Domenica, 07 Gennaio 2024 14:45

Il Napoli cola a picco, ora è crisi nerissima. Ma Adl si tiene stretto il portafoglio

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Era appena lo scorso marzo, quando il Napoli di Spalletti esponeva allo stadio Grande Torino un virtuale manifesto con impressa una dichiarazione di onnipotenza,  I campioni dell'Italia saremo noi. Da quel giorno di fiabesco entusiasmo alla notte fonda di questo gelido e plumbeo gennaio, in totale smarrimento. 

 

Notte fonda per il Napoli. Ma quale Napoli. Quello scudettato non esiste più. Ne sono rimasti solo i nomi dei protagonisti divenuti irriconoscibili, sbiadite figurine, apparizioni ectoplasmatiche di eroi perduti, caduti, se non nella memoria di tanti ricordi esaltanti. Durissima la batosta in casa del Torino, un 3 a 0 senza repliche, nè attenuanti generiche. Indifendibile la squadra, il gioco inesistente, una difesa ballerina e molle e un attacco che non va in rete da quattro partite, tre di campionato ed una di Coppa. Una statistica drammatica in uno dei punti più bassi di tutta la storia, non solo di quella recente. Mai nei 20 anni dell'era De Laurentiis (primo responsabile di questo sfascio e ora sotto dura contestazione) si era assistito ad uno sfascio come questo. Non si salva nessuno. Dalla sconsiderata gestione familiare di un presidente prigioniero del suo egocentrismo, a una dirigenza mediocre e smarrita, a un allenatore incapace di trasmettere un briciolo di convizione nella testa di giocatori sempre più in balìa di eventi che li vedono spettatori passivi, imbelli. Privi di capacità reazionali. Un incubo vero e proprio dal quale sarà molto ma molto difficile uscirne fuori, perché non si vede un solo segnale, che sia uno, di ripresa o di positività. Il cambio di allenatore dovrebbe responsabilizzare la squadra, eppure i calciatori sono smarriti e demotivati. Appagamento post scudetto o crisi ambientale, ce lo dirà forse Adl che ha promesso di annunciare presto la verità sul caso Napoli.

Intanto, si accende in città, fra la tifoseria, un clima di disapprovazione e rabbia che potrebbe riservare cattive sorprese già nei giorni a venire. Il primo rimedio presidenziale è un cerino spento, ritiro punitivo a Pozzuoli. 

 La partita- Mazzarri ancora una volta penalizza lo scalpitante Simeone a vantaggio di uno sfiatato Raspadori. Centravanti di manovra, il nazionale, che perà quest'anno è impalpabile, spesso avulso dal gioco e che non può sfruttare i cross degli esterni in area, caratteristica invece che contraddistingue il ritrovatosi inquieto Cholito. L'inizio del Napoli è su ritmi soporiferi. Impacciati e fermi sulle gambe. Nessuno che apra uno spazio. La manovra statica, inefficace.  Un paio di squilli proprio con Raspadori che spreca una ghiottissima occasione, ma è il Toro a fare la partita e a rendersi temibile. Difatti Sanabria, che non è il Rasp di questi tempi, magri approfitta di un rimpallo per l' 1 a 0. Napoli senza bussola. La contromossa sterile ed inefficace di Mazzarri è invertire di posizione Zielinski e Cajuste, per poi sostituire il polacco per Mazzocchi. Di peggio non poteva accadere, perché l'ex pisciaiuolo obnubilato dalla foga agonistica s'inventa un'entrata alla Banzai e viene mandato sotto la doccia. Il suo esordio in azzurro è durato meno di cinque minuti, ed è già una debacle. Se questi sono i rifnorzi di gennaio c'è poco da essere allegri. E' tristezza assoluta il raddoppio dei granata. Buongiorno poi dà la buonanotte al Napoli: una mesta ninna nanna con un colpo di testa che fa 3 a 0. S'è sentita anche la mancanza di Meret, che era in miglioramento nelle ultime uscite prima del grave infortunio. Gollini è apparso poco reattivo, ma non è certo solo colpa sua per i tre gol incassati. La difesa, la fase difensiva, è ormai una linea squarciata. Che fa acqua da tutte le parti ed oppone una resistenza quasi nulla. Intanto, Adl si prende tempo per ingaggiare un centrale, lesinando sugli spiccioli.

