campo un corno accompagnato da tante formule di scongiuri, già da Bologna.
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