Lunedì, 21 Novembre 2016 19:09

Quando Mertens fa il vero “falso nueve”

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Chi ha seguito Spalletti, Montella e Guardiola con maniacale attenzione avrà sicuramente storto il naso quando ha visto giocare Mertens, ma, soprattutto quando è stato accostato lo stile di gioco del folletto belga a quello di Totti oppure Messi.

Nella storia del calcio i modelli che hanno portato allo sviluppo dell’odierno “falso nueve” sono principalmente tre (ovviamente si utilizza la terminologia spagnola perché con Guardiola il meccanismo ha ottenuto la sublimazione più redditizia):

  • -        Uno è il filone catalano dove dapprima Crujiff con Michael Laudrup e poi Guardiola ed i suoi successori con Messi hanno fatto ricorso a questo meccanismo tattico;
  • -          L’altro è italiano con Spalletti che utilizzava Totti come centravanti per liberare lo spazio ad esterni prolifici come Mancini, Taddei e Vucinic;
  • -          Il terzo si perde nella notte dei tempi nell’Ungheria, più precisamente nell’Honved allenato da Bela Guttmann, l’inventore del 4-2-4 con il quale Telè Santana nel 1982 fece innamorare tutti gli amanti del calcio, gioco offensivo il suo. Il terminale offensivo doveva essere tal Voriki che l’allenatore aveva portato con sé dal Ujpest, la sua precedente formazione, caso volle che il ragazzo si fece male, Guttmann si guarda attorno e cambia le caratteristiche del sistema di gioco e la storia del calcio in generale. Dalla mediana pesca una mezzala e gli cuce addosso il nuovo ruolo di punta capace di collaborare alla gestione del gioco. Il ragazzo era Ferenc Puskas, che segnò 352 volte in 341 partite con l’Ungheria e 157 volte in 182 partite nel Real Madrid, nonostante fosse tutto tranne che un centravanti. Altra esperienza simile fu quella legata ad un altro “falso nueve” Nandor Hidegkuti, divenuto istituzione mondiale è stato un attaccante della grande Ungheria degli anni ’50. “L’attaccante ungherese è stato visto più nel proprio rettangolo di gioco che in quello avversario”, scriverà il Guardian all’indomani della vittoria ungherese in terra inglese.

Analizzando il match di ieri alla Dacia Arena, abbiamo assistito alla metamorfosi di Dries Mertens, il belga, soprattutto nel secondo tempo ha agito più da trequartista che da prima punta, liberando gli spazi centrali per le incursioni di Hamsik oppure Diawara (autore di una pregevole conclusione da fuori area) ma, soprattutto, per il genio di Lorenzo Insigne che si è sbloccato dopo un periodo di digiuno realizzativo; nascerà un nuovo “story-telling” per il Napoli? Sì, soprattutto se dovesse cambiare la filosofia offensiva di squadra, non più delle posizioni da mantenere in campo ma degli spazi da attaccare, da creare togliendo difendenti avversari per farli occupare dalle nostre mezzali oppure dai nostri attaccanti esterni ed anche Gabbiadini potrebbe giovarne, perché il bergamasco ha caratteristiche molto simili ad Eto’O oppure a Pedro, che hanno sublimato, con i loro tagli fuori-dentro oppure con le giocate a due con Messi, la storia del Barcellona, in particolare e del calcio, in generale. In fondo i costi (lo scarso equilibrio in fase di non possesso) possono essere brillantemente superati dai benefici (maggiore possesso-palla e più elevata capacità realizzativa in fase di possesso-palla), perché non provarci.

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