Dopo mesi di primato, il Napoli è sorpassato dall'Inter non brillante, lontana dalla forma top ma volitiva e decisa. Ora i nerazzurri sono un punto sopra e la sfida di sabato al Maradona sarà tutta in salita per un gruppo Conte in evidente involuzione, di gioco e di spirito combattivo. Sulle rive del lago, reso ancor più celebre dai Promessi Sposi, in taccuino di buono per gli azzurri c'è stato davvero poco. Il secondo gol di Raspadori in altrettante gare, una discreta prestazione di Billing, qualche spunto interessante di Okafor nei minuti finali. Ma dietro la sconfitta nulla a cui appellarsi, appena qualche occasione che sul tramonto gara si poteva sfruttare meglio. E le solite difficoltà dovute alle assenze. Troppo poco per giustificare quattro gare senza vittorie.
E a proposito di zona Cesarini e finali di gara, i minuti decisivi sono stati fatali per il Napoli nelle ultime quattro uscite, valse appena tre punti, media lontanissima da quella scudetto. Nelle due sfide di Roma, il pareggio degli avversari è giunto a un soffio dalla fine, la rete pesantissima di Lautaro per l'Inter sul Geona è stata registrata al minuto 77 e sul ramo del lago, quella di Diao al 78esimo. Se ne trae l'impressione di un Napoli che perde colpi con lo scorrere del timer, quasi accusasse un'ingiustificabile stanchezza, poichè non ha coppe e gioca una sola volta a settimana.
Oggi ahinoi la certezza è una: le chances scudetto degli azzurri sono crollate in quattro uscite, in cui hanno raccolto la miseria di tre punti.
Al Sinigaglia, il Napoli ha poche, e arcinote, attenuanti. Un errore marchiano in avvio di Rrahmani, al quale c'era il tempo per recuperare. Dopo il pari di Raspadori, sembrava che potessero trovare il guizzo quello giusto, vincente, però nel secondo tempo gli azzurri sono apparsi imballati, spenti, poco presenti al gioco, un paio di chance nei minuti terminali ma nulla altro. Il Como, per contro, si è confermato squadra in evidente crescita, dal morale alto e qualità in campo eccelsa. A proposito di testa. Il Napoli del secondo tempo ha smarrito quella rabbia e la cattiveria agonistica che avevano caratterizzato il suo imperioso cammino fino a un mese fa. Per la cronaca, il Napoli non perdeva in trasferta da 189 giorni, kappao a Verona.
Partita da dimenticare. Secondo tempo sconcertante- Il Como gioca con la testa libera, il Napoli sotto un macigno di pressioni. Conte ripropone il 3-5-2 e a sorpresa relega il diffidato Anguissa in panchina per fare spazio all'esordiente Billing che ha giocato un primo tempo molto apprezzabile.
Non è giornata e lo si capisce dopo poco. Il pasticcio è indimenticabile, di rado visto: Rrahmani s'inventa un retropassaggio imbarazzante che coglie di sorpresa Meret. Fatale l'errore del difensore che dà la palla al portiere senza guardarlo e valutarne la posizione. Rob de matt, per citare una tipica espressione di Gianni Brera. Una di quelle gaffe che passano e ripassano in primi battuta fra i filmati comici sul calcio. Autogol colossale e di una gravità inopportuna, per l'enormità della posta in palio.
Per un altrettanto strafalcione difensivo dei comaschi il Napoli pareggia: un gaglioffo retropassaggio, una palla mal controllata e ancora Raspadori fa il bis dopo Roma e la mette nel posto ideale per un attaccante. E' 1 a 1 e si riparte daccapo. Il Como sbanda, concede spazi indietro, la fase difensiva è spesso distratta ed approssimativa. Gli azzurri ne approfittano solo in parte, Jack è pronto come un pirata, Lukaku meno ma l'appoggio dei compagni spesso lascia a desiderare. Al riposo come si era cominciato in perfetta parità. Un gol per parte su altrettanti sbandate difensive. Il peggio però sta per venire.
Secondo tempo. Il gruppo Fabregas raccoglie idee e coraggio e cambia faccia. E' aggressivo. Propositivo. Mentre gli azzurri si fanno passivi. Subiscono troppo. Perdono brio e pure quella mentalità vincente che li aveva lanciato sino al primato. Conte rimescola le carte, dentro Simeone ed Anguissa per Billing ed il fantasmatico Lukaku. I nuovi ingressi sono per un attimo danno brio alla causa. Mc Tominay ha l'occasione della domenica, sulla quale Butez compie una parata di quelle da annotare nel proprio libro di memorie.
