Ci sono partite che devi vincere e basta. Non importa come e perché. Le vinci in quanto è già scritto lassù nell’Olimpo del calcio. Le vinci se hai in panchina uno come Antonio Conte che se ne frega altamente della misse e del gigioneggiare. Che ha la filosofia del risultato stampata nel proprio Dna. Lo conoscevamo già dai tempi della Juve, che si diceva che non fosse bella a vedersi ma intanto vinceva gli scudetti....

In amore si dice che un chiodo ne scacci un altro. E non solo nei sentimenti. Nel calcio è lo stesso. 

Napoli sugli allori. Napoli dopo oltre un anno di nuovo sulla cima della serie A. Napoli protagonista e con tutte, o quasi, le carte in regola per giocarsi il titolo fino all'ultimo sospiro dell'ultima giornata.

La differenza fra oggi e ieri è che oggi ti viene facile e leggero ciò che ieri s'era inceppato ed aveva fomentato polemiche e malumori.

Contro il proprio passato Antonio Conte raccoglie quella che Gianni Brera avrebbe definito la partita perfetta.

Il ritorno ai tempi belli è lo stop a una statistica che era diventata un incubo. 

Si era messa in salita la partita della verità. Il Napoli aveva da scalare la montagna.

Alla fine ce l'ha fatta. Uno schiaffo morale e uno smacco a quelli che malignavano che Antonio Conte non sarebbe venuto mai a Napoli.

Alleluia che è finita. Va in archivio la stagione horror del Napoli.

Per autoinfliggersi un contentino,  gli azzurri hanno salvato la faccia a Firenze. E di questi tempi, con questi venti è già una mezza impresa.