Dopo soli tre minuti Zielinski, con una giocata personale, trova la rete dell’1-0, che regala agli azzurri una chance importante. Tuttavia, da quel momento in poi, il loro atteggiamento è a dir poco inspiegabile. Anzichè approfittare, continuare ad attaccare e cercare subito il raddoppio, arretrano il baricentro, retrocedono nella propria metacampo, lasciando l’iniziativa agli avversari che prendono fiducia. Il gol del Granada, che di fatto chiude i conti, è frutto della solita disorganizzazione difensiva, troppe volte vista quest’anno. La gara è tutta lì, in un primo tempo buttato via che ci mostra poco coraggiosi e vittime delle nostre stesse paure. Quello che accade nella ripresa, con un Napoli che mette alle corde gli Spagnoli, dimostrando di essere superiore, accresce il rammarico. Oltre all'inutile rete di Fabian, si rivede almeno un Napoli più combattivo e resta qualche nota positiva, come i rientri di Ghoulam (buono il suo approccio), e Mertens (ancora a corto di ossigeno). La sensazione è che, nonostante tutto, la rimonta sarebbe stata possibile, se solo la squadra avesse creduto fin da subito nei suoi mezzi. Insomma, più che dal Granada, il Napoli è stato fatto fuori dai propri limiti. L’allenatore è il primo responsabile, al di là dei continui mutamenti tattici e dell’incapacità di dare un’identità precisa, soprattutto perchè non riesce più a trasmettere ai giocatori quella carica agonistica, che lo aveva contraddistinto da calciatore. Il tecnico resta (per ora) al timone, ma non si escludono colpi di scena, in caso di mancata vittoria domenica contro il Benevento.