Ma tocca a Diao spezzare i sogni azzurri, su una palla mal gestita a centrocampo e sulla quale i tre difensori vanno in tilt. Como avanti ed Inter al sorpasso. Il tentativo di reazione del Napoli è flebile, appena un tiro dal limite di Anguissa, che è una telefonata d'amore per il portiere. E' una scivolone pesantissimo, soprattutto in vista della super sfida di sabato che mette ansia ad un Napoli al punto più basso della stagione.
Le difficoltà di un attacco spento- Abbastanza convincente Raspadori, designato uomo della provvidenza, due reti in due gare, di meglio non poteva. Cala alla distanza, comprensibile per uno che sinora aveva giocato pochissimi minuti e non ne ha 90' nelle gambe. La coppia con Lukaku è quasi una scelta obbligata per la rosa ridotta al lumicino, ed il belga ancora una volta ha deluso.
Lukaku non assistito al meglio dal gruppo, ma la vuole sempre fra i piedi. Non riesce mai a trovarsela quella maledetta. Sostituito dopo 61 minuti. Mai entrato in partita. Nove gol e 7 assist sono il suo attuale bilancio, ma purtropp0o, come a Como, in troppe apparizioni è stato di una impalpabilità totale. Conte ha sulla coscienza l'imposizione di un acquisto molto discusso e discutibile. Con quei soldi si poteva far meglio. Non ci si può appellare sempre agli inserimenti dei centrocampisti, Mc Tominay (sei gol) ed Anguissa (cinque). Il Napoli nelle ultime quattro sciagurate partite ha realizzato appena quattro reti.
Difesa che balla- Sino a poco tempo fa era il vero punto di forza del gruppo conte. Che nelle ultime quattro ha incassato ben sei gol. La media è rovinata. E in fase peggiorativa. Gli infortuni certo di Buongiorno, Olivera e Spinazzola sono stati letali. Ma almeno a Como la retroguardia a tre non ha convinto. Sul secondo gol, dormita collettiva. Se si ritornasse a quattro male non sarebbe. Con l'uomo in più dietro Conte ha sbaragliato ogni record di tenuta difensiva. Riflessione richiedesi, ma il grande problema è anche che...
Squadra indebolita dal mercato- A gennaio la campagna acquisti è stata una barzelletta. La gravissima partenza di Kvara non ha trovato soluzione alternative. Okafor a Como è sembrato in leggera crescita, ma una squadra che punta allo scudetto avrebbe dovuto fare investimenti mirati e di alto profilo, non necessariamente onerosi ma almeno precisi ed intelligenti. L'immobilismo di De Laurentiis e la poca agilità di Manna in fase di trattativa sono destinati a pesare sulle ambizioni della squadra. Conte ha una panchina molto corta e di valore non esaltante. Manca del tutto il calciatore che può spaccare la partita, l'uomo che subentrando garantirebbe il cambio di passo, quell'accelerazione vincente.
I troppi infortuni- Continui e a cadenza regolare gli acciacchi muscolari e tutti in allenamento: Buongiorno, Olivera, Spinazzola ora Mazzocchi. E qui le responsabilità sono del tecnico e del suo staff. Evidentemente i carichi di lavoro sono eccessivi e i muscoli fanno crac. Altrimenti sarebbe incomprensibile per una squadra che gioca solo una volta a settimana. Preoccupa la cadenza regolare dei malanni anche in chiave futuro. Dopo Mazzocchi se si continua di questo passo chi potrebbe essere il prossimo.
La super sfida scudetto di sabato fa venire i brividi da ultima spiaggia- Si gioca sabato 2 marzo ed è presto per definirla gara decisiva per le sorti del campionato. Ma se l'Inter dovesse passare al Maradona, arretrato di quattro punti sarebbe davvero improbo per il Napoli scalare una parete verticale. Anche in considerazione dello stato di scarsa forma degli azzurri. Certo, affronteranno una Inter non al top: tanta sofferenza per battere un Genoa tutte lodi ed applausi, molti infortunati fra le fila di Inzaghi e qualche prima donna fuori forma. Poi la partita del Maradona capita di mezzo fra due tiratissime per i campioni d'Italia: la Coppa Italia con la Lazio e la Champions. Purtroppo il Napoli non dovrà solo temere una squadra sulla carta più forte nei singoli e nel collettivo e con una rosa oggi molto più ampia ma anche se stesso ed i limiti attuali, in parte dovuti agli arruolabili contati, ed anche a uno scadimento prestazionale. In ogni caso, Napoli-Inter sarà una delle partite più importanti per la storia del Napoli, non determinante ma di importanza estrema e destinata a passare ala storia. Qualsiasi sarà il risultato finale. Il grande rammarico intanto resta che per una serie di non accorgimenti si rischia di buttare al vento una stagione che aveva tutte le prerogative per essere esaltante e da tricolore.
(Foto fonte Ansa)