La terza vittoria consecutiva non accadeva dai tempi dello scudetto targato Spalletti. Da allora gli stralunati azzurri si erano sempre fermati al bis, col tris nel mirino ma con la testa troppo ingombra di pensieri ed i piedi legnosi per centrare un obiettivo che in questo anno e più è stato il simbolo della non perseveranza, della decadenza.
Ci è riuscito stavolta in quel di Cagliari con un risultato travolgente (4 a 0), una prestazione maiuscola e con un'innata propensione alla sofferenza, in quanto i padroni di casa non sono stati a guardare: il gruppo Nicola ha interpretato molto bene la sfida e alla fine è stato punito al di là dei propri demeriti. I quattro go'l sono stati una punizione troppo severa per una squadra che ha trovato sulla propria strada un Meret in serata di beatificazione.
Tutto questo succede ad un settimana dal primo confronto della stagione, in casa della Juventus, e col Napoli che svetta lassù in classifica. Numeri e spettacolo alla mano, anche se siamo appena alla quarta giornata si può azzardare che gli azzurri possano staccare un biglietto per la candidatura allo scudetto.
Certo, gli azzurri a lunghi tratti hanno sofferto, rischiato di prendere gol, salvati da Meret ma per il resto dalla cintola in su la squadra è stata di altissimo profilo: un centrocampo ordinato, fulmineo e letale in attacco, anche se con qualche perdonabile errore di misura. Lukaku alla prima da titolare ha firmato due assist ed un gol, la sua inhtesa con Kvara sembra già soddisfacente e destinata a crescere. Si è rivisto poi uno dei pezzi grossi dello scudetto: Andrè-Frank Anguissa, del tutto irriconoscibile nella stagione dei disastri e ritornato un gigante in quel di Cagliari. La mano dell'allenatore c'è, si vede ed oggi antonio Conte è il valore aggiunto rispetto alle concorrenti al primo posto, anche se sulla carta l'Inter vantas la rosa più forte. Ma non è ancora detto.
Una partita bellissima e a lunghi tratti in bilico- Il Napoli passa in vantaggio grazie ad un briciolo di fortuna: deviato a suo favore il rasoterra di Di Lorenzo, beneficiario di un intelligente assist di Lukaku che preferisce darla- con saggezza- che tirarla.
Primo tempo da show accademico con palle gol reciproche, emozioni e capovolgimenti di fronte da batticuore. Giocano bene entrambe, nessuno avrà avuto mezzo secondo per abbozzare uno sbadiglio.
I primi 45' si chiudono con gli azzurri solo a tratti sono saliti in cattedra, pericolosi in più occasioni ma sciuponi, in parziale controllo del gioco ed un Cagliari vivace, cresciuto nel finale e in replica con veemenza, nonostante l'inferiorità nei mezzi. Meret infatti per un paio di volte ci ha messo le manone. Il gruppo Conte poteva sfruttare meglio alcune occasioni, dilapidate per approssimazione nelle finalizzazioni.
Secondo tempo, i sardi si scatenano, collezionano pali, Meret miracoli. Mentre l'attacco del Napoli sembra sugli scudi e Lukaku con la lingua penzoloni è proprio il gigante belga a servire un assist strepitoso per Kvara che raddoppia, proprio nel momento in cui il Napoli era in maggior sofferenza. E su una sbragatura difensiva del Cagliari, Lukaku la chiude con opportunismo e precisione. Uno sballo.
La buonanotte al Cagliari la dà invece un gran colpo di testa di Buongiorno su rifinitura di Neres. Quattro a zero evvai che sembravano quelli dello scudetto, non per far paragoni ma un tuffo nel passato, almeno emozionale, è consentito. E lecito dopo tanti patemi.
Lukaku non è Osimhen ma può eguagliarlo- Differenza di passo, di rapidità di esecuzione. Rispetto al Napoli dello scudetto c'è un centravanti differente. Ma che nessuno si preoccupi. Il belga deve ancora ritrovare la migliore condizione fisica, era alla sua prima da titolare, ha saltato del tutto la preparazione estiva. E' naturale che oggi appaia pià legnoso e compassato del migliore Osimhen, che comunque ha caratteristiche di maggior velocità. Sono diversi, nessun rimpianto per il centravanti dello scudetto, a un certo punto Lukaku stava per essere richiamato in panchina perché appariva imbolsito, fuori dal gioco ma a quel punto s'è infiammato. Il passaggio da maghetto a Kvara ed il suo personale sigillo. Due assist e un gol, poteva sfruttare meglio qualche palla che per eccesso di altruismo s'è fatto fregare ma un bel voto in pagella se l'è meritato tutto. Dovrà migliorare di gara in gara sul piano dell'acido lattico e del fiato. E tanti saluti ad Osimhen, che si gioda il miglior kebab.
Conte è sempre Conte- E' lui il miglior tecnico italiano sulla piazza, eccetto Ancelotti che cavalca palcoscenici internazionali. Si sapvea che sarebbe stato necessario un sacrifico per portarlo in azzurro, ma nessuna follia di mercato o acquisti ultra-onerosi hanno accompagnato il suo matrimonio con De Laurentiis. La campagna acquisti non è stata una svenatura, certo il suo ingaggio è alto ma oggi è lui l'uomo in più del Napoli, quel valore aggiunto che potrà forse diciamo forse permettere di giocarsi lo scudetto. La squadra dell'Inter è numeri alla mano un po' più forte, ma Inzaghi, con tutto rispetto per quanto fatto in passato, non è Conte. E non solo. La presenza ed il carisma di Lele Oriali sono quel quid in più. Quando gli spalti si sono infiammati con lancio di petardi e fumogeni è corso il diesse, uomo di esperienza e traboccante personalità, a calmare i tifosi del settore ospiti. Appena pochi mesi fa sarebbero andati i calciatori da soli.
De Laurentiis ci piaci così- In campo tutto fila al meglio ed il presidente ha adottato l'arcinoto profilo basso. Si vede poco, parla di meno. Si è defilato, da saggio furbone quale è. Se arriverano dei successi lui si attribuirà i meriti di aver ingaggiato il tecnico più bravo e dei calciatori di primissimo piano, malauguratamente qualcosa dovesse incepparsi ma che colpa gli date se vi ha preso i migliori...
(Foto fonte Sportmediaset).