La capolista non c'è più. O almeno quella bella squadra che appena pochi mesi fa brindava al quarto scudetto e che anche in avvio di questa stagione avevo aperto le danze sui tacchi e con movenze incantevoli. Il Dall'Ara, potrebbe essere il capolinea di un progetto, di una stagione, di un modo di pensare e di fare alla Antonio conte. Non è una pestifera riflessione di leopardiano pessimismo cosmico, ma la batosta (2 a 0) cade sugli azzurri come una tegola, dopo due pareggi insulsi a reti inviolate, dopo il kappao tennistico di Eindhoven. Terza partita senza segnare un gol, un solo centro nelle ultime quattro. Anche la difesa imbattuta da tre apparizioni, a Bologna ha fatto acqua e non ha mai dato la percezione di inviolabilità e sicurezza che aveva da sempre caratterizzato la coppia Buongiorno-Rrahmani, da tutti bollata come una delle più forti della serie A e componente essenziale nell'anno dello scudetto.
Tant'è che nella ripresa, Conte ha addirittura sostituito il mostro sacro Buongiorno, un intoccabile, appartenente alla casta dei Bramini del nostro campionato. Per metter dentro Juan Jusus che appena due anni fa era considerato un dalit, un intoccabile. Il maturo brasiliano, vituperato nella dannata stagione del decimo posto, oggi è in netto vantaggio sui due nuovi innesti Beukema e Marianucci, pagati oltre 30 milioni e il cui acquisto è stato avallato da Antonio Conte. Qualcosa, molto per esser più precisi, non deve aver funzionato nel mercato estivo del Napoli. Manna e Conte non si saranno intesi, o forse il tecnico si è pentito di una serie di scelte da lui sponsorizzate. Non si dimentichi che l'allenatore leccese ha pressochè carta bianca sul mercato. E dunque gli evidenti errori sono in larga parte riconducibili a lui.
Al Dall'Ara, s'è vista la peggiore versione del Napoli sin qui, dopo i sei presi in Olanda. Squadra senza profondità, leggerissima ed inconcludente in attacco, difatti pochissime le occasioni, distratta e sbandata in difesa, deconcentrata. Ed infine, come succede da più settimane priva di spirito agonistico. Dove è finita quell'energia erculea che Conte riusciva a trasmettere alle sue squadre?. Di fronte, un Bologna in costante crescita, forte pressing, perfette verticalizzazioni, attento là dietro. E non si può parlare di stanchezza o stress da Coppa. Il Napoli ha giocato martedì, il gruppo Italiano giovedì, 48 ore dopo che non sono una bazzecola. Morale della favola la classifica del Napoli non è più quella dei principini. Ma di questo passo, finchè Conte non ritroverà ordine e logica, meglio non guardarla proprio.
Novantacinque minuti da incubo. Tutto da dimenticare- Napoli con la sindrome del gol, asfittico quanto mai in passato: un solo centro in tre gare fra campionato e Champions però con la porta blindata in altrettante uscite. così ci si è presentati al Dall'Ara. Ed è andata peggio.
Il Bologna, già con assenze importanti, perde subito il portiere Skorupsky, per risentimenti muscolari, e mica capitano solo a noi! Esordisce l'imberbe Pessina. Partita subito intensa, i rossoblù pressano molto e sono aggressivi. Azzurri col fiato sul collo. Un tiro a testa, ma la parata di Milinkovic non è di quelle scontate. Come da copione, gli azzurri stentano a penetrare in profondità. Un paio di pericolosissime inzuccate dei ragazzi di Italiano che sfiorano il palo.
Il Napoli chiude il primo tempo con vacui tentativi di attacco, e si va al riposo con la ricorrente idea di inoffensività. Sic.
Ma ad inizio ripresa arriva la legnata: Dallinga anticipa Rrahmani e sorprende Milinkovic sul proprio palo. Qualche responsabilità per il portierone azzurro, insuperabile dal dischetto, abile nei rilanci ma fra i pali ha già almeno quattro-cinque gol sulla coscienza fra campionato e coppa. Bologna in vantaggio. La replica del Napoli è molliccia, inconsistente, improduttiva. Anzi raddoppiano i padroni di casa: Buongiorno va a vuoto e Lucumì inzucca alla perfezione. Intanto Conte cambia gli esterni, piuttosto spenti, dentro Neres e Lang. I subentrati portano una leggera vivacità, mentre Conte cambia addirittura Buongiorno per il sempiverde Juan Jesus e pure Gutierrez per Olivera, cercando così di rinforzare il lato sinistro fragile in copertura. Dentro pure Lucca. Però la reazione è flebile, nessun tiro in porta, nulla da segnalare sul taccuino. Napoli spento anche con le batterie motivazionali. e questo è grave e preoccupante in chiave futura.
Non si segna più- Una fase offensiva da choc per gli azzurri. Una rete in quattro partite. L'assenza di De Bruyne sembra aver tarpato le ali ad Hojlund, poco assistito, poco innescato ma di per sè pure inoffensivo di proprio, benchè molto dedito al sacrificio ed alla lotta. Dimenticati negli almanacchi i centri degli esterni, gli inserimenti da dietro non portano beneficio. E' però impensabile che senza Kdb non si riesca a fare un taglio nelle difese avversarie. Conte dovrà scervellarsi per trovare soluzioni alternative. Maggiore incisività dovrà arrivare dalla fasce.
Terzo kappao in campionato, più due in Champions- Quinta sconfitta: tre in serie A, due in Europa e siamo appena ai primi da novembre. Per i Campioni d'Italia la media è insufficiente. L'involuzione netta, in primis sul piano mentale. Gli azzurri hanno perso stimoli e cattiveria, non reagiscono, sono piatti e spenti. E non a caso le parole di Conte...
Allenatore preoccupato. Dichiarazionile pesanti. Nubi grigie all'orizzonte- Quanto sussurrato da Antonio Conte nel dopo partita angoscia. "Sono preoccupato", sincera e triste ammissione. Il tecnico ha sottolineato come la squadra abbia perso gran parte delle grandi motivazioni, quasi fosse appagata per la vittoria dello scudetto. Non c'è dubbio che Conte, per forma mentis, voglia continuare a vincere, lui che in carriera ha fatto incetta di trofei anche consecutivi. Però aleggia un senso di scollamento fra allenatore e squadra. C'è il sospetto che la squadra non segua più a dovere la propria guida o che quest'ultimo non sia più capace di trasmettere la giusta mentalità. In un caso o nell'altro son guai. E s'è visto nelle ultime.
Sballa pure la difesa- La coppia centrale è stata determinante nella passata stagione per blindare la porta e vincere lo scudetto. Ha fatto buona guardia per tre di fila, senza incassare gol, ma a Bologna è stata travolta dai rossoblù, distratta e ritardataria, fuori posizione ed altro. E lo stesso Milinkovic ha qualche responsabilità sul primo gol, sorpreso sul proprio palo. Gli è mancata l'esplosività dei due rigori parati.
Ma in questa ultima recita si fa davvero fatica a dare un sei in pagella a qualche azzurro.
(Foto fonte Tuttobolognaweb.it).