Alla ministra Lucia Azzolina che chiedeva di aspettare ancora qualche settimana per vedere l’evoluzione dell’emergenza, hanno risposto secco: niente da fare, troppo rischioso rimettere sulle strade e nelle aule 8 milioni e mezzo di studenti dai 6 ai 19 anni, più magari i bambini dell’asilo, quasi due milioni di persone tra professori e personale della scuola. La decisione non è ufficializzata ma il percorso è segnato.
Il piano B
Il finale è surreale: ancora il decreto approvato lunedì dal governo non è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale, dunque non è ancora legge e già le sue previsioni sono per metà inutili. Si parla ancora dell’ipotesi di un rientro a scuola entro il 18 maggio e già questo scenario è spazzato via: le sue disposizioni diventano un periodo ipotetico dell’irrealtà. Dunque si procede con il piano B: niente esame di terza media e maturità ridotta al solo colloquio orale. Si attendono ora le circolari con i dettagli. A sentire la voce degli esperti, ai quali la ministra Azzolina ha detto più volte nelle ultime settimane di affidarsi totalmente, anche l’esame sarà soltanto online, a distanza, da casa, perché si riduce l’ipotesi per far tornare i maturandi, studenti adulti, a turno per fare l’esame orale nella loro scuola, dalla metà di giugno.
L’incognita di settembre
Per capire che cosa succederà a settembre, è ancora presto: al ministero non c’è un piano prestabilito perché molto dipenderà dalla situazione del Paese (si può andare a scuola con le mascherine?). Ma tra gli esperti cominciano a circolare ipotesi diverse: dai turni al ritorno della didattica online. A questo punto diventano anche incerte le speranze di ripartire all’inizio del mese con corsi di recupero del programma - un’altra delle novità i cui contorni sono delineati nel decreto di lunedì - non fatto in questi mesi: sarà possibile, se la situazione non sarà normalizzata, realizzare questo ulteriore sforzo, contando tra l’altro che ci saranno 200 mila supplenti in cattedra?
Fonte:Corriere della Sera