Domenica, 11 Febbraio 2024 20:32

Più Adl dice cazzate più il Napoli va a fondo. A Milano l'ennesima figuraccia in uno scontro diretto

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La maledizione degli scontri diretti. Meglio, la maledizione di esistere in un campionato nel quale non si è mai pervenuti. 

Chi si ricorda il Napoli scudettato per favore cambi canale se non vuole infegatarsi la serata e le cene a venire. Non glielo dobbiamo neppure rammentare, il tifoso sfegatato se furbo l'avrà già compreso. Nun è cosa per dirla in vernacolo, alla vigilia della polemica sanremese sul cantare in partenopeo. Non è proprio cosa quest'anno. Al di là degli errori colossali di Garcia, la media del medico di famiglia, Walter Mazzarri, non è certo da bollicine Anzi siamo peggio del francese. Cinque trasferte un solo punto (in casa della Lazio, ndr), un attacco che continua a fare una fatica da matti per farne uno, solo una vittoria negli scontri diretti ed ennesimo kappao al Meazza contro un Milan da minimo sindacale. Tutt'altro che esilarante la squadra rossonera, di quelle che cantano e portano la croce ma poi alla fine alzano il coro dell'alleluia. Un 1 a o da meditazione profonda. Cose da analisi. Sono apparsi una quasi fetecchia gli azzurri, non hanno fatto di nulla per elevarsi al di là di una persistente mediocrità, ormai divenuta afosa compagna di viaggio degli ex campioni d'Italia, ora ex di tutto. Ex belli, ex brillanti, ex orgogliosi. Ex irresistibili, ex dignitosi. Ora siamo allo sfascio.

Una gara senza acuti, Napoli sfiatato e spento-  Il refrain è ci provo ma non ci riesco, il gruppo Mazzarri non ci ha mai tentato con autentica efficienza. L'inizio gara vede un Napoli tutt'altro che timido,sarà anche la non compattezza del Milan che non era al top. Ma contro le apparenze, estemporanee a questo punto, del campo è stato il Milan ad andare avanti su un patatrac della difesa azzurra. Ennesimo errore di un reparto che pareva stesse trovando un equilibrio. Ma non è stato poi così. Solo illusioni in questa dannata stagione. Un tantino su rispetto alle prime uscite la retroguardia, ma ancora molto fragile ed insicura. L'è triste pensare che questi si esaltarono da campioni scudettati. Ai tempi di banzai Kim lo furono davvero, oggi non sono nulla se non un plotone di burbe da calci nel cul, per dirla alla milanese. 

In tema di sbandate difensive, soliti discorsi da far venire la naia più che la noia. Ma non serviva un centrale per compensare il mediocre ed acciaccato Natan. No mai,il padrone -che non capisce una pirla (sempre alla Milan, ndr) di calcio- disse di no. Ed allora beccati questa. Se pippe sono, pippe rimarranno. Dopo il gol, il Milan ha acquisito un grammo di coraggio e gli azzurri si sono intimiditi. Dopo lo svantaggio non si sono fatti pericolosi più di tanto, il nulla in attacco. Che pianto greco. Almeno fino al riposo del primo tempo.

Quei 15 minuti sono un requeim per il Napoli. Nulla di concreto, solo nuvole ma nessuna tempesta sull'area rossonera.  

Secondo tempo: il Napoli si anima, il Milan si spegne, è fuori forma, ma roccioso in difesa. Gli azzurri ci provano però si avverte molto, troppo, la mancanza di uno che sfondi in attacco. Simeone si da pure da fare ma è una piuma, ci vorrebbe un pilastro là davanti, ma Osimhen è in finale di Coppa d'Africa pure persa. Che Eupalla benedica tutti. Os soffre a fusi orari e pensieri distanti. Ma non è stata solo una girata a vuoto degli azzurri col trascorrere dei minuti. Occasioni nel finale con l'ingresso di Lindstrom, sempre più uno di qualità. Pure un clamoroso palo a dimostrare che al di là di una pochezza strutturale, il Napoli di quest'anno ha con sè pure una iella marcia. Qualche guizzo in zona Cesarini c'è stato, ma nulla di fatto. Uno a zero era e uno a zero è stato. Pigliale pure caro Napoli, distante anni luce dal campione che fosti appena pochi mesi fa.

Quasi addio al quarto posto e ben gli sta- La sconfitta di Milano e la contemporanea sfavillante vittoria dell'Atalanta raccontano di un obiettivo Champions che è di gara in gara più una chimera. La campagna acquisti dell'Onnipotente non ha cambiato il corso dell'opera. Il Napoli era problematico e problematico resta. Andamento da sostegno. Il quarto posto è a sette punti e ci sono quattro squadre più vitali per lo mezzo. Solo un visionario fuori dal mondo, come il presidente mercante-filosofo, potrebbe crederci ancora. Sarà un miracolo qualificarsi alla Conference. Una bella legnata sulle prospettive finanziarie della società di casa De Laurentiis. Ma che ben gli stia. Poco e di pessimo hanno fatto per il giocattolo di famiglia, che il campo gli presenti un conto di spietato ridimensionamento. Li invoglierà magari ad approcciare la vita ed il calcio in modo differente. Ad abbassare quel musetto presuntuoso ed insopportabile. Che tanto fa incazzare i napoletani e che fa di Aurelio de Laurentiis il presidente più insopportabile di tutti i tempi.  Ha sbranato e dilapidato a morsi una creatura meravigliosa. Ed ora raccoglie le ceneri di una devastazione frutto di superbia, presunzione ed incompetenza. Questo è Dela come lo definisce sempre un noto quotidiano nazionale, da sempre devoto e asservito ai capricci societari ma nelle ultime settimane divenuto finalmente critico.Il Napoli ha solo una cartuccia da sparare ancora. Il rientro del deluso Osimhen, già promesso sposo di una grande d'Europa. Solo lui può ancora dare quella forza in fase offensiva che oggi manca del tutto a quelli di Mazzarri. Semprechè le lune del nigeriano girino bene. Ci si attacca al salvatore della patria, pessimo indice di speranza.

De Laurentiis ai minimi storici, mai dette tante follie in due volte- La settimana che ha accompagnato Milan-Napoli passerà alla storia come quella delle più stralunate esternazioni del presidente del Napoli. Un paio di mesi fa si assunse in prima persona le responsabilità di quest'annata disastrosa, poi pochi giorni fa ha fatto un imbarazzante dietrofront e cambiato versione. Il succo di una bevanda imbevibile è stato: io sono il migliore, io sono ricco, la colpa è di Spalletti e di Garcia, io non ho sbagliato nulla, ho un sacco di soldi (ma non li spendo, ndr), io sono bello ed immacolato. Una kermesse di egocentrismo ed arroganza che pochi precedenti ha nella storia del Napoli e del calcio. La società e la squadra sono sempre più ostaggio di un padrone che sembra aver smarrito la ragione. O forse è sempre stato così, però tutti abbiamo fatto finta di non capirlo. 

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Enzo Famiglietti

Nato a Napoli alla fine degli anni sessanta.Inizia la sua carriera giornalistica a metà degli anni novanta presso il quotidiano sportivo di breve durata Campania Sport e poi diventa redattore alla Verità di Napoli-Napoli più, dove si occupa delle pagine dedicate al Napoli ed anche dell'impaginazione delle altre sportive. Ma la sua passione resta il calcio. Negli anni successivi collabora, come redattore, al Corriere del Pallone e negli anni recenti a vari siti web Per sempre Napoli, 87 tv e successivamente ilcuoreazzurro.it

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