Lunedì, 06 Maggio 2024 22:09

C'era una volta in Friuli, Napoli dalle stelle alle stalle. "Calzoni" corti e presidente sopra le righe. Futuro a tinte fosche.

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 Là dove tutto era stata gioia pura ed assoluta ora c'è solo una mesta lacrima di amarcord.

Dalla grande bellezza alla suprema tristezza nella cornice del modernisso Bluenergy Stadium. Ai Napoletani meglio noto come lo stadio del terzo scudetto. Ei fu. Siccome immobile. In tema di primi di maggio. Poco mobile, è stato il Napoli che ancora una volta si deve accontentare di un modestissimo pareggio al cospetto di una disperata e modesta Udinese. Contro tre pericolanti del campionato, in ordine Frosinone, Empoli ed Udinese appena due punti, intervallati con un altro pari con una Roma svogliata che stava già testa e piedi al Leverkusen. Un bilancio magro che conferma la stagione dramma per i colori azzurri.

Inutile tuffarsi nel passato. A distanza di un anno e due giorni lì si festeggiò lo scudetto, ed ora gli sguardi sono bassi ed avviliti. Dopo essere passato in vantaggio con un forsennato Osimhen, fra i migliori in campo ma non è che ci fosse gran concorrenza da sbaragliare, si è visto rimontare ancora una volta in tempo di recupero. Lo stesso centravanti aveva segnato anche il gol del colpo di grazia, sfortunatamente annullato per un off side millimetrico. Dietro il centravanti d'ebano c'è stato molto poco di buono nel Napoli di Calzona, che non riesce assolutamente a non prendere gol. L'errore è stato sicuramente un dilagante lassismo nel finale, calo di concentrazione che ha consetito agli spenti friulani del fu eroe partenopeo Fabio Cannavaro di riacciuffare una partita che li dava quasi condannati. In realtà, nel secondo tempo l'Udinese si era fatta pericolosa col trascorrere dei minuti e san Meret, proprio dal Friuli, ci aveva messo i guantoni. Ma il Napoli non ha saputo chiudere i conti con il raddoppio. 

A non far ormai quasi più notizia è l'incapacità degli azzurri di vincere, l'ultimo successo risale a un mese fa a Monza, eppure il tabellone era stato tutt'altro che proibitivo per il gruppo Calzona. Che di ora in ora conta i minuti che mancano al fatidico 26 maggio, giorno in cui scorreranno i titoli di coda di un campionato calvario per gli ex scudettati. Che a momenti sembrano reagire, rifarsi vivi ma poi non riescono ad assestare il colpo di grazia. Azzurri che mancano di tutto ciò che una grande squadra dovrebbe avere nel proprio Dna. Ed ora anche i bassifondi europei, dicesi Conference League, si fanno sempre più complicati anche se la Fiorentina le ha prese a Verona. 

Sembrava fosse gioia ed invece- Primi 45 minuti del tutto apatici nessun tiro in porta, il Napoli muove palla ma con una finalizzazione pari a zero. Nessuno si mette in evidenza, forse il più vivace è Cajuste, il che la dice lunga sulla pochezza collettiva. Il possesso palla, un copione ormai sfinito e deludente, non produce nulla. L'Udi dell'ex Pallone d'oro ha imparato un compitino difensivo su come imbrigliare la manovra altrui e ci riesce alla perfezione.  

Secondo tempo: il convalescente Politano calibra un cross al bacio per Osimhen che si insinua alla Arsenio Lupin fra due difensori piuttosto sonnolenti e il Napoli la sblocca. La disperata Udi prova a reagire, ma Meret respinge quel che può. Osi raddoppia pure ma purtroppo per una manata di centimetri è in fuorigioco. Peccato, perché aveva fatto un movimento di ritorno di gran classe e senso di posizione. Il Napoli non ha la capacità di raddoppiare, poi col passare del tempo appunto cala e la malmessa Udinese pareggia con un guizzo malefico di Success che non fa capir nulla ad Ostigard. Napoli punto e a capo. Osi esce addirittura col ginocchio dolorante, chissà la diagnosi. Si incrocino le dita. Ma più che altro per terminare con onore una maldestra stagione ci vorrebbero maniate di sale. 

