A sorpresa, ma non troppo, l'irrequieto Aurelio De Laurentiis esonera Walter Mazzarri e tira fuori un nome a sorpresa dal cilindro. Non sarà Marco Giampaolo il nuovo traghettatore azzurro, ma Francesco Calzona, attuale cittì della Slovacchia. Una decisione molto di pancia del presidente, a poche ore dalla delicatissima sfida di Champions col Barcellona ed un colpo di scena che rimbomba come una decisione che desta non una ma cento perplessità. Non perché Calzona non sia uomo all'altezza del compito e del nuovo ruolo, ma le modalità, le tempistiche ed il quadro progettuale lasciano sgomenti. Il grande rischio è che la squadra sballottata da un tecnico all'altro si confonda ancora di più le idee, perda ulteriori stimoli e che si allunghi la lista di quelli che ne hanno le scatole piene della maglia azzurra e che a giugno spingeranno il piede sull'acceleratore per la partenza da Castelvolturno.
E' stato il momento sbagliato per esonerare Mazzarri- Il buon Walter in tre mesi, di seppur intenso lavoro al capezzale della squadra, ha ottenuto risultati del tutto sconfortanti. La squadra è precipitata dal quarto al nono posto, l'attacco segna col contagocce, in cinque trasferte un solo punto e zero reti realizzate. Non gli è bastata la rocambolesca rimonta contro il Genoa, la grigia prova contro i grifoni è stata invece la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Mazarri aveva illuso tutti con l'exploit di Bergamo al suo debutto, ma poi il cammino si è fatto tortuoso e costellato di cadute. Punti raccolti e qualità di quanto espresso in campo sono stati un'assoluta debacle.
.A vantaggio di Mazzarri due flebili migliorìè, insufficienti però ad assolverlo dalle sue responsabilità ed a salvare la panchina: gli azzurri lottano per 90 e più minuti, il mordente ce l'hanno, ci mettono cuore e muscoli ma con un gioco molto confuso, anzi un non gioco; la difesa sotto la gestione Mazzarri ha incassato meno gol, ma pur sempre ne ha presi. Salernitana, Verona e Genoa sono andate tutte a segno al Maradona. C'è un però. E' appena rientrato Osimhen e Walter avrebbe meritato almeno di giocarsi un'ultima spiaggia col nigeriano al centro del tridente, che è un mattatore lì davanti e può cambiare il corso di un ciclo di partite. Vero è che l'assenza del super cannoniere è un alibi troppo debole per assolvere una guida tecnica. Sotto l'egida di Mazzarri, Simeone e Raspadori, attaccanti di scorta, non hanno messo a segno neppure un centro e il loro andamento è assai deludente, ai limiti del depressogeno, soprattutto se paragonato ai livelli altissimi che il duo espresse nella passata stagione.
Tuttavia è pura follia licenziare un allenatore a poche ore da una gara come quella col Barcellona. L'ennesimo supplente, Calzona, avrà poco più di 24 ore per preparare una gara tutta in salita. Un solo allenamento per conoscere i calciatori e scegliere i titolari da impiegare contro i blaugrana. Un tempo risicatissimo per chiunque, anche per il migliore e Calzona non è certo un fenomeno. Mazzarri avrebbe meritato almeno di guidare la sqadra in questo turno di Champions, se non altro per ragioni di tempistiche, e magari-in caso di non sconfitta o comunque di buona prova dei suoi- pure nella trasferta di Cagliari. C'era tempo per esonerarlo, questa fretta isterica di Adl è del tutto irrazionale ed illogica.
Calzona non convince per due ragioni- In primis, lui rimarrà alla guida della nazionale slovacca, perciò il Napoli per la prima volta nella storia sarà allenato da un professionsita part time, che dovrà dividersi fra il campionato italiano, la Champions, e la preparazione ai prossimi europei, un obiettivo che incombe (giugno) e che sarà molto impegnativo per il commissario tecnico. Il dilemma è di quelli assillanti. Quante energie avrà Calzona e quanta concentrazione per dedicarsi ad un compito al limite della della mission impossibile, cioé invertire la rotta della stagione disastrosa del Napoli. Era il caso di affidarsi ad un allenatore che non potrà lavorare h 24 a Castelvolturno e che di qui a fine campionato dovrà spesso imbarcarsi su un volo per Bratislava.
Punto due: Francesco Calzona è stato il vice di Sarri e di Spalletti. Non ha dalla sua un curriculum strabiliante di vittorie ed imprese. Sarà anche preparato ed un eccellente allenatore, ma non è l'identikit dell'uomo adatto a risollevare una squadra in profonda crisi di identità, che ha smarrito le certezze di un anno fa e manca del tutto di una struttura di gioco. Non appare lui, almeno sulla carta, la soluzione ai guai di casa Napoli. Forse, in fondo, sarebbe stato meglio Giampaolo se proprio si doveva scegliere fra i due candidati. Ha più esperienza e si sarebbe potuto dedicare al sofferente Napoli a tempo pieno e non in orario di lavoro ridotto. Un punto a favore di Calzone può essere sicuramente la buona conoscenza dell'ambiente azzurro. Vedremo.Un secondo è la sua fama di abile stratega della tattica, secondo molte voci sarebbe stato lui il grande consigliere di Sarri. Ma l'essere bravo nel saper allestire lo scacchiere non basta, il nuovo allenatore dovrà lavorare molto sulla testa dei calciatori, molti dei quali sono scontenti o perché al passo d'addio o per ragione di rinnovi contrattuale, vedi il caso Kvara. Dovrà anche essere un sottile psicologo, e in questo la mancanza di esperienza lo penalizza.
Puntare su Calzona appare l'ennesimo azzardo di un presidente che ormai sragiona- Da mesi Adl ne combina una peggio dell'altra. Nell'anno dello scudetto indovinò la miglior mossa della sua carriera di patron azzurro: quella di restare in silenzio per lunga parte della stagione. Poi si rese quasi ridicolo quando organizzò la sceneggiata al Maradona a 5 euro a biglietto, con lui superstar assoluta sul palco, lontano dalla vera festa della squadra in quel di Udine. Poi è reo di aver scelto in prima persona, nella sessione estiva, allenatore e diesse non all'altezza del compito, quest'anno non ha ascoltato i consigli di nessuno, si è contraddetto più volte (dapprima "sono io il colpevole del momento no" per poi assolversi del tutto nell'ultima conferenza stampa farsa), e tuttora continua a perdr colpi. Anche i più fanatici del culto della sua persona presto capiranno che il suo tempo al Napoli sta per scadere e che è lui e solo lui il responabile dello sfascio attuale e di quello che si preannuncia in futuro. De Laurentiis fu il meno meritevole di appalusi nella vittoria scudetto (meriti di Spalletti su tutti, poi Giuntoli, la squadra che diede il centouno per cento) ed oggi è il maggior colpevole di una stagione da guinness dei primati negativi: mai una squadra campione d'Italia ha avuto tanti punti di distacco dalla capolista, mai una neo scudettata precipitò così in basso nell'anno succesivo al titolo. Certo, per parlare di statistiche definitve dovremo attendere il 26 maggio ma le premesse fanno accapponare la pelle.
(Foto fonte Tuttonapoli)