Queste sono davvero cose da pazzi. Un sogno che allieterà un bel po’ di notti azzurre. Una partita destinata in ogni caso a rimanere nella storia del Napoli, indipendentemente dagli esiti di questa Champions. La vittoria roboante sul quotatissimo Liverpool (4 a 1) meriterebbe quasi una targa da apporre in un angolino del Maradona. Perché come detto, questi sono eventi che passano agli annali. Che i nonni raccontano ai nipoti. E che la tradizione orale dell’io c’ero salta di generazione in generazione. E’ il calcio.
E’ stato, quindi, un Napoli epico. Prova omerica della squadra di Spalletti. Contro un Liverpool che si presentava favorito, se non altro per aver disputato appena pochi mesi fa la finale persa con il Real Madrid. Ma una volta in campo, e questa è la poesia del calcio, si è tutto capovolto. Il pronostico disintegrato. Per l’approccio a dir poco perfetto degli azzurri. Accipicchia, se ogni domenica scendessero in campo con questa testa e gambe. Concentratissimo il Napoli, come di rado negli ultimi anni. Aggressivi e veloci come tante saette rubie. Di fronte, un Liverpool distratto, con le batterie scariche e totalmente sbandato in fase difensiva. Ma era il Liverpool di Klopp questa squadra informe e senza anima? Sembra di sì ma oggi appare una squadra in caduta libera. Almeno nella sfida di Fuorigrotta.
Quel che è sicuro al cento per cento che era invece il miglior Napoli di Spalletti a dar ceffoni agli inglesi. Il Maradona si è commosso a fine gara come di rado negli ultimi decenni. Orgasmo collettivo. E discreta ipoteca sul passaggio del turno. Anche se l’Aiax che ha sculacciato i Rangers Glasgow-pur finalisti di Europa League- si presenta subito come avversaria di alto profilo. Ma questo Napoli potrà giocarsela alla pari pure con le alla stars. Forse, non vincerà la Champions ma oddio avrà l’assoluto dovere di giocarsi lo scudetto sino all’ultimo minuto dell’ultima gara. Meglio parlar del calcio di casa nostra dove il livellamento è verso il basso. E lì il Napoli potrebbe provar a primeggiare. Ne ha le qualità. Gli uomini. Da rivedersi ambiente ed esperienza. Però.
Essì perché il gruppo Spalletti sembra più forte di un anno fa. E’ presto ma i presupposti ci sono e debordano.
Si diceva di una partita nella quale il Napoli ha infilato da subito gli artigli, dall’altra parte i reds non paiono più avere lo smalto dei tempi migliori. La si sblocca subito con un rigore di Zielinski. E’ una serata rocambolesca e gli azzurri usufruiscono addirittura di un secondo penalty: se lo guadagna Osimhen, ma poi lo calcia in modo inguardabile. Sprecato il raddoppio.
Ma la notte è di quelle da letteratura del calcio: assist millimetrico di Zielinski ancora ed Anguissa fa 2 a 0.
Il terzo è una giocata circense di Kvara per il subentrato Simeone. Apoteosi Napoli. Col polacco ancora che fa quaterna. Poi il dimesso Liverpool batte un colpo, 1-4.
Alzi la mano ci avrebbe scommesso un euro su un risultato simile.
Il Napoli è sempre una squadra matta. Incespica col Lecce poi guarda cosa ti combina. Chiedesi continuità. Parola oscura e tutta in salita. Ma se Spalletti riuscirà a farne filosofia, allora di partite come quelle con il Liverpool ne vedremo di tante altre. Perché la qualità degli azzurri è una cosa grande.
