E il Napoli era arcisicuro di fare un sol boccone di quei disastrati salentini. Invece ha dovuto superare fatiche erculee per portare a casa tre punti che gli consentono di rimanere in vetta, almeno sino a martedì sera, e di godersi in tivvù Inter-Juve senza grandi patemi e magari gufare in totale relax. Ma non è stata una prestazione incoraggiante nè soddisfacente quella del gruppo Conte. che già ad Empoli l'aveva spuntata di una spanna, contro il Lecce ha sofferto un po' troppo per rivestire l'abito dell'ambiziosa capolista.
Quanto sudore per fare gol e c'è voluto un guizzo di un difensore (ancora Di Lorenzo) per sbloccare una partita che vedeva il Napoli impreciso e disordinato nella fase offensiva ed un Lecce ringalluzzito dalla prevedibile strigliata di Gotti e e solido in difesa.
Il Napoli, è un dato di fatto soffre troppo quando affronta squadre organizzate, messe in campo con una logica medio-alta. E il Lecce lo è stato, come lo erano Como ed Empoli. Provinciali sì ma sistemate con ordine e sapienza. Delle tre ultime cosiddette di seconda fascia, i ragazzi di Gotti sono stati quelli che maggiormente hanno messo in difficoltà gli azzurri, che sono rientrati nello spogliatoio con una buona dose di paura ed ansia per l'assalto finale degli ospiti, favoriti anche da una certa tensione nervosa non rassicurante e stanchezza fisica dei Conte boys.
A giorni inizia un ciclo molto duro, nel quale si potranno testare di volta in volta le reali ambizioni e potenzialità della capoclasse, che sinora eccetto la Juve è stata aiutata da un calendario tutt'altro che arduo. Eppure si è spesso vinto con sofferenza e sacrificio, doto certo importanti e tradizionali delle squadre di Antonio Conte, ma è indiscutibile che da ora in avanti si dovrà fare di più per difendere la vetta del campionato.
Una partita sul filo di lana. Forse troppo- Conte rivoluziona, come annunciato, l'attacco del Napoli fuori Politano e Kvara per Ngonge e Neres. Ma i nuovi innesti non hanno convinto. Soprattutto per il brasiliano le grandi aspettative non sono state granchè rispettate. E il gol è arrivato pochissimo dopo l'ingresso dei titolarissimi. Troppo poco per non pensare che fosse un caso, ma intanto lo si deve mettere in risalto. E in magna considerazione.Da copione e previsione, gli azzurri si fiondano subito all'assalto, il momento di fragilità dei salentini è una tentazione troppo forte per non farsi avanti ed essere spregiudicati. Ma l'incisività è contenuta da un Lecce attento e anche spavaldo nel farsi avanti. Difatti, dopo una incoraggiante speranza iniziale l'inedito reparto offensivo di Conte si rivela piuttosto leggero.
Ma la scintilla arriva improvvisa: delicatissimo appoggio di Gilmour e sulla ribattuta del portiere Di Lorenzo la infila ma è in fuorigioco. Tutto da rifare. E non è semplice, perché il Lecce non è quello dell'umiliante 0-6 casalingo con la Viola. Anzi, sfiora il gol più volte e la difesa azzurra sembra meno impenetrabile del solito. Accusa qualche sbavatura. E la sfida è molto meno scontata di quanti non sembrasse alla vigilia. Si va al riposto con un imbarazzante zero gol in casella e molti dubbi a danzare fra le sinapsi. Soprattutto sulla condizione di Lukaku. Poco reattivo ed utile alla causa.
Nel secondo tempo al Maradona si prega per un episodio. Politano viene preso a testate ma l'arbitro non indica il dischetto. Conte allora getta nella mischia Kvara ed il redivivo Raspadori per Neres e Gilmour passa ad un ultra offensivo 4-2-4. Il tecnico ancora una volta indovina gli avvicendamenti tant'è che il miracolo piove dall'Olimpo del calcio dopo pochissimi istanti. E' ancora il capitano coraggioso, Di Lorenzo, a buttarla dentro in una sarabanda d'area conseguenza di un calcio d'angolo. Il Lecce a differenza dell'Empoli accusa il colpo ma reagisce veemente. E si rende pericoloso. Finisce col gruppo Gotti all'attacco ed il Napoli sugli scudi, stanco e quasi timoroso. Onore del calcio alla squadra di Gotti-che rischiava l'esonero- e una tiratina alle orecchie degli eroi azzurri, forse penalizzati dall'ansia prestazionale di fare gol. O magari non umili al punto giusto potrebbero aver sottovalutato un avversario in difficoltà ma dimostratosi al Maradona molto ostico.
