Il Napoli non aveva mai vinto in campionato dopo una gara di Champions. La cartina al tornasole di una stagione di una squadra ancora alla ricerca di se stessa, di un'identità, o per meglio precisare di quella identità che oggi sembra lontana lustri ed erano appena pochi mesi. La vittoria sul Cagliari si porta dietro però più di una nota incoraggiante. Una squadra che lotta sino alla fine, che cresce sul piano della grinta, della determinazione e della cattiveria agonistica, la brillantezza della fantacoppia d'attacco Kvara-Osimhen, il non disunirsi dopo aver incassato un subitaneo pareggio. Tutte qualità che ai tempi di Monsieur Garcia erano merce rara. Con Mazzarri qualche migliorìa c'è. Nulla di trascendentale, sia chiaro, ma forse la si vede da lontano la via della rimonta.
Di negativo invece: una retroguardia che non riesce ancora a garantire stabilità. E uno sciupìo di palle gol, un difetto di tempi lontani che a volte sembra essere superato ma spesso ritorna a tormentare la manovra. Contro gli azzurri si sono però trovati un Cagliari molto organizzato in difesa, attento e concentratissimo e pungente quando si è fatto avanti. Non dovrebbe avere problemi a salvarsi la squadra dell'ex Ranieri.
L'apertura del Napoli è stata arrembante. Vivacissima. Palle gol come palline sull'albero di Natale. Ma quante difficoltà a concretizzare. Ed anche uno schizzo di iella. Ma la palla non entrava, tant'è che poi si è rischiato pure ed il bistrattato Meret ha dovuto fare scudo con le sue manone ipertrofiche. Al riposo dopo i primi 45 minuti, azzurri a testa taglio mezzo bassa, sotto un coro di fischi di un pubblico che non riconosceva del tutto la squadra che ama.
Ripresa dapprima fotocopia. Poi la svolta. Iniziale possesso palla tipo poesia di Natale, esercizio privo di fantasia. Ma a un certo punto arrivava il Mago di Oz, anzi di Os. Il bomber nigeriano si librava in volo fra due difensori e la metteva finalmente alle spalle di Scuffet. Ma il vantaggio azzurro è stato un brivido che vola subito via. E dopo pochissimo dall'uno a zero, Pavoletti ha trattato Juan Jesus come una trottolla-figura molle per il difensore- ed infilato Meret. Questo è stato un gol della serie se ci fosse stato stato Kim non lo prendevi. E grazie lo si sa eccome. Purtroppo. Ma grazie al cielo del calcio, ci sono ancora (per ora) Osimhen e Kvara: il primo ha difeso palla come un ossesso in mezzo a metà Cagliari e l'ha concessa con orgoglio a Kvara che centrava il palo interno-gol. Accipicchia che rete madornale. La differenza essì l'hanno fatta i campioni del Napoli, ed era ora che tornassero sull'Olimpo. A certi livelli. Il georgiano ha finalmente espresso quelle magnifiche qualità un po' smarrite negli ultimi tempi. Loro due. Che finché vestiranno la maglia azzurra potranno sempre far sognare che ogni impresa sia mai irraggiungibile.
Purtroppo Osimhen si è acciaccatino, si spera non sia nulla perché a Roma sabato sera non sarà una gita al Colosseo. Riflessione sul nigeriano. Il rinnovo del contratto è ancora in alto mare, anche se negli ultimi giorni si è detto a bassa voce che ci sia la volontà reciproca di provarci di nuovo. Oggi Os sarebbe al centro del progetto azzurro se non fosse che avrebbe voglia di Premier e sappiamo che l'oculatissimo, sin troppo, De Laurentiis davanti a certe cifre fa gli occhi languidi. Almeno che gli si prolunghi il contratto così da venderlo a una cifra più sostanziosa che se dovesse trovarsi a 12 mesi dallo svincolarsi. Per Kvara il discorso è diverso, ha più chances di continuare per almeno un altro anno l'avventura azzurra. Fumata grigia invece sul rinnovo di Zielinski, una lentezza di Adl davvero ai limiti del paradossale, se si considerano le pretese tutt'altro che smodate del fedelissimo polacco che guai se finisse per scadenza contrattuale in una diretta concorrente italiana.
In questo mistero di mercato spunta però una obbligo. Come già detto la difesa del Napoli, privata di Kim, concede almeno un gol con gravi colpe a partita. Tendenza preoccupante, quindi Adl farebbe bene a scucirsi dalle tasche un gruzzolo di milioni in vista del mercato di gennaio. Senza un centrale di profilo elevato, si rischia pure di perdere il quarto posto. Da queste parti lo hanno capito tutto.
Quanto Mazzarri stia invece capendo come far funzionare il Napoli, qualcosa in merito la si intravede. La squadra segue il tecnico, che la sta plasmando un po' sulle orme di Spalletti. Ha più mordente dei tempi della fallimentare rivoluzione francese, ed i suoi gioielli tornano a splendere. Però però. Sia ben chiaro non si può solo vincere contro le provinciali e quelle di seconda fascia. Se lo vogliamo chiamare Napoli, oggi, gli si chiede il raid all'Olimpico per il cin cin natalizio.
(Foto fonte Eurosport).