si sono battuti con scarsa intensità, poche motivazioni, leziosi-come li ha pure definiti Calzona-ed inconcludenti in attacco e ancora una volta sbavati in difesa. Per l’ennesima, il gol decisivo è stato favorito da una totale deconcentrazione, errori di posizionamento e incapacità di reazione della difesa. La coppia Ostigard-Juan Jesus è stata catastrofica. In attacco, si è registrato un totale flop. Il portiere Caprile (di proprietà del Napoli e probabile erede di Meret, ndr) non ha quasi mai toccato palla. Solo una conclusione pericolosa di uno spento Kavara, poi serata da spritz.
Di fronte si sono trovati invece un Empoli molto determinato, carico a mille. I ragazzi di Nicola avevano studiato da veri secchioni per tutta la settimana che precedeva la sfida salvezza, preparata al meglio, sia sul piano tattico che sul quello dell’approccio. Con ogni nervo in perfetto equilibrio. Molto organizzati i toscani, soprattutto nel secondo tempo si sono difesi a maglie strettissime, senza concedere il minimo spazio ai Campioni d’Italia.
Un Napoli stanco, quasi appagato, pigro ed indolente si appresta a disputare queste ultime cinque gare, tutt’altro che facili sulla carta, in un clima surreale e di forte contestazione da parte del pubblico. Prevedibile un calvario, a meno di un clamoroso elettrochoc, di una spinta interiore che oggi sembra quasi impossibile da realizzarsi. Gli azzurri sembra stiano già con la testa al rompete le righe. Forse, quasi tutti non vedono l’ora che finisca.
Una delle peggiori partite della stagione- Empoli gasato e messo in riga alla perfezione da Nicola, Napoli emblema del disordine tattico, dell’arrembaggio insensato e sfasato.
C’è una novità: Natan schierato a sinistra, rivede il campo per la prima volta sotto l’egida di Calzona. Ed è proprio dal suo lato che arrivano i guai peggiori. Il Brasiliano non è al meglio e peraltro è stato schierato fuori ruolo, non tutte le colpe sono sue, benchè le sue potenzialità siano limitate. E il suo ingaggio resterà nella storia come errore madornale.
Il Napoli va sotto dopo appena 4 minuti, ancora una volta non sono le cucine ma una difesa da incubo. Cerri ha tempo e metri per centrare la palla di testa, con un centrale del tutto assente e Di Lorenzo che si fa anticipare come un pivello che all’oratorio avrebbe preso una scarica di schiaffi.
Flebile la reazione del gruppo Calzona, privo della foga e della rabbia agonistica necessarie. Tanto possesso palla ma i tiri in porta che fan tremare l’estremo difensore dove sono. Difatti, sono ancora i toscani a sfiorare il raddoppio sulla seconda sbandata difensiva consecutiva.
Si va al riposo sotto di un gol e falcidiati dai dubbi.
Secondo tempo. La musica non cambia, azzurri sterili, confusi e poco pericolosi. Si passano la palla fra i piedi senza trovare sbocchi, poche idee e zero concretezza. L’Empoli ha serrato le fila e non si passa. Osimhen si sbatte come un dannato, Zielinski appoggia un paio di palloni mica male, Kvara lascia il posto per Raspadori ma nulla di fattivo. Nessuno spavento per il predestinato Caprile, forse a giugno titolare numero uno del Napoli. Finale horror di impotenza, alla stregua dell’avvio di gara quando il gol era arrivato quasi subito. E rituale, ormai, colonna sonora di fischi ed improperi di una tifoseria che scopre i nervi. Giustamente.
Una difesa da film comico- Mai nella storia del Napoli si sono incassate tante reti per errori individuali del quartetto di dietro. Neppure nell’anno della retrocessione, dei 14 punti. L’alternanza fra Rrhamani, JJ, Ostigard e chicchessia non produce benefici. La disattenzione la fa da padrona. Gaffe individuali più che di fase difensiva. Da molte gare a questa parte non è tanto la mancanza di filtro a centrocampo a fare danni, ma lo sbandamento del quartetto davanti a Meret. Di Lorenzo è solo la pessima controfigura dell’instancabile lottatore, preciso e gagliardo delle recenti stagioni. Cambiando i due centrali, l’ordine degli addendi, il risultato non cambia. Ne prendi sempre, anzi ad Empoli uno solo ma in precedenza si era in media di due incassati a partita. Nella ricostruzione di giugno serviranno non uno ma due difensori centrali. Adl prepari il portafogli. C’è da cacciar soldi e tanti.
L’attacco non fa più paura- Molto fiacco Kvara al Castellani, Osimhen s’è dato da fare ma il cinque in pagella non glielo leva nessuno. Nulli gli inserimenti da dietro. Il gruppo Nicola è stato abile a tappare ogni buco, occorreva la classica giocata individuale, un colpo di genio di uno dei Maestri azzurri, ormai però troppo stanchi e con la testa chissà dove per tirar fuori dal repertorio uno di quei colpi che un tempo li avevan resi grandi. Cert’è che contro la retroguardia, pure arroccatasi tutti dietro con rinforzi di altri reparti, di una delle pericolanti del campionato non si è costruita una sola, vera e nitida occasione. E’ tutto il Napoli, nella sua interezza a stare in ambasce. Ciò dimostra che il tarlo è collettivo, psicologico e soprattutto di origine ambientale. Nello spogliatoio campione d’Italia l’aria si è fatta viziata, irrespirabile. Colpa della pessima gestione da parte della società dell'annata in corso e di una dirigenza carente sul piano della personalità e dell’esperienza.
Che Adl faccia presto se davvero vuole il Bell’Antonio- Conte sì. Conte no. Dicesi, si legge in giro sarà vero, che De Laurentiis abbia steso un tappeto di velluto con ceste di fiori ricolmi di euro per l’ex cittì della Nazionale. E che il corteggiatissimo prenda tempo, ma sia però fortemente tentato dal fascino di Napoli. Pizza, buona cucina e lo spettacolo del Golfo, gli hanno forse fatto venire l’acquolina in bocca. Se tutto fosse vero, certo sarebbe un gran colpo ingaggiarlo a giugno, il contestatissimo presidente dovrebbe però stringere denti e soprattutto tempi. Il Napoli deve essere ricostruito da subito, da domani. Non è detto che la rinascita se ci sarà debba per forza passare con un repulisti generale. Molti giocatori appannati quest’anno, si sono comportati da fuoriclasse nell’anno dello scudetto e possono ritrovare lo smalto perduto. Tergiversare troppo può far partire in ritardo il progetto e dunque minarlo dalle fondamenta. Che insista su Conte e cerchi ad ogni costo di strappargli il sì. Solo così Napoli perdonerebbe in parte il presidente del terzo scudetto. Ingaggiare quindi Conte da subito così che possa già cominciare a lavorare, magari a fari spenti, senza esporsi ancora in prima persona per la causa. Sarebbe un vantaggio rispetto ad altri allenatori, ancora impegnati in un tiratissimo finale di stagione.