Catastrofe Mazzarri- Il ritorno del grande ex è sinora una colossale fiera delle illusioni. In sette partite di campionato appena la miseria di sette punti, bilancio impietoso di quattro kappao, due vittorie e un pari. Grigie le due prove in Champions, umiliante l'uscita di scena dalla Coppa Italia. Alla squadra manca mordente, ha smarrito la sua anima. Se il ribaltone in panchina doveva garantire almeno una scossa motivazionale è stato un imbarazzante fallimento. Lungi dal rimpiangere il presuntuoso Garcia, ma il Mazzarri delle ultime apparizioni è un allenatore da esonero. Un patetico epilogo per un professionista che era tornato a Napoli con le lacrime agli occhi dalla commozione e con un bagaglio extra large di buone intenzioni. Tutte finite in malora. Oggi come oggi, il sommo colpevole dello scatafascio, Aurelio De Laurentiis, non può comunque non nutrire seri dubbi sull'affidabilità di un Mazzarri, ora come mai, del tutto inabile a scuotere la squadra. E il suo futuro si trasforma in un accavallarsi di incertezze. Resterà ancora saldo in panchina o è già sulla graticola. Adl non è un mangiallenatori e l'ipotesi di doverne stipendiare tre in una stagione lo tiene insonne per 72 ore di fila e pure di più, ma intanto così com'è il "suo" Napoli non vede spiragli.

La presenza di Antonio Conte in tribuna- Potrà essere stata casuale, ma non è passata inosservata. E' di dominio pubblico l'interesse di De Laurentiis per lui. Ora si possono tracciare tre ipotesi. La prima è che il Bell'antonio si sia concesso una scampagnata domenicale alo stadio. Senza se e ma. La seconda è che dietro corte spietata del presidente azzurro stia studiando il Napoli in ottica futura, se accettare o meno l'offerta di Adl a giugno. La terza sarebbe la più zuccherina per chi tiene a cuore le sorti azzurre: è che ci sia già un filo diretto fra Adl e Conte, un canale di comunicazione aperto, in attesa di definire un futuro accordo. In questo caso Conte potrebbe già elargire dei preziosi consigli ad uno smarrito Aurelio, magari per i prossimi acquisti in vista di un sì. Tutto è probabile, ma non si dimentichi che il pluriscudettato allenatore pretende precise ed esose garanzie tecniche per accettare la panchina del Napoli. Da indiscrezioni avrebbe già richiesto la conferma di Osimhen, Zielinski e Kvara, operazioni per due terzi molto difficili da concretizzarsi. Molti più no che sì per almeno due dei tre gioielli. Ovvio è che prima di pensare a giugno sia prioritario trovare soluzioni ai problemi attuali e salvare una stagione in picchiata.

Dal mercato poco di buono- Sinora è arrivato Mazzocchi, appena una riserva che avrà il compito di far rifiatare Di Lorenzo, uno che peraltro gioca sempre, un innesto utile ma serve ben altro. Poi quel subitaneo cartellino rosso lo scomunica nelle vesti di salvatore dela patria. Le trattative per un difensore centrale, necessario come non mai dopo il mezzo flop di Natan, procedono con preoccupante lentezza. Dragusin non è un obiettivo a portata di mano come poteva sembrare. Il padre padrone è sparagnino, vuole inserire un calciatore nella trattativa (Ostigard o Zerbin) mentre aleggia una forte concorrenza che invece non lesina la possibilità di pagare in soldoni contanti il Genoa. Il ricco Tottenham svetta. E' il solito Aurelio De Laurentiis che, nonostante le casse del suo club siano oggigiorno fra le più floride della serie A, vuole cambiare il destino con la mano ben salda sul conto corrente. 

Caso Samardžić: il Napoli rinuncerà a Zielinski, giocatore di comprovata affidabilità e legatissimo anche alla maglia, per scommettere su un giovane un po' discontinuo e proveniente da una provinciale. Un ragazzo che deve ancora confermare le proprie qualità nel calcio che conta, a differenza del polacco che anche se 30enne resta una garanzia. Una linea orientata evidentemente alla realizzazione negli anni a seguire di succolente plusvalenze, la gioia più dolce per Adl. Ma su ogni ipotetica trattativa grava il solito ritardo, noto attendismo, nelle operazioni. Un pilastro al centro della retroguardia serve con la massina urgenza in vista pure dell'imminente sfida del 18 gennaio con la Fiorentina per la Supercoppa, ultima chance stagionale per portare a casa un trofeo. Ma il presidente tergiversa come da copione: vuole ridurre al minimo l'esborso di denaro liquido, e al tempo stesso è come sempre ostinatissimo e petulante sui diritti d'immagine. Una politica che rallenta ed ostacola ogni trattativa in entrata e che allontana sempre di più il Napoli  dall'agognata riscossa. Sappia intanto una cosa il presidente. Ma già lo avrà percepito da quanto accaduto nel settore ospiti a Torino. Da ora in avanti l'aria in città si farà irrespirabile per lui. Imputato eccellente per la tifoseria. 

(Foto fonte Sportmediaset).

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Enzo Famiglietti

Nato a Napoli alla fine degli anni sessanta.Inizia la sua carriera giornalistica a metà degli anni novanta presso il quotidiano sportivo di breve durata Campania Sport e poi diventa redattore alla Verità di Napoli-Napoli più, dove si occupa delle pagine dedicate al Napoli ed anche dell'impaginazione delle altre sportive. Ma la sua passione resta il calcio. Negli anni successivi collabora, come redattore, al Corriere del Pallone e negli anni recenti a vari siti web Per sempre Napoli, 87 tv e successivamente ilcuoreazzurro.it

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