Venditti cantava "Torino" nel 1982, gli anni in cui tanti napoletani si trasferivano nel capoluogo sabaudo. C'era la Fiat, c'erano le tante aziende che davano lavoro a meridionali. C'era il Napoli di Rino Marchesi e Massimo Palanca, Castellini e Ruud Krol. Di lì a poco sarebbe nata l'epopea di Maradona. "Quel Napoli ce lo ricordiamo bene - racconta Vincenzo Cirillo, presidente del Napoli Club Ivrea - il nostro club è nato negli anni 70, è uno dei più longevi e dei più attivi. Abbiamo seguito la squadra in mezza Europa e in tutte le categorie: A, B, C. Oggi siamo una cinquantina di persone e purtroppo, a causa delle disposizioni anti assembramento, siamo anche costretti a non poter vedere la partita tutti insieme. Con il Parma eravamo in venti, con la Juve spazio agli altri perché allo stadio, ovviamente, è impossibile andare". Ivrea capitale del tifo napoletano in Piemonte. "Ivrea è piena di napoletani e spesso arrivano da noi anche persone che si trovano per qualche settimana a Torino e cercano un luogo dove vedere la partita insieme a tifosi azzurri. E' una cosa bellissima ritrovarsi. L'integrazione? E' ottima. Noi lavoriamo da tanti anni qui e ci teniamo ad essere considerati come un club radicato sul territorio. Da cinquant'anni a questa parte di beneficenza ne facciamo molta, attività sociale, presenza sul territorio". Ma quando c'è Juventus-Napoli esce fuori tutto l'orgoglio napoletano. "La soddisfazione più bella è stata la vittoria 3-1 nell'anno del primo scudetto. Ero allo stadio - conclude Cirillo - e la gioia di quella vittoria me la porto dietro ancora oggi. Con lo Stadio delle Alpi eravamo sempre in tantissimi: più napoletani che juventini, ora le cose sono cambiate, ma c'è sempre la grande fiducia nel nostro Napoli".