il raggiungimento di uno status, al quale sinora gli azzurri non erano mai approdati. Di squadra molto matura, cinica, pratica. Capace di imporsi in uno scontro diretto con quel briciolo di cazzimma che occorre per lottare da scudetto.
Essì, nell’ex San Siro il Napoli ha vinto una partita per così dire sporca. Nel senso che il gruppo Spalletti ha fatto a gomitate ed ha saputo rubare attimi ed occasioni. Riavvolgendo il nastro di Milan-Napoli si evince che i rossoneri hanno colpito due pali e costruito più palle gol, Meret per inciso è stato uno dei migliori in campo, mentre il gruppo Spalletti si è talvolta rintanato ma quando si è fatto avanti è stato devastante.
L’inzuccata decisiva di Simeone è l’assolutezza di un esame di maturità superato finalmente a pieni voti.
Gli azzurri hanno meritato tutti un sette in pagella, ma tre menzioni sono d’onore: come già detto Meret, Kim e Kvara. Per non dire dell’impeto di Simeone e dei sacrifici di Lobotka, a tratti imbolsito ma nel secondo tempo decisivo come centrocampista di lotta e governo.
La partita è scivolata più o meno così: i padroni di casa l’hanno subito impostato la gara su un ritmo alto ed un pressing asfissiante. In cattedra loro. Gli azzurri invece non hanno subito trovato né spazio né ritmo per farsi avanti.
C’è voluto un super Meret per salvare un paio di situazioni tremebonde nel primo tempo. Il Napoli, intanto, non è riuscito nei primi 45’ ad esser quasi mai pericoloso.
Nella ripresa la musica è cambiata. Gli azzurri si son presentati in veste ambiziosa e preziosa. Hanno fatto gioco e preso coraggio. Kvara piroetta e si è guadagnato un rigore. Politano ha tirato male, mezzo moscio e centrale, ma gli Dei del calcio gli hanno strizzato l’occhio.
Poi i rossoneri hanno reagito con prontezza felina e la vecchia volpe di Giraud ha pareggiato. Sull’azione dell’1 a 1, Zerbin un po’ frastornato. Eccesso di fiducia in un giovane imberbe da parte di Spalletti? Ma no, perché dopo il puello si è dato molto da fare e ha superato la timidezza iniziale.
E’ statto infine Simeone ad accompagnare l’esaltazione della grande squadra. Maschia e di sana e robusta costituzione. Il cholito ha avuto il fiuto del marpione d’area e segnato un gol antologico: 2 a 1. Per tre punti pesanti. Per due motivi: il Napoli resta aggrappato al primo posto, in condominio con un’Atalanta che attenzione quest’anno è fra le favorite scudetto. Eppoi perché concede una consapevolezza della propria forza ed un’autostima da primi della classe. Un Napoli secchione. Che ha sgobbato tanto per diventare quello che negli ultimi anni tutti volevano ma mancava sempre quel pizzico di.
Inoltre, vincere prima della sosta e peraltro uno scontro diretto è il massimo che ci si potesse aspettare. Che non sia come un anno fa. Sarebbe un dolore troppo forte per i cuori azzurri. Ma attenzione, il Napoli 2022-23 è davvero più forte di ogni passata edizione. Si spera solo che regga al tempo e ad ogni insidia interna ed esterna. Eupalla ci potrà metter lo zampino, vedesi i due legni centrati dal Milan, ma il Napoli è chiamato ad avere continuità. Gli ingredienti e gli auspici sinora sono da stella.