Domenica, 16 Marzo 2025 12:20

Il Napoli annaspa in laguna e forse dice addio allo scudetto. Ed anche Conte perde colpi

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Questo perché Antonio Conte l'aveva definita una finale mondiale. E se fosse stata la finale del torneo scapoli contro ammogliati cosa sarebbe mai successo. Un come flop titolo di coda alla madre di tutte le partite

Napoli brutto e pasticcione. Venezia mai arrendevole, organizzato e puntiglioso che fa rima con pericoloso. E' finita senza reti e senza ulteriori speranze di tricolore per il gruppo Conte che a questo punto rischia di perder terreno rispetto alle due nerazzurre. E' naturale come bere un bicchier d'acqua, sottolineare che una squadra che culla sogni di gloria non poteva fermarsi in casa di un Venezia dato per fragile, che non vinceva da tre mesi e con una evidente sterilità offensiva come primo cruccio. Poi mettici che i ragazzi di Di Francesco hanno fatto un figurone, che quelli di Conte sprecato diverse palle gol e hanno impattato contro il legno del pallo e la giornata super del portiere Radu, ma a loro volta hanno rischiato di prendere gol in più di una circostanza. Il bilancio per gli azzurri è molto negativo. Una squadra affamata di trofei non può lasciare cinque punti su sei fra Como e Venezia e non può totalizzare cinque pareggi su sette gare, che hanno fruttato appena otto punti.

Le attese della partita della vita sono evaporate. A parte Raspadori molto attivo e insidioso nel primo tempo, poi in declino nella ripresa, nessun azzurro ha convinto. Ancora una volta altalenante e discutibile la giornata di Romelu Lukaku, troppe palle perse, poca sponda, appena un gran colpo di testa, notevole, ma parato sulla linea da un esplosivo Radu. Troppo poco per guadagnarsi la pagnotta. L'imprecisione e la confusione sono state il leit motiv di una domenica da dimenticare. Per la terza volta su quattro le 1230 non portano bene agli azzurri. Che in ogni caso, questi semi eroi delle ultime gare e non quelli della prima parte della stagione, palesano molti più punti deboli di Inter ed Atalanta che oggi sembrano di tanto le favorite. Soprattutto per le difficoltà in zona gol di un Napoli che va a segno col contagocce. Piove grandine sui sogni scudetto del Napoli.

Occasioni sì ma si segna troppo poco. E si poteva perder pure-  Avvio schioppettante, Raspadori centra subito un palo interno da divorarsi i metacarpi, il gruppo Di Francesco è bello reattivo, pressa e si spinge avanti. L'equilibrio iniziale è alimentato anche dalle molte palle perse dagli azzurri e dalle misure inesatte di molti passaggi. Nonostante tutte queste pecche ed il ritorno al disordine, Raspadori e Mc Tominay scaldano i guantoni di Radu che deve intervenire con prontezza e lucidità in almeno tre circostanze. Mentre Lukaku sembra tornato quelle delle giornate uggiose, anche se a sua discolpa va annotata una marcatura spesso fallosa. Ma è proprio Big rom nel finale di tempo con un balzo felino ad indirizzare palla e speranze nell'angolino, ma il portiere veneto è di quelli che se lo meritano l'8 in pagella. 

Certo fa caldo, il primo vero caldo stagionale, questo vale per il gruppo Conte ma pure per gli avversari. Nel finale di tempo, i lagunari avevano anche sfiorato il gol, prima Meret poi Rrahmani salvano un Napoli poco brillante ma che comunque ha centrato lo specchio della porta del Venezia per sei volte, un palo iellato e per il resto ci ha pensato un attentissimo Radu. Si va al riposo con troppi dubbi a tormentare Conte ed ambiente.

Ripresa. Gli azzurri ritentano di vincere questa benedetta finale mondiale, prigionieri della risaputa leggerezza offensiva e tanto, troppo disordine. E' un assalto perchè il Venezia per molti minuti si rintana. Conte fa una valanga di cambi e mette dentro anche Okafoir per un Raspadori in calo nella ripresa. La musica però non cambia, nessun innesto porta brio e splendore. Se contro l'Inter s'era detto e scritto che dalla panchina erano arrivate squillanti novità, stavolta nessun nuovo innesto ha cambiato le carte in tavola e favorito l'agognata svolta. Il Venezia, intanto, sfiora pure il colpaccio nel finale. Simeone infine spreca da par suo l'ultima occasione nel recupero. A testa bassa negli spogliatoi, con Conte che bacchetta i suoi per il calo di concentrazione nel secondo tempo. E se fosse lui ad aver perso il piglio del grande motivatore dei tempi d'oro. In realtà, nella ripresa il Napoli ha anche accusato un evidente ambasce atletica.

