“La situazione in Italia è anomala, non siamo abituati a questa programmazione di calendario rispetto ad altri campionati. Non giocare in contemporanea ti porta agevolazioni, ma anche penalizzazioni. Disputare tutte le partite alla stessa ora, però, ti fa giocare con qualche pensiero in meno, rispetto alla pressione del sapere il risultato della tua concorrente - queste le parole di David Di Michele, ex calciatore, fra le tante, di Palermo e Torino, ai microfoni de “Il Sogno Nel Cuore”, trasmissione condotta da Luca Cerchione in onda dal lunedì al venerdì dalle 12:00 alle 13:00 su 1 Station Radio -. Pippo Inzaghi? La sua è stata un’ottima stagione con il Benevento. All’inizio si pensava potessero far fatica, invece hanno dimostrato il contrario con gioco e qualità. Il loro campionato è stato dignitoso, è nel girone di ritorno che hanno perso molti punti per strada. Torino? Sono stato onorato di aver indossato una maglia così blasonata nel calcio italiano. Fa piacere la loro salvezza, ma dispiace per le parole di Cairo ad Immobile. La mentalità italiana va cambiata, le partite vanno giocate fino alla fine, complimenti alla Lazio per averlo fatto. Salernitana? La loro promozione, dopo 20 anni, è stata un qualcosa di straordinario. Una cavalcata importante, nessuno si aspettava potessero arrivare in A, ed invece ci sono riusciti. Grandissimi complimenti al mister Castori, alla squadra, alla società, e ad una città calorosa. Proposte di Lotito? Nessuna, al momento. Farebbe piacere sicuramente poter dare un contributo a questa società in un’altra veste, mai dire mai, la porta è aperta. La mia esperienza a Palermo? Quella squadra viaggiava in alto in classifica, c’era entusiasmo. Una piazza importante, nella quale sono passati tantissimi campionati. Zamparini ha fatto grandissime cose a Palermo, manca un presidente così: conosceva davvero il calcio ed era piacevole parlarne con lui. Spero che tornino dove meritano di stare. Sirigu? Giusto fargli i complimenti, ieri sera grandissima prestazione dopo aver subito 11 gol in due partite. Io vicino al Napoli? Sì, quando ero a Salerno. All’epoca giocavo poco, e ci fu un contatto con gli azzurri quando erano in B. L’affare non si concretizzò perché Delio Rossi mi volle tenere quando salimmo in A. Futuro? Aspiro ad allenatore qualcosa di più del settore giovanile, magari una Primavera o prima squadra”.
CAVASIN
Alberto Cavasin a “Il Sogno Nel Cuore” su 1 Station Radio: “Ho lanciato Del Piero a 16 anni, Insigne me lo ricorda per qualità ed estro”
“Se fossi stato l’allenatore del Benevento, avrei vissuto la retrocessione con ingiustizia. In questi casi, nel calendario c’è bisogno di contemporaneità. Ad esempio, il giocare dopo, ha inciso anche nella partita del Milan con il Cagliari: i rossoneri hanno sofferto la pressione - queste le parole di Alberto Cavasin, ex allenatore, fra le tante, di Fiorentina e Sampdoria, ai microfoni de “Il Sogno Nel Cuore”, trasmissione condotta da Luca Cerchione in onda dal lunedì al venerdì dalle 12:00 alle 13:00 su 1 Station Radio -. Salvezza Torino per meriti loro o demeriti del Benevento? La squadra campana è stata artefice del proprio destino, nel girone di ritorno penso sappiano di aver sbagliato qualcosa. Il campionato del Toro è stato pessimo, nonostante una rosa da metà classifica. Se il Benevento avesse fatto meglio nella seconda parte della stagione, sarebbero retrocessi i granata. Napoli? Negli ultimi mesi hanno mostrato grande sicurezza di gioco, personalità, vanno in campo e dimostrano di comandare le partite. Ad oggi, sono la squadra più forte del campionato insieme all’Inter. La mano di Gattuso si vede nella mentalità che hanno nell’affrontare determinate situazioni, hanno la consapevolezza di essere forti e lo dimostrano sul rettangolo di gioco. All’inizio avevano cali di concentrazione, successivamente sono mancati diversi giocatori, con il rientro di Osimhen sono cambiate tante cose, ma è con la mentalità che si arriva ad avere risultati ad alti livelli. Negli anni, gli azzurri peccavano in questo, ed è il più grande merito di Gattuso. Se riconfermerei Rino? Assolutamente sì. Se rivedo caratteristiche di Del Piero in Insigne? Ho lanciato Alex quando aveva 16 anni, in Lorenzo vedo tantissime sue caratteristiche: posizione in campo, le giocate, il rientro e tiro a giro, la qualità degli assist, è una bella fotocopia di Del Piero”.
