Giovedì, 17 Novembre 2016 12:43

Questione di Metodo

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Jose Mourinho, odierno allenatore de Manchester United non è famoso solo per il suo carattere istrionico e provocatore ma è anche conosciuto per un Libro “Questione di Metodo” che ogni guida dovrebbe aver letto per approcciarsi al management. Il Mister Portoghese divide la sua programmazione in obiettivi e sotto-obiettivi, riuscendo a dare sempre un carattere determinato alle proprie squadre, come ha fatto e fa anche Maurizio Sarri; va premesso che al mister toscano vengono imputati maggiori colpe di quante ne abbia realmente, l’unico appunto riguarda effettivamente la sola gestione di Manolo Gabbiadini, il cui carattere non propriamente estroverso aiuta a non individuare i contorni di una situazione che, quanto meno, rende tristi anche i tifosi più accesi dell’attaccante bergamasco. Analizzando la gestione della rosa scopriamo che i soli Tonelli, Rog e Giaccherini non godono di un minutaggio adeguato (i primi due non sono ancora scesi in campo) mentre tutti gli altri hanno avuto le proprie occasioni per dimostrare il valore tecnico.

Qui veniamo al dunque, la metodologia di allenamento italiana, dalla categoria Piccoli Amici a quella della Serie A di alta prestazione (top-club) è spesso caratterizzata da ripetizioni di movimenti e esercizi da svolgere in doppia seduta, ciò crea, soprattutto nelle squadre che amano imporre il proprio gioco, degli adattamenti a posizioni e movimenti nuovi molto lenti e spesso vedono autentiche “crisi di rigetto” rispetto a caratteristiche nuove con cui si confronta una squadra (vedi la differenza tra Milik e Gabbiadini).

Diversamente la didattica di allenamento spagnola, tedesca ed olandese prevede la “coscientizzazione”, da parte degli elementi della rosa, del gioco di squadra (Obiettivi) per poi lavorare sull’esaltazione delle capacità individuali all’interno dello spartito tattico e sulle varianti di gioco (Sotto-Obiettivi), determinando una velocità maggiore di inserimento da parte di tutti i giocatori nel contesto di squadra e cambiamenti di stili di gioco più repentini. Analizzando Rog e la Dinamo Zagabria notiamo che la compagine croata ha adottato due sistemi di gioco (4-3-3 e 4-2-3-1) ed ha attraversato anche situazioni complesse come la cessione di elementi validi come Pjaca e Brekalo, Rog, nell’ambito del 4-3-3 ha interpretato sia il ruolo di esterno alto, sia quello di mezzala che quello di “falso nueve” mentre nel 4-2-3-1, si è disimpegnato come trequartista che di esterno alto che “falso nueve”. Arriveremo ad un Napoli più flessibile nella disposizione in campo ed in grado di ottimizzare le risorse a nostra disposizione?Ecco la speranza di tutti i tifosi.

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