Il gruppo Inzaghi partiva col massimo dei pronostici a favore, però il Napoli ha retto bene sino alla discutibile espulsione di Simeone, poi è andata tutta in discesa per la capolista, nonostante gli azzurri si siano difesi con lode, e a un soffio dai calci di rigore Lautaro ha fatto quello che sa fare meglio, cioé piombare sulla palla giusta con la tenacia e la ferocia di un avvoltoio. La delusione in casa Napoli è grande, grandissima. Perché in Arabia non s'è visto il Napoli mediocre ed instabile del campionato, ma una squadra molto compatta e carica che è arrivata a un passo dalla conquista dell'ambito titolo. Di mezzo ci si è messo il signor Antonio Rapuano da Rimini, che si è erto ad un severità eccessiva nel doppio giallo al Cholito. Già il Napoli aveva un attacco non dirompente, poi l'espulsione del centravanti argentino ha dato il colpo di grazia. Se ne discuterà a lungo e il rammarico in casa Napoli farà fatica a sbollire, così come si attendono vampate di polemiche. La più eclatante è stata l'assenza di Walter Mazzarri alla premiazione, a distanza di anni forse lo svilimento di Pechino non è stato ancora smaltito. Rivivere quel rendez vous gliele ha fatte girare.
Mazzarri ha schierato un Napoli in apparenza bislacco: Zerbin e Mazzocchi titolari, esterni a centrocampo e difesa a tre. Zielinski e Demme nel sottoscala. Scelta azzardata, ma la roboante prova di Zerbin nella recita contro la viola ha esaltato la sua candidatura a una maglia da titolare. Per contro Zielinski è già un problema da gestire.
Il Napoli ha provato a fare il vocione ma nel giro di poco è stata l'Inter ad assumere il predominio. I nerazzuri picchiavano duro ma costruivano palle gol, gli azzurri ondeggiavano sul velluto ma erano carenti in peso in attacco. Le piume purtroppo non incidono. Simeone è stato poco assistito, ma di suo ha fatto anche poco per volersi bene, Kvara è stato incollato fra due tre avversari e vedeva poco la luce.
Primo tempo zero a zero. E tali pure le occasioni per il Napoli. Nel secondo qualche squillo in avvio con Kvara. Il Napoli reggeva, e a differenza dei primi 45' insidiava, sinché la clamorosa espulsione di Simeone non stroncava sogni ed ambizioni. Spiccato errore, madornale, dell'arbitro. Il primo giallo era del tutto superfluo, il secondo chissà, ma il tutto ha il sentore della porcata. Servilismo cinese o idiosincrasia del Potere verso il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, uno che non fa certo del proprio meglio per rendersi simpatico. In campo, a quel punto il Napoli s'è chiuso in se stesso e rintanato, con l'Inter all'attacco. L'unica speranza era arrivare ai rigore, ed il Napoli si difendeva pure con ordine ed orgoglio, grazie anche al subentrato Ostigard. Il muro teneva, mentre il super attacco interista era per una sera alquanto sfiatato. Anche Gollini ci metteva piedi, gambe e mani. Ma al 90' Lautaro schiantava le speranze azzurre. Ad appena cinque minuti dagli undici metri dove si sa tutto può accadere. Peccato. Bye bye Ryadh e sogni di portare a casa un trofeo, l'ultimo rimasto in questa stagione di ombre.
Il caso Zielinski- Apriamo l'analisi con un'esclusione eccellente. Il polacco è stato protagonista assoluto delle ultime stagioni e dello scudetto. Poi gli indugi reiterati di De Laurentiis nel rinnovargli il contratto hanno ingolosito l'Inter che avrebbe raggiunto con l'esterno un accordo verbale per il prossimo campionato. Tutto passa, ma no: il giocatore ha avuto un declassamento per un calo motivazionale-e sarebbe gravissimo- o Mazzarri s'è fatto ipnotizzare dal super Zerbin, eroe sì ma solo per una sera, oppure il padre padrone ha deciso sotto banco, anzi ordinato, di punire il polacco e metterlo fuori. Certo, l'esperienza di Piotr in una finale sarebbe stata utilissima. Qualcuno ha sbagliato. E di grosso.
Arbitri da pomodori- Si eviti il vittimismo ma il Napoli quest'anno sta pagando un pesante dazio a causa di decisioni arbitrali molto penalizzanti. Dicesi che in una stagione le sviste a favore e a sfavore si compensino ma fin qui il povero Napoli non ne ha avuta una sola a proprio vantaggio. Probabilmente i capricci estivi di Adl sul caso Spalletti-Nazionale hanno rappresentato, e rappresentano ancora, un terribile handicap per la causa azzurra. Di sicuro il Napoli paga anche i limiti societari. Il non farsi rispettare nel Palazzo, per la mancanza di dirigenti di spessore. Lo stesso De Laurentiis nel dopo partita si è abbandonato a sperticati elogi sulla crecita economica della realtà saudita ma è stato un po' troppo morbido sulla questione arbitrale. Pungente ma avrebbe fatto meglio ad essere diretto. Rassegnazione o cos'altro, Forse era volato nel regno Saudita attratto dalla prospettiva di nuovi business e se ne fregava poco di questo trofeo. Se avesse alzato la voce male non avrebbe fatto.
Vince la squadra più indebitata- L'assioma di dela che il fair play finanziario paghi sempre in questo caso non funziona. O almeno per quest'anno. In cima al campionato svettano i nerazzurri la cui ambigua proprietà ha accumulato una voragione debitoria di oltre 300 milioni di euro. E il Palazzo che dovrebbe supervisionare cosa fa. Nulla. Primeggiano insomma quelli che peggio si amministrano ed allora la linea oculata del Napoli a questo punto non paga. Sarà pure che mister Suning non si vede a Milano da un bel po', ma che si stabilisca una volta per tutte che chi non rispetta i parametri di bilancio venga penalizzato in campo. Docet la Premier League.
Ma il Napoli è in crescita- Palese la fase ascensionale degli azzurri, benchè molto rimaneggiati si sono difesi strenuamente fino all'ultima botta. Sul piano del morale e del mordente è già un altro Napoli rispetto ad appena poche settimane fa. A parte la lista interminabile dei fuori uso, si spera che se si continua di questo passo si possa invertire la rotta di un'annata assai deludente, anche se ormai la chance di vincere un titolo è volata via. Ma almeno il Napoli con il Mazzarri delle ultime, di gara in gara, pare, anche con tanta fatica ed incidenti di percorso, ritrovare uno spirito di gruppo, quella volontà di lottare che aveva del tutto perso nella nebulosa parentesi Garcia e nelle prime settimane con lo stesso toscano
Mercato nato male, finito peggio ed in grave ritardo- La società avrebbe dovuto muoversi con largo anticipo e regalare al nuovo allenatore giocatori di spessore ai primi di gennaio, per poi partecipare alla Supercoppa con una rosa più solida, soprattutto in difesa. Eppure il sostituto di Kim non è ancora arrivato, Mazzocchi è una pedina raccolta nella bagarre dell'ultima in classifica, Traorè non è ancora pronto e Ngonge deva ancora sgranchirsi le gambe. Se davvero si voleva puntare alla Supercoppa bisognava far prima e tanto. Ma si sa che Adl in tema di campagna acquisti si muove con lentezza e una minuzia che rallentano ogni operazione. Peccato su peccato, la Coppa la si poteva portare a casa e salvare la stagione. Ora non resta che il quarto posto, ma i tifosi in fondo non ci godono più di tanto. La Champions non la si nomina neppure, è troppo più in là. Irraggiungibile.
(Foto fonte Ansa)