Giovedì, 01 Dicembre 2022 13:32

Oggi a 1FootballClub by IlSognoNelCuore abbiamo intervistato: Vincenzo Grella; Manuel Belleri

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Oggi a 1FootballClub by IlSognoNelCuore abbiamo intervistato: 

Vincenzo Grella;

Manuel Belleri.

 

VINCENZO GRELLA

A "1 Football Club", programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Vincenzo Grella, vice presidente del Catania ed ex calciatore, tra le tante, dell'Empoli, del Torino e dell'Australia. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di IlSognoNelCuore.com.... 

 

Soddisfatto dell'Asutralia? "Sono molto contento per la federazione, il mister e i calciatori. È un grande risultato per un piccolo paese, che sta cercando di far crescere il calcio. Mi auguro che questo traguardo sia soltanto una spinta in avanti. Il movimento calcio è già dinamico nel paese, questa deve essere essere una spinta la quale può favorire lo sviluppo del calcio in un territorio dove dominano altri sport". La Francia può competere per la vittoria del Mondiale? "Secondo me sì, ha una rosa molto forte e il tecnico ha valide alternative in panchina. Sarà una delle nazionali la quale aspirarerà a vincere il torneo". Quanto conta l'organizzazione di gioco per squadre come l'Asutralia? "Credo sia la base. Una nazione più piccola con meno calciatori di livello deve basarsi necessariamente sulla compattezza e sull'unione del gruppo, con lo spirito adeguato e l'umilità giusta. Penso sia l'unico espediente per avere successo". In Serie A questo concetto è rappresentato dal Napoli? "Ci sono anche altre squadre come l'Empoli, che hanno sempre avuto questo spirito giusto, tendente alla creazione di un contesto nel quale sono lanciati tanti giovani interessanti per consentire loro di iniziare la carriera. Alla lunga il collettivo paga maggiormente rispetto al singolo". Perché oggi la Serie A non è più competitiva come in passato? "Credo che soltanto l'Inghilterra si sia staccata maggiormente dall'Italia. Negli anni d'oro la lentezza dei diversi miglioramenti e le strutture rimaste invariate, che potevano far crescere i club e dare un patrimonio più solido, rappresentano occasioni sfuggite ai dirigenti del momento. Oltre una mancanza di coraggio nella sponsorizzazione i club al di fuori dei confini italiani con tour ed esperienze all'estero per aumentare la visione mondiale del calcio italiano. Non è stato sfruttato un grande momento per dare visibilità a squadre di Serie A a livello internazionale. Questa è la differenza tra l'Inghilterra e l'Italia". Parere sulla questione Juve? "Per un commento preciso sarebbe consono avere informazioni precise. Preferisco non esprimermi a riguardo, prima di parlare è necessario conoscere. Sarebbe poco professionale nei confronti di coloro che si trovano in situazioni scomode, meglio attendere e commentare in modo preciso". Tra quanti anni il Catania tornerà nel calcio che conta? "Vogliamo restare per tanti anni, il desiderio di ascesa non è l'obiettivo principale. È necessario essere solidi dal punto di vista societario, perché quando il club raggiungerà la Serie A dovrà essere in grado di sostenerlo. La dirigenza pensa al futuro di questa squadra, anche se non esiste una bacchetta magica per gestire in modo impeccabile il tutto. Ci sono serietà e volontà di avere un club stabile, faremo di tutto per far sì che il Catania torni nel calcio che conta, questa squadra merita di calpestare i palcoscenici del massimo campionato, dopo aver vissuto momenti infelici". Chi vince lo scudetto? "Mi piacerebbe il Napoli, perché conosco Spalletti e il suo operato. Da sempre mi piace il suo modo di vivere e proporre calcio. Sebbene non sia un tifoso azzurro, mi diverte lo spettacolo in campo proposto da questa squadra".

 

 

MANUEL BELLERI

A "1 Football Club", programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Manuel Belleri, ex calciatore, tra le tante, di Lazio e Milan ed attuale direttore tecnico del Milan Tokyo. Di seguito, un estratto raccolto dalla redazione di IlSognoNelCuore.com.