L'attacco dal nuovo tridente non convince- Grande attesa per il vivacissimo e tecnico Neres. Ma il brasiliano inserito dal primo minuto non è stato devastante e travolgente come quando opera da subentrato. Ngonge ha provato in più occasioni il tiro ma nel complesso è stato disordinato. Sotto la sufficienza ancora Lukaku. Il belga si è battutto con maggior vigore e tenacia solo dopo il vantaggio, sino ad allora era stato ancora una volta sfiatato. Evidente che nonostante non siano al meglio, questa squadra non può rinunciare a Kvara e Politano. Il grande talento georgiano deve ritrovare la migliore serenità e potrebbe non essere facile se è vero che aspetta l'adeguamento dello stipendio. Un accordo che vede ad oggi le parti ancora distanziate da un paio di milioni di euro e il presidente De Laurentiis tutt'altro che convinto a fare ulteriori sacrifici. Non è una grande premessa per il prosieguo. E nessuno vuole che possa ripetersi un caso simile a quello di Osimhen. Le sirene di grandi club europei cominciano a tentare il ragazzo, a causa del tergiversare della società. Lo stipendio di Kvara avrebbe dovuto essere rialzato subito dopo lo scudetto. Questo colpevole ritardo ricade su Adl. E più di un osservatore imputano a questo stallo contrattuale il rendimento non scintillante del calciatore.
Lukaku in grigio. Deve dare di più- Ancora una partita con pochi spunti ed applausi per l'agognato (da Conte) centravanti. Spesso in ritardo, troppo rigido e lento, mai brillante. Un solo tiro nel primo tempo, peraltro da ottima posizione e con tutta la porta spalancatasi dinanzi ai suoi piedoni ma la colpisce che peggio non poteva. Non va meglio nella ripresa, ma la palla gli è cascata fra le zampe che era molto scomoda. Il bomber è spento, partecipa poco al gioco, anche se va precisato che i compagni lo assistono solo a sprazzi. Forse, manca il piede fatato di Lobotka, ma è anche vero che un puntero di razza le palle buone se le cerca con astuzia e abilità di movimento e senso della posizione a cercare, mentre il belga pure sui calci piazzati non la prende mai. Dopo il gol è migliorato di grado, ma nulla di esaltante: un assist e una mezza fuga, quasi avesse bisogno di un guizzo altrui per ritrovare verve. Da rivedere ora contro squadre più ambiziose, ma gli occorre una svolta. Sennò saran guai.
Qualche rischio di troppo in difesa- Ancora una volta il Napoli blinda la porta del rientrante Meret. Numeri da capolista, un solo gol incassato in sei partite sono quasi un record per gli ultimi anni azzurri. Ma contro il pericolante Lecce si è corso qualche rischio di troppo. Molti calci d'angolo, Meret che ci ha messo i pugni qualche volta di troppo, per poi trasmettere insicurezza con un paio di rinvii sbagliati nel finale, qualche disattenzione collettiva di troppo. Non è stata impeccabile e sicura come nelle passate gare la retroguardia che sarà messa a dura prova martedì sera al Meazza. Probabile ci sia stato un calo di concentrazione o affaticamento anche psicologico dopo una partita molto tirata. Ma per primeggiare i nervi devono restare saldi sino al 95esimo, altrimenti si rischia.
Conte l'azzeccacambi. Il tecnico non sbaglia una correzione in corsa- Antonio legge alla perfezione il momento e ti piazza sempre l'uomo giusto con la tempistica migliore. Dopo una stagione, quella passata, in cui i tre allenatori avvicendatisi sulla sconquassata panchina azzurra alternavano gli uomini troppo spesso senza una logica, quest'anno si ha la netta sensazione che il nuovo che avanza legga la gara con lungimiranza e sfrutti al meglio le potenzialità della rosa. Ancora una volta i nuovi inserimenti in corsa hanno portato al gol. Era già successo ad Empoli. Aver dato un turno di riposo a Kvara e Politano è stato un gioco di spogliatoio ed un esperimento. Ma a dispetto delle sue parole ("Sono tutti titolari", ndr) ci sono pedine che lo sono più di altre.