Se il Napoli aveva delle piccole certezze, gli otto gol rifilati a Udinese e Lecce, ora le ha perse del tutto. Si ritrova come un cucciolo smarrito, bastonato e con più problemi di prima. Non esistono attenuanti alla sconfitta con la Viola. La stanchezza di Coppa? Macchè la Fiorentina ha giocato due giorni dopo il Napoli ed era guizzante e viva come non mai. Se si erano viste delle otttime cose negli ultimi 180' di campionato e anche contro il Real, il Napoli ha fatto ben due passi indietro. Sul piano del gioco è stato leggero come una piuma, sul piano della personalità non ha mai messo in campo la rabbia adatta. Ma cosa può esser successo? La sensazione è che il metodo Garcia abbia ancora molte, troppe lacune, e non riesca a trovare continuità. Il Napoli degli ultimi due anni soffriva di quaolche sbalzo umorale, ma mai così forte, così netto. Garcia non riesce a dare perseveranza e crescita sostanziale alla squadra: una due buone prove sono s eguire da un nulla.
Servirebbe una rivoluzione. Magari drastica come quella francese con teste che volano, in questo caso in moto metaforico ci mancherebbe altro. Per prima quella del tecnico che torna inevitabilmente in discussione, se prima aveva riguadagnato stima e consensi da oggi il passo indietro è spietato.
Molte scelte di Garcia non convincono. Prima fra tutte quella dell'esclusione di Mario Rui per Oliveira, la cui prova contro il gruppo Italiano ha lasciato molto a desiderare. Il portoghese gioca molto di più la palla e questo favorisce anche il lavoro di Kvara. Ma nelle gerarchie di Garcia l'uruguaiano è il favorito ma in campo se ne vede poco.
Punto sulla difesa: contro la Fiorentina il lavoro svolta dal sin qui promettente Natan è apparso molto, troppo inconsistente. Non rapido nelle chiusure, spesso fuori posizione, mai come oggi si è avuta la netta conferma che il samurai Kim non è stato rimpiazzato adeguatamente. E qui sono dolori, perché lo steesso Juan Jesus spesso fa acqua e il titolarissimo Rrahmani al suo rientro troverà pane per si uoi denti, dal momento che ha sempre dato idea di non potercela fare da solo, enza una spalla di spessore accanto.
In campo: la Viola è partita indemoniata e subito metteva le carte in chiaro: vogliamo vincerla. E difatti dopo pochi minuti, al cospetto di una difesa pingue e sonnolenta, andavano avanti, 0 a 1.La reazione del Napoli non era una gran cosa, volontà e tanto disordine, mancava l'assolo, mancava la qualità del collettivo. Solo un episodio può salvare il Napoli e nel recupero arrivava un rigore: calciava Osimhen e per una volta faceva centro dal dischetto, 1 a 1.
Nella ripresa la volontà non mancava, sostanza e qualità però difettavano di molto. E la Fiorentina passava con un centro di Bonavenutra, nella totale impotenza della difesa azzurra. Catastrofica.
Addirittura a tempo scaduto su contropiede Gnzales per il 3 a 1. Debacle.
Una sconfitta così dura e netta prima della sosta è un bel guaio, soprattutto per uno spogliatotio come quello del Napoli che non si capisce sino a che punto stia dalla parte dell'allenatore. Si dice nei basssifondi che non si sia granchè di feeling ma più che altro ci si tolleri, con un andamento altalenante a seconda delle partite e dei casi.
Il presidente, che pure è correponsabile di quessta sventura, è chiamatao al capezzale della squadra. Cosa possa fare non lo si sa. Ma sarà suo dovere cercar di mettere ordine.A costo di tagliare appunto qualche testa eccellente. E ci riferiamo solo ad una persona.
(Foto fonte Calcionapoli24)