 

Percorso del Giappone al Mondiale? Movimento calcistico in crescita? "Ha dimostrato di giocare un buon calcio, soprattutto con la Germania, ma nella seconda partita è stato punito da un episodio. Ibarbo, Torres ed Iniesta sono calciatori i quali hanno alzato il livello del calcio giapponese, ma è ancora distante dal livello europeo". Come un'organizzazione di gioco di piccole squadre può colmare il gap con le grandi? "La differenza spesso consiste nella concentrazione nell'affrontare un avversario in una determinata partita. Contro la Germania, il Giappone ha giocato una grande gara. Poi si è concesso qualcosa di diverso nel secondo incontro, non è stato all'altezza con il Costa Rica. Spesso il compito di ridurre il gap con le squadre più forti è affidato all'allenatore, il quale deve alzare costantemente il tasso di concentrazione". Ci sono presupposti per la Germania di vincere il Mondiale? "È una squadra solida, ma ha sbagliato tanti gol con il Giappone. La Spagna e il Brasile giocano un bel calcio, come anche l'Argentina, che ha fatto bene, mi piace tanto. Le nazionali argentina e brasiliana possono arrivare in fondo, poi chiaro che determinati episodi potrebbero cambiare tutto. Nel Mondiale a volte si assistono a gare le quali partono male per alcune compagini, vedi ieri l'Argentina con la Polonia, ma poi gli scenari mutano. Ripartendo da capo, ci si trova in condizioni differenti, le quali possono favorire le nazionali per vincere il torneo o meno. Scaloni è stati un mio compagno alla Lazio, ha svolto un ottimo operato ed ha creato tanta positività nell'ambiente. Ma in un Mondiale bisogna creare determinate dinamiche, l'importante in questi momenti è vincere le partite, anche grazie a giocate di un singolo o di semplici episodi". Nel calcio moderno è fondamentale rinnovarsi con l'introduzione di giovani talenti: qual è l'equilibrio adeguato? "Da allenatore è necessaria una stabilità mentale la quale può essere creata da determinati calciatori leggermente più anziani. Poi bisogna avere la forza di lanciare i giovani, anche provenienti dai settori giovanili, che possiedono tanta qualità. A volte questi aspetti possono fare la differenza sia in Serie A sia in un Mondiale, bisogna avere il coraggio di schierare giovani talenti. Il calcio si è innovato tanto dal punto di vista tecnico e tattico, ma serve tecnica di base, perché costruisce tutta la giocata. Vedi il Barcellona con Xavi e Iniesta...". Pensieri su Spalletti? "È stato uno degli allenatori più importanti della mia carriera. Ad Udine è stato un tecnico fondamentale, sa gestire il gruppo e l'ambiente. Possiede un modo di comunciare particolare, ma questo è l'aspetto che gli consente di avere successo in uno spogliatoio. A volte ci sono episodi specifici, i quali non permettono di vincere, ma Luciano era sulla strada giusta lo scorso anno. Mi auguro che possa scrollarsi di dosso questa etichetta di non vincente, il Napoli sta mostrando un calcio fantastico in Italia e in Europa". Dejavu Calciopoli sulla Juve per la situazione attuale? "È avvenuto qualcosa di grave in una società così importante da sistemare necessariamente, è un segnale molto forte. Qualcosa andrebbe nuovamente sistemato, discorso plusvalenze e trasferimenti, il pensiero va a Calciopoli. Riguarda il sistema finanziario del calcio, per questo sarà necessario monitorare la situazione con attenzione". Parere su Di Lorenzo? "Ha una forza fisica incredibile, sta disputando una grande stagione. Ma la squadra nel complesso è positiva, il percorso intrapreso è fantastico, perché tutti i calciatori stanno migliorando. I terzini stanno svolgendo un grande operato, ma non solo: spesso Giovanni avanza sulla trequarti e questo è un aspetto da sottolineare, che dimostra la bravura di Spalletti nell'aggiornarsi costantemente".

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Mario Passaretti

Nato a Torre del Greco il 28/05/1979, diplomato in maturità classica. Giornalista da giugno 2015 e direttore del sito www.ilcuoreazzurro.it dal 2022. Collaboratore del giornale "Il Roma"

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