Sabato, 16 Settembre 2023 15:28

Il Napoli si salva per il rotto della cuffia. Garcia mah. Aureliò è già tempo di darti del colpevole

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Quando le squadre al fischio finale del primo tempo sono rientrate negli spogliatoi, ognuno si è chiesto dove fosse rimasto il leggendario Napoli del terzo scudetto. Se non fosse mai volato a Genova, o se ne stesse a far bisboccia in una trattoria della riviera, e a gustarsi un pesto doc. Eppure era sceso in campo ma nessuno lo aveva avvistato. Sotto di un gol e con lo scorno in corpo. 

Squadra irriconoscibile rispetto ai bei tempi che furono, la logica sequenza della prova a cantilena con la Lazio.  Eppure al San Paolo, anche s'era visto soprattutto nel primo tempo qualche sprazzo di vivacità. A Marassi invece piattume. Non un tiro in porta nei primi 45' e soprattutto una difesa da far venire i brividi ai nostri, e leccarsi i baffi ad attaccanti avversari non certo di quelli nominati per il pallone d'oro. Genoa avanti di due e Napoli già dato per spacciato.
Un Napoli sganasciato e senza né capo né coda che ballava assai in difesa e davanti faceva una fatica erculea nel crearsi qualche misera occasione. Poi nella ripresa le cose si sono in parte sistemate: il già discusso Garcia ha azzeccato qualche cambio, e prima Raspadori, poi Politano con due prodezze hanno pareggiato un conto che odorava già di vergogna. 

A conti fatti si sono limitati i danni, ma non si torna a casa col sorriso stampato. Il Napoli è ancora un cantiere aperto, anzi una squadra in bilico: appena pochi mesi dopo aver festeggiato lo scudetto gli azzurri sono in crisi identitaria mentre le rivali già vanno come un rapidissimo. 

Il Napoli del primo tempo è stato, ribadiamo, indecenza pura, nessun tiro in porta, una fatica da orbi a trovar spazio, insomma un disastro. Non è un caso che sia andato sotto causa l'ennesimo pasticcio difensivo, della serie, ma dove sei Kim. Molto lontano purtroppo e la sua mancanza pesa in assoluta drammaticità. Riedizione di Napoli Lazio: quando arriva la palla buona, quella per gli altri, ma malefica per la retroguardia azzurra, c'è un buco lì in mezzo, con tutti fuori fase, spiazzati. L'anticipo dei difensori azzurri è un ricordo lontano. Juan Jesus s'addormentava come un citrullo. Il primo gol fotocopia di quello con la Lazio, Mala difesa. 

Ed anche il raddoppio dei grifoni è stato riconducibile ad un altro cataclisma difensivo degli azzurri: scontro Meret-Ostigard e ne nasceva un patatrac. Era l'apoteosi della grande bruttezza. Intanto la presunta reazione del Napoli appariva flebile come il vagito di un cucciolo. Finchè Raspadori non accorciava inventandosi uno dei suoi, di splendida fattura. Ed infine Politano recuperava una partita quasi impossibile. Colpo di teatro. 

Ma intanto la lanciatissima Inter è già cinque punti davanti ai campioni d'Italia e dopo quattro turni non c'è da star felici. Il titardo è già un probloema. Ma cosa è accaduto alla squadra che aveva stracciato il campionato e che ora ti sembra una compagine di media classifica, che ha perso quasi tutto il suo stile impareggiabile. Oltreché soprattutto i punti in classifica.

Da un paio di turni si avverte sempre più pesantemente l'assenza del Samurai Kim in difesa. Indietro si balla. Jua Jesus ed Ostigard sono gregari mediocri, lo stesso Rrahmani vedovo del coreano non dà garanzie. Del nuiovo arrivato Natan si sa davvero poco, se non che Garcia sinora non l'ha messo in campo. O è fuori forma- e sembra davvero strano a un mese dal suo arrivo- o monsieur non si fida di lui. E questo è lo scenario peggiore.

E qui entrano in ballo le gravissime colpe della proprietà. Il presidente de Laurentiis sempre più oroentato ad un gestione, anzi una gestazione, familiare del "giocattolo di casa" era già da lunghi mesi a conoscenza dell'addio di Kim. Era scontato che qualche grande club europeo quella maledetta clausola la pagasse. A cercare un sostituto di eguale livello ci avrebbe dovuto pensare anzitempo, a giugno. E non nell'ultima sessione di mercato, peraltro acquistando a due soldi un brasiliano dalle tanto dubbie qualità.

Il futuro è già ben visibile nella sfera. Con questa difesa saranno dolori ed urla di pianto, e in campionato e in Europa. E non solo. L'approccio al mercato sarebbe dovuto essere diverso. Il Napoli dopo aver vinto lo scudetto ed essere approdato ai quarti di Champions di soldi in cassa ne aveva e parecchi. Eppure si è lavorato alla sparagnina. Nessun grande colpo in entrata, nonostante l'ingresso a Genova di Cajiuste desti soavi speranze. E i dirigenti? Via Giuntoli, promosso il genero del padrone (roba da Corea del Nord) e ingaggiato il diesse dello Spezia retrocesso. Ogni considerazione ai posteri. 

E così oggi il Napoli ha perso ogni continuità, quasi ogni legame logico, con la squadra che faceva cin cin al tricolore. Ecco a tal proposito, lo zampino di monsieur Garcia. Non ha ancora trovato la quadra, nè dato equlibrio o un gioco fluido alla squadra. Kvara parte troppo da dietro, Osimhen è stato deludente. A valutarlo da Genova altro che contratto da 12 0 15 milioni, ma sappiamo che la colpa di una prova sotto tono non è tanto sua. Garcia sinora non ha trasmesso nè grande grinta nè trame di gioco. La prima pagellona negativa del campo è per lui. Degli sconquagli di Adl si è già detto e bene farebbe il vulcanico, ed ormai giurassico presidente, a valutare la serie ipotesi di farsi da parte. Non ha più idee né una visione ambiziosa per il futuro. E' ora di vedere caro Aureliòp, per dirla alla transalpina.

Intanto sul fronte concorrenti la Juve ha tirato fuori un figurone: squadra quasi accademica, secondo il verbo allegriano, difesa compatta e micidiale coppia d'attacco Vlaovic- Chiesa. L'Inter da par suo è di una solidità impressionante ed almeno ad oggi, prima dell'inizio della Champions, è molto maturata e più concreta e feroce rispetto all'anno passato. Soprattutto i nerazzurri sono un po' la copia del Napoli passata edizione. Se il trend è questo, il Napoli farà fatica a lottare per la vetta. Per non dire che ne sarebbe escluso prima del previsto.

(Foto fonte tuttomercato.web)

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Enzo Famiglietti

Nato a Napoli alla fine degli anni sessanta.Inizia la sua carriera giornalistica a metà degli anni novanta presso il quotidiano sportivo di breve durata Campania Sport e poi diventa redattore alla Verità di Napoli-Napoli più, dove si occupa delle pagine dedicate al Napoli ed anche dell'impaginazione delle altre sportive. Ma la sua passione resta il calcio. Negli anni successivi collabora, come redattore, al Corriere del Pallone e negli anni recenti a vari siti web Per sempre Napoli, 87 tv e successivamente ilcuoreazzurro.it

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