Si è visto subito che il Milan aveva qualcosa in più ed il primo gol, pur se frutto di una prodezza individuale di Ibra, non è stato casuale. Il Napoli ha fatto fatica con un centrocampo a due, in palese inferiorità numerica, nel quale il solo Bakayoko ha dovuto cantare e portare la croce, mal supportato da un Fabian sempre più lento e impacciato. Disastrosa la difesa, con Koulibaly distratto e i due esterni in pessime condizioni. Di Lorenzo ha commesso errori imbarazzanti, mentre la prestazione di Mario Rui spiega perché Gattuso finora gli ha sempre preferito Hysaj. Estremamente deludente l’attacco, dove si è salvato il solo Politano. Gol a parte, Mertens non ha brillato; Lozano non pervenuto, mentre dopo le prodezze con la maglia della nazionale, Insigne è apparso stanco e svuotato. Insomma il Milan avrà anche mostrato una certa solidità e compattezza, ma la prova degli azzurri lo ha indubbiamente agevolato. Inutile aggrapparsi agli alibi: l’assenza di Osimhen, le decisioni arbitrali, la sfortuna... Da qualche settimana a questa parte, il Napoli ha mostrato una involuzione preoccupante e non può essere solo una questione di mentalità, come dice Gattuso. La squadra mostra difficoltà sul piano del gioco e della fluidità della manovra; si fa fatica a partire dal basso e ci si perde in una ragnatela di piccoli passaggi che non produce quanto sperato. Bisogna avere la capacità di adattarsi e cambiare sistema di gioco quando serve, anche a gara in corso. Il tecnico si è preso le colpe, lanciando comunque un chiaro segnale ai giocatori, quando dice che in campo bisogna avere il coltello tra i denti ed aiutarsi l’un l’altro. Sembra quasi che l’allenatore lamenti la mancanza di carattere della squadra, specie nei momenti di difficoltà. Un aspetto non trascurabile sul quale bisogna lavorare ancora parecchio. Ma come spesso accade c’è poco tempo per le riflessioni. Giovedi si va di nuovo in campo per l’Europa League (al San Paolo arriva il Rijeka) e domenica arriva la lanciatissima Roma...