Vittoria meritata al termine di una gara insidiosa, per il valore dell’avversario e l’abilità tattica del suo allenatore. Al ‘Maradona’ c’è il pubblico delle grandi occasioni ed il Napoli non delude le aspettative. Parte fortissimo sbloccando il risultato nei primi minuti e raddoppiando poco dopo con un insolito goleador: Zambo Anguissa.
Un gara senza storia che il Napoli addomestica facilmente. Match già chiuso dopo mezz’ora, grazie alle reti di Politano, Zielinski e Demme. Spalletti si affida anche a chi ha avuto poco spazio, consegnando la fascia di capitano a Ghoulam e schierando Petagna in avanti. Nel finale entrano anche Osimhen, Mertens e Insigne, alla sua ultima gara in maglia azzurra.
Il Napoli vince, convince, si diverte e centra aritmeticamente il terzo posto, al termine di una stagione che lascia anche tanto amaro in bocca. Contro il Genoa è l’ultima uscita stagionale al ‘Maradona’, ma è soprattutto l’ultima di Insigne nel suo stadio. Il capitano scrive il suo nome, insieme a quello di Osimhen e Lobotka, nel tabellino dei marcatori della gara, terminata con il successo degli azzurri per 3-0, che condanna di fatto il Genoa alla serie B.
Concreto, cinico e spietato. E’ tornato il Napoli da trasferta, che rischia poco o nulla e riesce a far valere la sua superiorità tecnica. Dopo un primo tempo piuttosto blando, gli azzurri prendono in mano la partita, creando diverse occasioni. Tuttavia, come in precedenti circostanze, calcia poco verso la porta.
Il Napoli che vorremmo sempre vedere: super motivato, attentissimo, letteralmente indemoniato! Gara senza storia, praticamente archiviata già dopo venti minuti. Gli azzurri mostrano subito i denti ad un avversario inerme che si scioglie pian piano come neve al sole, man mano che scorre il cronometro. Il pressing è asfissiante. Si lotta su ogni pallone. Nulla viene lasciato al caso. Segnano nell’ordine, Koulibaly, Osimhen, Lozano, Mertens due volte e Rrahmani.
Dobbiamo essere onesti nel dire che l’obiettivo scudetto era già sfumato dopo le gare con Fiorentina e Roma, ma perdere una partita come è successo ad Empoli fa davvero male. Un ko che ha dell’incredibile e che conferma la fragilità della squadra. E pensare che il match si era messo più che bene. Mertens l’aveva sbloccata nel finale del primo tempo, in un momento nel quale la squadra stava un po’ soffrendo la velocità degli avversari. Nella ripresa era arrivato il raddoppio di Insigne, che sembrava chiudere i conti.
Contro la Roma, svaniscono le residue speranze. A meno di clamorosi colpi di scena, il Napoli abbandona i sogni di gloria e deve accontentarsi dell’obiettivo minimo stagionale. La delusione è forte, perché in due partite decisive al ‘Maradona’, viene raccolta la miseria di un solo punticino. Eppure, l’impatto con la gara è quello giusto.
Nonostante la carica dei cinquantamila, ancora una volta al “Maradona”, il Napoli non riesce a gestire la partita come vorrebbe. I problemi sono soprattutto a centrocampo, dove la Fiorentina ha decisamente la meglio. Fabian e Zielinski non garantiscono filtro e allo stesso tempo non riescono a dare incisività alle azioni offensive. Insigne e Politano sembrano fantasmi. Male anche la difesa che concede troppo. I viola hanno pià gamba e sfruttano bene tutti gli episodi a loro favore.
Non c’è bisogno di spiegare quanto sia importante il successo di Bergamo, crocevia del destino azzurro. Che la posta in palio fosse altissima, lo sapevamo fin dall’inizio. Vincendo sul campo dell’Atalanta, non solo il Napoli continua la rincorsa verso lo scudetto, ma si assicura di fatto, a meno di fatti clamorosi, la partecipazione alla prossima Champions.
E’ vero, la posta in palio era altissima e l’importante era vincere, ma abbiamo sofferto davvero oltremisura. Sapevamo che non sarebbe stata una passeggiata, visto il buon momento di forma degli avversari, tuttavia ci aspettavamo un approccio diverso. Primo tempo quasi da cancellare. Napoli lento, incapace di offendere con pericolosità e vulnerabile in difesa. Udinese meritatamente in vantaggio con Deulofeu! Nella ripresa, con una mossa, Spalletti cambia l’assetto.
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