La vittoria sulla Salernitana, arrivata all'ultimo giro della lancetta dei secondi, ridà una flebile speranza in una stagione tutta incolore. E' la terza dell'era Mazzarri che salva capra e cavoli e forse anche la panchina. Servivano tre punti come non mai negli ultimi anni, oltre che per una classifica lacrimosa per darsi una carica in vista della campagna d'Arabia, in palio la Supercoppa.Si giocava al Maradona contro l'ultima della classe e si è rischiato pure di non batterla. Ma cosa ha dovuto fare, o magari non fare, questo Napoli targato Mazzarri due per vincerne un'altra, dopo gli squilli isolati con Atalanta e Cagliari. Terza vittoria quindi in otto gare di campionato per il bentornato, un bottino magro ma se si pensa che per un soffio non la sia ha pareggiata ed allora vien da festeggiare Natale dopo venti giorni.
Partita tirata, Salernitana organizzatissima soprattutto in fase difensiva. Qualche progresso gli azzurri lo hanno messo in campo: la volontà di lottare sino alla fine, una migliorà del giro palla e nella precisione dei passaggi, un ritrovato Kvara che a tratti pareva quello che tanto avevamo amato. Certo, vista la modestia dell'avversario è ancora pochino per plaudire ai grandi passi in avanti, piuttosto ecco piccoli accenni di crescita. Un'alba del ritrovarsi, in attesa di vedere cosa succederà sotto le stelle d'Arabia. Il dato più positivo sono state le due reti, dopo quattro partite ufficiale senza gol. A 20 punti di distanza dall'Inter capolista, e con 22 in meno rispetto allo scorso anno. A conti fatti, è un Napoli ancora molto convalescente, ma la vittoria è un potente antibiotico. Ottima iniezione di fiducia. Solo a pensare cosa sarebbe successo se Rrahmani non avesse gettato nel sacco quella palla recapitatagli dal redivivo Demme (a centrocampo sembra proprio lui il vice Anguissa, ben più solido e concreto dell'acerbo Cajuste, ndr), sarebbe stata notte fonda e rivolta popolare. Da brividi immaginare quanti lividi morali avrebbero incassato i tifosi azzurri per gli sfottò degli odiati "pisciaiuoli", grazie ad Eupalla non è stato nulla di questo.
La gara del Maradona- In avvio, macchinoso Napoli e sterile in attacco. La palla girava ma finiva sempre nel posto sbagliato. In parole franche una mezza pippa come nelle ultime. Mentre la Salernitana non dormiva affatto, da diverse gare è in ripresa netta, e sbloccava la partita con una prodezza di Candreva, e forse qualche responsabilità di Gollini, essì ci manca eccome Meret. Nikita sembra che da quando si è preso la maglia da titolare, per l'infortunio del titolarissimo friulano, stia in porta solo per fare numero. Un tempo nelle partitelle fra amici si sarebbe detto che giocasse perché portava il pallone. Gelo sul Maradona e foschi presagi.
Ci voleva un rigore per rianimare un Napoli impacciato sino ad allora. Politano lo realizzzava ed interrompeva un digiuno di oltre 360 minuti. Al riposo almeno meno depressi del solito. E di questi tempi. Nella ripresa gli azzurri si sono dati una mossa. Allora c'è stato il cambio di marcia. Nulla di trascendentale ma molto meglio delle ultime scene. Gli azzurri caricavano e pure con ordine e senza panico. Più convinzione. Mazzarri si sbilanciava, affiancando Raspadori al Cholito. Per alcuni minuti è stata più apparenza che sostanza. Poi il Napoli si è gradualmente imposto. Kvara ritrovava tskhelia, era vivace, e si illuminava al pari del rientrante Ochoa che ci metteva i piedoni. Il georgiano s'è meritato un discreto voto, il più alto fra gli azzurri. Ci voleva, però, Rrahmani per buttarla dentro a un soffio dalla fine. E per lanciare tutti insieme, stadio e squadra e staff, un urlo liberatorio, a squarciagola. Non è tornato il grande Napoli, un minimo sindacale sì, per poi tingere d'azzurro magari le prossime.
Il ritiro punitivo a quanto pare ha sortito effetti apprezzabili. La squadra s'è almeno compattata e ha riscoperto un pizzico del vecchio coraggio, di orgoglio ed autostima. In Arabia si alzeranno i veli sulle residue ambizioni di questa bislacca stagione. Se si alza il trofeo salvi tutti.
Mazzarri ha evitato il peggio- Per se stesso e per la squadra. In settimana si erano susseguite indiscrezioni su una possibile e malaugurata graticola per il tecnico toscano in caso di ennesimo passo falso. Non di esonero ma si percepiva l'alt di un'ultima spiaggia. Per convincere il Gran Cavallo di ritorno è tenuto a risalire la classifica e magari vincere la Coppa. Intanto ha rasserenato l'ambiente. Tre vittorie su otto restano un bottino non esaltante, almeno si è interrotta la striscia negativa. L'impressione è che sin qui Mazzarri sia stato un modesto traghettatore. La sua media punti non è di tanto superiore a quella del reprobo Garcia (che comunque andava esonerato ad ogni costo, perché la squadra non l'amava e non c'era la minima empatia fra allenatore e spogliatoio, ndr), comunque i tanti assenti gli concedono anche un piccolo alibi. Poi da fine Coppa d'Africa in avanti si tireranno le prime somme. Di buono pare aver stimolato Kvara, capito che Simone non può macerarsi in panchina e provare piccoli esercizi di coabitazione con il Rasp. Infine, forse per necessità ha gettato Demme nella mischia e l'italotedesco ci ha messo la capoccia nell'azione del 2 a 1. Magari capirà, e farebbe bene, che Diego merita più spazio. Mercato a parte.
Campagna acquisti, solo aria fritta- L'immagine del vicepresidente per meriti ereditari, Edo De Laurentiis, figlio del padrone, in tenuta scura da secret service e piede su un pallone, nel prepartita a due metri dai giocatori in riscaldamento, è l'icona di una società prigioniera dei propri voluti limiti, di una politica patriarcale, fuori tempo e fase. L'assenza di dirigenti di spessore, capacità e carisma pesa tantissimo. E non a caso l'immobilismo e l'imbranataggine di questa prima fase di mercato è imbarazzante dopo i madornali errori estivi. Si sarebbe dovuto agire in largo anticipo. Ed invece si è ancora in alto mare, in un oceano di incertezze. Fra novembre e dicembre si dovevano portare avanti le trattative per un forte difensore e magari qualche altra pedina, e poi mettere solo la firma ai primi di gennaio, ma solo quella il resto doveva esser già stato fatto. Purtroppo oltre il modesto Mazzocchi non c'è nulla ancora di concreto. Qualche rifiuto, trattative prolungate e poi andate in malora (caso Dragusin), estenuanti (Samardžić) e ben distanti da un lieto fine. I rinforzi sarebbero già dovuti arrivare anche per sbarcare a Riyad con una squadra più competitiva, e soprattutto con in rosa il vero sostituto di Kim. Altro che Natan. Peccati originali. Ma conosciamo bene nei dettagli gli eccessi nei difetti di Aurelio De Laurentiis.
(Foto fonte Napoli Magazine).