Tale era la sua definizione dello 0 a 0, un perfetto equilibrio fra i due attacchi annullati dalle opposte difese. Se là dietro non sbagli nulla e non c'è l'illuminazione di un goleador, allora si va a far la doccia ad armi pari e con lo zero in tasca. In realtà, Lazio-Napoli è stata per lungo tempo una gara Valium. Sbadigli e ritmo soporifero, fino a una ventina di minuti dalla fine quando un lumicino s'è acceso ma non è stata la fiammata tale da illuminare una sfida ombrosa e con pochi sussulti. Il gruppo Mazzarri torna a casa con un punto graffiato, e meritato, su un campo difficile: i ragazzi di Sarri erano reduci da quattro vittorie consecutive in campionato. Quel punto non smuove più di tanto una grama classifica, anche in virtù dell'ennesima vittoria dell'Atalanta, in attesa della Roma. Almeno, però, qualcosa si è mosso. Il Napoli sta ritrovando pian pianino uno spirito di squadra, un'idea di solidità collettiva, la voglia di lottare su ogni pallone, l'unità di gruppo, una pelidica forza di non tirare mai dietro il piede. Ora si vede la volontà di provare ad invertire il corso di una stagione mediocre. E' migliorata anche la soglia dell'attenzione, tutti più concentrati, meno sbavature, nessuno più con la zucca a vagar fra le nuvole.
Per il resto sono pesate tanto, troppo, le assenze. Soprattutto la fase offensiva è stato una piuma. Raspadori con questo sistema di gioco non trova più la sublime ispirazione dei tempi d'oro di Spalletti, che lo impiegava diversamente. Altre movenze, altra mutuata assistenza, altro rendimento del bomber nazionale. Di certo senza Osimhen e Simeone provare a far gol è impresa improba. Non è che si costruisce poco, ma non ci si avvicina neppure alla possibilità di rendersi pericolosi. Un'impotenza quasi mentale oltrechè esecutiva. E con la trasferta di Roma sono ben 371 i minuti senza segnare una rete lontano dal Maradona. Gli azzurri ora sono a secco da due gare, inclusa la finale di Supercoppa che comunque è stata giocata a testa alta, seppur senza rendersi pericolosi in attacco. Ma lo si può ribadire come incoraggiante mantra, flebili indicazioni di maggior ordine e compattezza si intravedono. In attesa del rientro di Osimhen che intanto sembra lanciatissimo con la sua Nigeria verso la finale di Coppa d'Africa.
Un incontro dalle poche emozioni- Sfida lenta ed imbrigliata in avvio, poca fluidità di manovra da una parte e dell'altra. Il Napoli soffriva parecchio il pressing alto e stretto dei laziali, e veniva spesso stoppato alla fonte del gioco. La melina azzurra è stata noiosa ed improduttiva, non apriva spazi in attacco, nonostante l'elevata concentrazione di centrocampisti dai piedi buoni. E' scontato si senta l'assenza di attaccanti di peso specifico elevato, il Rasp girava per lo più a vuoto. A sua discolpa però le palle recapitategli erano poche e, come già detto, questo modus giocandi non ne esalta certo le caratteristiche. Le palle alte per esempio non sono articoli suoi.
Si chiudeva il primo tempo con tiri del Napoli verso la porta di Provedel nel numero di zero. La mancanza del puntero sì, ma il nuovo modulo si rivelava leggero in fase offensiva.
Nella ripresa, il copione non cambiava: il Napoli non rischiava pene ma non aveva abilità e lucidità per un concreto approccio offensivo. Appena un tiraccio al volo di Gaetano. Per il resto aria fritta senza sciroppo. Poi Ostigard salvava quasi a porta vuota. Hanno debuttato Ngonge e Dendoncker. Una nota di merito. La difesa per tutta la gara, ma soprattutto nel finale è stata molto attenta, precisa e tempestiva nell'evitare guai. E questa è un'ottima notizia. Gli svarioni di appena poche settimane fa, gli scatafasci, quei vuoti mentali ed errori di posizionamento della retroguardia per ora sono solo un incubo che pare si stia dimenticando.
Il nuovo modulo di Mazzarri, di necessità virtù- Politano ed il transfuga Zielinski in una posizione ibrida ed inedita, di raccordo fra mediana e l'unica punta, Raspadori. E il ritorno all'amatissima difesa a tre, quasi dogmatica per un allenatore che tenta di adattarsi al 4-3-3 ma appena ne ha la possibilità rispolvera un principio tattico che ne è l'abc. Lobotka è tornato a fare il regista e si è dannato l'anima tanto da guadagnarsi la palma di migliore in campo fra gli azzurri. Appare in crescita, un'altra buona nuova. Demme per un'ora si è dato da fare a perdifiato, il polacco non ha tocccato molti palloni ma quei pochi sono stati deliziosi e potevano esser sfruttati meglio se davanti ci fosse stato un ariete.
Grazie al cielo non l'hanno epurato- Sarebbe stata una follia alla Nerone, ma da De Laurentiis ci si aspetta di tutto, relegare ai margini della rosa proprio Zielinski, promesso sposo dell'Inter, che alcuni voci volevano addirittura da subito fuori rosa. Adl ci aveva pensato, ma poi per puro amore aziendale e per il panico di perdere altri sghei pare ci abbia riflettuto su. Mazzarri poi ha avuto un vis a vis con Piotr, il quale ha espresso piena disponibilità e fedeltà alla causa azzurra, sino a maggio. Il nazionale è una pedina che non puoi sbatter fuori per ripicca, anche perché in otto anni si è sempre dimostrato molto legato alla maglia ed un professionsita ed uomo impeccabile. A fine gara Mazzarri ha elogiato anche Demme. Il Diego di Germania sarebbe una soluzione importante per le grane della mediana, ma gli ultimi tecnici non lo hanno apprezzato a dovere. Eppure nel Napoli di Gattuso, protagonista di una brillante rimonta e di una leggendaria Coppa Italia,l'italo-tedesco fu elemento spartiacque e decisivo, titolare quasi intoccabile. Non può esser diventato un brocco. E' discutibile di sicuro che nelle gerarchie sia stato rimpiazzato da calciatori molto meno dotati. Si ricordi che Demme è l'unico con Anguissa a svolgere la fase d'interdizione. Almeno sino all'arrivo di Dendoncker, che dovrebbe essere molto versatile ma con spiccate caratteristiche di medianaccio.
Meno parla e meglio è- La dedica è tutta per il presidente Aurelio De Laurentiis che nei giorni scorsi era ritornato sul caso Zielinski, con qualche parolina al veleno. Frecciatine del tutto fuori luogo. In un momento come questo, in cui Mazzarri sta sputando l'anima per rimettere in sesto una squadra dissestata dagli errori marchiani del padrone, certe dichiarazioni irriverenti ed imprevedibili e talvolta ai limiti dell'isteria delaurentina possono solo nuocere. Se tanto tiene Adl al quarto posto, e si sa che se non lo dovesse raggiungere sarebbe capace di finire in analisi, ebbene se si facesse un po' da parte male non farebbe, quantomeno limiti un po' certi comizi. Il suo silenzio può fare miracoli.
(Foto fonte Ansa)