Per risolvere una partita di questo stampo ci sarebbe voluta la genialata di un singolo, il colpo da maestro, la giocata individuale che però in questa fase offensiva spesso leggera ed imprecisa stenta a decollare. 

E se Conte non fosse più quello di una volta- Si è sempre detto che il mister azzurro fosse un martello pneumatico in panchina, uno che ti entra in testa e non ti fa mai distrarre per un attimo. Le sue squadre si sono sempre distinte per continuità e costanza assoluta di rendimento. La sua prima Juve vinse lo scudetto da imbattuta in campionato, anche se non vantava una rosa di fenomeni. Conte è celebre e venerato non tanto per la genialità del proprio gioco, piuttosto che quel surplus motivazionale che sa trasmettere ai suoi discepoli. Unico come coach motivazionale, concentrazione al top e fame da felini sono le caratteristiche temperamentali dei gruppi allenati. Beh, nella prima fase del campionato, il Napoli si è distinto per questi indubbi valori, non dava spettacolo ma era pratico, cinico e applicato come un robot, ma da Roma in poi è andato smarrendosi. Ha perso cattiveria, spesso concentrazione, meno volitivo, più sbadato e sbandato. 
Emerge un dubbio, forse malizioso ma lecito. Che l'allenatore dei mille successi abbia perso un po' di smalto nella gestione delle sue squadre, che non gli sia più facile come una volta plasmarle a sua origine e somiglianza, farne gruppi dalla tempra di acciaio, spesso al di sopra dei valori individuali. Nelle ultime partite questo scoraggiante doloroso dubbio si insinua fra molti osservatori. E sarebbe un peccato, per lui e per le ambizioni del Napoli.

Niente Coppe, ma la settimana tipo non rende più come una volta- Napoli favorito perché meno pressato delle rivali, senza Coppe e con il grande beneficio di poter lavorare sei giorni circa per preparare la prossima sfida. Un ritornello che trovava basi solide sempre nei mesi iniziali del campionato, ma a dispetto della minor fatica fisica per aver giocato tanto pdi meno, gli azzurri hanno perso smalto e lucidità, la condizione fisica non è più quella di qualche tempo fa, si distraggono spesso, per non parlare dei tanti infortuni. Conte e il suo staff hanno potuto godere di un vantaggio unico. Meno impegni, per poter rendere di più alla domenica. Il prossimo anno non sarà così. Era questa la stagione ideale per vincere. Peccato capitale farsi cascar di mano un jolly così prezioso. 

Kvara ed Okafor, stelle e stalle- Il georgiano ha trovato qualche leggera difficoltà iniziale per inserirsi al meglio nel Psg. Ma le sue ultime prestazione in Champions, i suoi tocchi magici e delicati, gli avversari sovente saltati come birilli ricordano il trascinatore del primo scudetto. Una tegola che pende sul capo di una società senza un vero progetto e poco ambiziosa la sua cessione, dovuta al malumore per un contratto che si poteva, si doveva rinnovare per permettere a Kvara di rendere al meglio fino a giugno, per poi magari rivenderlo anche a una cifra maggiore dei 70 milioni. Soprattutto la sua non sostituzione in rosa è un pesante capo d'accusa per De Laurentiis e Manna. Okafor in qualche precedente apparizione faceva intravedere un pizzico di qualità, ma a Venezia il suo ingresso non ha spostato di un millimetro gli equilibri della gara. E allora le immagini dell'ex idolo del Maradona fanno ancora più male. Per uno scudetto che molto probabilmente si perderà anche per un presidente che non l'ha mai desiderato per davvero. 

 

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Enzo Famiglietti

Nato a Napoli alla fine degli anni sessanta.Inizia la sua carriera giornalistica a metà degli anni novanta presso il quotidiano sportivo di breve durata Campania Sport e poi diventa redattore alla Verità di Napoli-Napoli più, dove si occupa delle pagine dedicate al Napoli ed anche dell'impaginazione delle altre sportive. Ma la sua passione resta il calcio. Negli anni successivi collabora, come redattore, al Corriere del Pallone e negli anni recenti a vari siti web Per sempre Napoli, 87 tv e successivamente ilcuoreazzurro.it

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