PAVARESE
Luigi Pavarese a “Il Sogno Nel Cuore” su 1 Station Radio: “Insigne ultima bandiera del calcio, sul suo rinnovo scritte tante fake news. Adl in Guerra Fredda con Giuntoli per colpa dei suoi ‘consiglioni’”
“Gattuso meriterebbe la riconferma, mi auguro che l’intelligenza delle parti faccia fare due passi indietro a chi deve farne uno - queste le parole di Luigi Pavarese, ex direttore sportivo del Napoli, ai microfoni de “Il Sogno Nel Cuore”, trasmissione condotta da Luca Cerchione in onda dal lunedì al venerdì dalle 12:00 alle 13:00 su 1 Station Radio -. Rino ha dimostrato le sue capacità nel momento più difficile della stagione, soprattutto quando ha dovuto rinunciare a diversi giocatori importanti, insistendo sempre con il 4-2-3-1. Avrebbe potuto anche lottare per lo Scudetto. La rosa già è competitiva, e con la crescita di un giocatore come Osimhen potranno dire la loro in futuro. Il processo di maturazione di questo ragazzo è avvenutoanche velocemente, considerando infortunio e Covid, ed il merito va anche a Gattuso, riuscendo a fargli modificare la sua unica pecca, il carattere. Ha dimostrato di poter rappresentare il Napoli nel prossimo futuro. Insigne? È il giocatore più forte al livello nazionale degli ultimi 20 anni. Lorenzo ha avuto una crescita esponenziale, è consapevole delle sue qualità e doti. Sarà determinante all’Europeo, e se le condizioni dei migliori nazionali saranno quelle attuali, l’Italia potrebbe vincere anche la competizione. Insigne, quest’anno, si è consacrato in terra europea, l’anno prossimo anche mondiale. Pisicane, l’agente, ha fatto bene a smentire le fake news che circolano sul suo rinnovo. Ad oggi, il capitano del Napoli è l’unica bandiera in attività, auguriamoci che ripercorra le orme di Totti, sperando che possa avere futuro anche come dirigente azzurro, anche se sarà difficile conoscendo la politica di De Laurentiis. Giuntoli? Luciano Moggi mi diceva che quando un direttore sportivo centrava 3 acquisti su 5, poteva ritenersi un grande direttore sportivo. Quando si prendo giocatori per grandi squadre, bisogna vedere se sono all’altezza ma concedendo il giusto tempo. Rrahmani, ad esempio, lo vedremo l’anno prossimo quando si troverà in campo con i 60mila del Maradona. Non dimentichiamo che questo giocatore, la scorsa stagione, fu considerato il miglior centrale del campionato insieme a Koulibaly. Dalla società è stato commesso un errore gravissimo, mettendo in discussione allenatore e direttore sportivo. Per quanto riguardo Gattuso, sbagliato far sapere di aver contattato altri tecnici, solamente la testardaggine di Rino non ha mandato alla deriva lo spogliatoio. Con Giuntoli, invece, è stata una guerra fredda per colpa dei ‘consiglioni’ di ADL e con dei dispetti: ad esempio, a Bari è stato mandato via il direttore sportivo, amico del ds azzurro e consigliato da lui alla famiglia De Laurentiis”.
BJELANOVIC
Saša Bjelanovic a “Il Sogno Nel Cuore” su 1 Station Radio: “Fino ad un mese fa, Osimhen mi aveva deluso, ora sta dimostrando di essere un top. Insigne la costante della stagione azzurra"
“Prima di arrivare in determinate società come direttore sportivo, devo prima fare la gavetta - queste le parole di Saša Bjelanovic, ex calciatore, fra le tante, di Atalanta e Verona, ai microfoni de “Il Sogno Nel Cuore”, trasmissione condotta da Luca Cerchione in onda dal lunedì al venerdì dalle 12:00 alle 13:00 su 1 Station Radio -. Rrahmani? Avevo qualche dubbio sul passaggio dal Verona ad una squadra come il Napoli e per le sue caratteristiche da difesa a tre. Veniva da un calcio croato poco tattico e ha avuto la fortuna di incontrare Juric, ha tirato fuori il suo meglio. Jorginho? Quando eravamo al Verona mi chiedeva consigli, non mi aspettavo la sua carriera, eravamo in B insieme ed ora sta per disputare una finale di Champions con un club blasonato come il Chelsea. Arrivò per il ritiro, fu bravo Mandorlini a vedere le sue qualità: lo inserì piano piano e divenne, alla fine, un titolare inamovibile. Pensava di mollare il calcio quando militava in Serie C, per la difficile situazione economica, ma quando arrivò a Verona non ebbe più quell’idea. Chi mi ha colpito e chi è stato sotto aspettative tra gli attaccanti del Napoli? Fino ad un mese fa, Osimhen mi aveva deluso, anche se con delle attenuanti. Nell’ultimo periodo, invece, sta dimostrando di essere un top giocatore e di grande prospettiva. Petagna, per ciò che ci si aspettava da lui, ha fatto il suo: ha sempre risposto bene quando è stato chiamato in causa. Lozano ha fatto davvero bene in determinati periodi. Ma per la continuità di prestazioni, il miglior attaccante azzurro è stato Insigne. Quanto ha sbagliato De Laurentiis a far partire chiamate ad altri allenatori nel momento negativo della stagione? Dopo una prestazione come quella di Verona, è anche giusto chiedersi cosa fare. A volte, toccare il fondo serve anche a ripartire ed è proprio in quel momento che hanno avuto la scossa. La frattura fra allenatore e presidente, però, non si è mai più risanata”.