Nel senso che da ora in poi guarderà al solo campionato e per lui avrà inizio un nuovo cammino. Poi la vera svolta ci sarà solo quando il suo Napoli invertirà la serie di risultati negativi, fra campionato e Coppe (già salutate dopo l’eliminazione europea). Il tentativo fallito di rimontada sul Granada inaugura con dolenza nuovi scenari per il Napoli, e soprattutto per il suo discusso allenatore. Sinora Gattuso si era lagnato-e non ne aveva tutti i torti- per la serie raccapricciante di infortuni e perché disponeva di conseguenza di una rosa ridotta all’osso. Era chiaro che con i pochi sopravvissuti al quasi pandemico flagello di infortuni seriali, il Napoli perdeva di gara in gara qualità e competitività. Questo scenario, che vedeva una squadra sempre più arrangiata in campo, rappresentava intanto un perfetto alibi per l’allenatore. La cui squadra ha visto svanire, di settimana in settimana, ogni obiettivo stagionale.
Responsabile in parte però egli stesso, molto probabilmente, degli innumerevoli acciacchi ai calciatori, forse per errati calcoli di preparazione. Al pari dello staff sanitario: si ricordi che ai tempi del dottor De Nicola, il Napoli era un esempio in Europa e non solo in Italia. Era la squadra che perdeva meno pezzi per infortuni. Ma da quando De Nicola è stato epurato, per volere di Carlo Ancelotti. lo scenario si è ribaltato e gli azzurri fuori uso sono aumentati in modo esponenziale. Ombre sullo staff tecnico di Gattuso e sull’operato del medico sociale, Raffaele Canonico. Nessuna caccia ai colpevoli, ma i dati parlano chiaro. E’ vero che il calcio vive una stagione anomala: preparazione estiva ridottissima, impegni mai così ravvicinati nella storia, ma nessuno in serie A ha dovuto subìre così tante defezioni come il Napoli di quest’anno.
Tutto ciò sino alla sfida col Granada. Già in Coppa, sono rientrati Mertens, Koulibaly e Ghoulam. E la loro presenza, anche se non in forma ottimale, si è fatta sentire nel secondo tempo con gli andalusi. Inoltre, ora il Napoli giocherà una volta sola per settimana. Solo in campionato. Eccezione per la prossima che vede un turno infrasettimanale. Così Gattuso avrà tempo per allenare la squadra, per recuperare gli infortunati e per far smaltire l’acido lattico. Ma non avrà più scuse da accampare. Nel giro di un paio di settimane dovrebbe disporre di una rosa quasi al completo. A quel punto toccherà solo a Gattuso ridare al Napoli smalto e prosperità. Altrimenti traballerebbe la sua stessa panchina. Le attenuanti stanno per terminare, e a giocarsi il futuro-e il rinnovo contrattuale- sarà pur sempre un allenatore che un anno e mezzo fa aveva avuto il grande merito di cambiare volto a una squadra depressa e con le batterie scariche, di dargli sicurezza e grinta. Fino a portarla a un’ entusiasmante vittoria in Coppa Italia. Poi quest’anno si è inceppato qualcosa nel meccanismo tecnico-squadra. Più volte è parso che Gattuso avesse fatto scelte di formazione e cambi non convincenti. L’infermeria che si riempiva di partita in partita. Poi secondo indiscrezioni sarebbero montati musi lunghi fra lui e il presidente. Pare che le comunicazioni fra i due si siano ridotte all’essenziale. E spesso per tramite del diesse Giuntoli. Ma questa non è mai una novità. Sempre, e con ogni allenatore, a un certo punto, è piombata come un macigno la fase di fraintendimenti e freddezza con la proprietà. E’ un ricorso storico, ormai.
Ma, come ribadito, Gattuso ha ancora la possibilità di salvare una stagione sin qui sotto traccia, e forse la sua panchina. L’unico obiettivo rimasto, e quello più desiderato dal presidente De Laurentiis, è la qualificazione Champions.
Non sarà un gioco arrivare per le prime quattro, ma se il Napoli e Gattuso tornano quelli di una volta ce la potranno fare. Sennò a giugno si annuncia la fine di un ciclo, con cessioni e addii eccellenti anche in società