Calzona uomo del gol (nella propria porta)- Da quando il tecnico calabrese è subentrato a Mazzarri in 11 partite il Napoli ha sempre preso gol. Una statistica sconfortante. Non è stato per nulla capace l'erede di Garcia e Mazzarri di migliorare la fase difensiva. Certo, le sbavature dei singoli sono state determinanti e fatali, ma è tutta la fase difensiva che fa acqua. Ad Udine nel finale è stato provvidenziale un ripiegamento del Cholito Simeone, ma sul gol ad Ostigard è girata la testa. Troppe reti incassate, dovute a disattenzioni ma anche a uno scarso movimento senza palla di chi dovrebbe dar man forte ai quattro di dietro. 

Ma chi sostituirà il più forte attaccante d'Italia dopo Lautaro- Il Napoli attuale senza Osimhen sarebbe un gruppo da zona salvezza. Ad Udine lui è stato ancora una volta salvifico. L'amarezza è che fra poche settimane sarà ceduto per una cifra ancora in bilico. La clausola dice 130 milioni ma il Psg capofila dei (pochi) pretendenti starebbe tirando sul prezzo. Ipotesi Chelsea che in cambio offrirebbe Lukaku e male non sarebbe. In ogni caso, pedere il giocaore più significativo dopo una stagione molto deludente non è il modo migliore per gettare la prima pietra per la rinascita. Sul mercato, per esempio Lukaku a parte, non ci sono grandi attaccanti alla portata del tiratissimo portafogli di Aurelio De Laurentiis. Bisongnerà affidarsi ancora una volta al talento, al fiuto e alla buona sorte dello scouting e di Manna. Non è detto però che ogni volta debba andare di lusso. 

Sarò con te, ma fino a un certo punto- Mentre il film scudetto di Adl spopola nelle sale cinematografiche, il presidente padrone tuttologo brancola nel buio nel tentativo di costruire un futuro decente. Se fosse vera la voce che Antonio Conte gli avrebbe detto di sì ma lui avrebbe fatto un passo indietro dopo essersi fatto due conticini in tasca, sarebbe la conferma di un vecchio adagio che rimbalza fra i bari dello sport cittadini. E cioè che Adl non ci tiene più di tanto a rivincere lo scudetto piuttosto preferirebbe un piazzamento fra le prime quattro ma a basso costo o comunque senza doversi svenare per l'esoso Bell'Antonio e per la sua lista dello spesa senza ombra di dubbio impegnativa. 

Poi sono state imbarazzanti le parole del presidente che pretende dai tifosi una atteggiamento "molto più aziendalista", osando portare ad esempio il Manchester United. Un paragone che conferma la scarsa conoscenza del mondo e della storia del calcio da parte del numero uno azzurro, o forse la sua finzione di non saperne. Improponibile fare un confronto fra la realtà nostrana e quella inglese, dove se una squadra retrocede i tifosi piangono e cantano con le sciarpe al cielo. Quelli del Napoli cominciano ad essere sempre più oppositivi alla figura del presidente e delle sue pubbliche esternazioni, troppo spesso insopportabili gaffe. La popolarità di De Laurentiis è ai minimi storici. Toccherà a lui tentare di risollevare il morale di una piazza che è crollata ai limiti della depressione calcistica. Ma se davvero ha detto, o dirà di no a un disponibilissimo Conte allora si partirà molto probabilmente col piede sbagliato.  

(Foto fonte Sportmediaset).

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Enzo Famiglietti

Nato a Napoli alla fine degli anni sessanta.Inizia la sua carriera giornalistica a metà degli anni novanta presso il quotidiano sportivo di breve durata Campania Sport e poi diventa redattore alla Verità di Napoli-Napoli più, dove si occupa delle pagine dedicate al Napoli ed anche dell'impaginazione delle altre sportive. Ma la sua passione resta il calcio. Negli anni successivi collabora, come redattore, al Corriere del Pallone e negli anni recenti a vari siti web Per sempre Napoli, 87 tv e successivamente ilcuoreazzurro.it

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