Toh chi si rivede, rieccolo il solito Napoli delle ultime stagioni, a dispetto della rivoluzione culturale del presidente sparagnino, vizi e virtù non si smuovono di un dito. Sarà una maledizione o una benedizione. Napoli che prima si fa imbrigliare in casa dalla provinciale di turno (pari col Lecce), per poi andare a sbancare (2 a 1)l’Olimpico, sponda laziale. Piccolo con le piccole e leone con le grandi. Qui ci vuole lo strizzacervelli? Forse no, solo mettere un po’ d’ordine in un ambiente che fa fatica da pazzi a trovarlo e a darsi una identità.
Di prestigio e sofferenza la vittoria sull’ex Sarri, ormai vittima puntuale degli azzurri. La Lazio la domini, il Lecce ti lega le gambe. Cribbio che pallon matto. E non a caso i tifosi se la prendono sul serio (e a ragion veduta), perché se solo l’anno passato gli azzurri non avessero sperperato tanti punti con le piccole. Chissà. Il terrore è un deja vu nella nuova stagione.
Cert’è che fra il Napoli di mercoledì col Lecce e quello dell’Olimpico ce ne passa eccome. Nonostante il primo tempo del gruppo Spalletti sia stato pasticcione e poco proficuo. Causa pure un avvio terror.
Il tempo di un sospiro, e la Lazio ha recapitato Zaccagni in una difesa del Napoli stabile e poco reattiva, ed è stato 1-0.
La Lazio appariva dapprima fluida, il Napoli legnoso. Non trovava spazi, il giro palla sterile e disordinato. Ma lo choc dello svantaggio è stato presto metabolizzato ed il Napoli si è rimesso in piedi.
Vivacissimo Kvara. Colpiva un maledetto legno con un tiro da ovazione. Un attimo e Kim pareggiava. Proprio lui che ancora una volta sull’azione dello 0-1 aveva tardato la chiusura. Sì qualche defaillance. Ma il Napoli s’è intanto definitivamente destato.
E nel secondo tempo gli azzurri si sono presentati indiavolati. Possesso palla, occasioni a go go, secondo palo stavolta di Osimhen. Eppoi seconda prodezza balistica di Kvara: non c’è stato il pum del palo, però, a far rimbalzare la palla. La rete s’è gonfiata. Indubbio, gran gol di classe per il già leader talento georgiano. Un predestinato pagato appena 10 milioni di euro. Non illudetevi voi che tifate. Prima o poi il goloso Aurelio se lo venderà. Ci scommettiamo due pizze fritte.
Ancora sulla partita. Fino alla fine gli azzurri poi hanno tenuto duro, anima e fiato lungo. Un 2-a 1 in rimonta che dà adito a bei pensieri dopo la serataccia col Lecce.
Ormai Lazio-Napoli ogni anni sembra quasi un copione. I precedenti sono sempre più a favore degli azzurri, mentre sarà per il rispetto delle sue origini che Ciro Immobile quando vede azzurro gli si abbassano gli occhi. Una timidezza opportuna. Della serie quando mammà e papà sono un macigno. O forse solo un fortuito caso che il bomber nazionale contro la squadra della sua terra non azzecca mai la gara giusta.
Ora ci si chiede: dove potrà arrampicarsi questo Napoli. La Champions è in salita, il girone di ferro. Meglio esser chiari.
In campionato non si vedono stelle: il Milan a tratti si illumina (inguardabile a Reggio Emilia ma poi derby da Oscar), l’Inter e la Juve sono il ritratto della discontinuità. Occhio all’Atalanta che non ha le coppe e alla lanciata Roma di Mourinho, a godersi una seconda gioventù dopo un decennio di esoneri e magra figure. Questo Napoli, quello di Roma può aprire una breccia fra le prime. Sulla carta sì. Non illudiamoci come l’anno passato ma competitivo e qualitativo lo sono i ragazzi di spallo. Ma il cantiere è ancora aperto e tante le incognite. Dalla prima dona Kvara (sinora la miglior certezza ma è giovane ed è meglio non sobbarcarlo di pressioni), alla crescita di Oshimen che ha ancora il sapore del frutto acerbo, al gran mistero di Kim, sin qui ottimo goleador ma da decifrare in fase difensiva. Sino all’operato di Spalletti, che spesso nel recitar la formazione gli si rimescola qualche nome al posto sbagliato fra i denti. Vedesi lo scellerato turn over col Lecce.
Ora però fermi tutti. Dicevamo della Champions. Il Liverpool è un gigante. Sarà una bella prova per un Napoli ancora avvolto da tanti veli e in ogni caso sarà interessante vederlo scoprirsi. Con lo spirito giusto degli azzurri, però, anche i reds dovranno guardarsi bene le spalle.