la panchina e la rosa. E ci dici niente. Praticamente è tutto sul filo di lana. Capitolo uno, il prossimo allenatore. Fra De Laurentiis e Gattuso, se non guerra fredda, siamo ai titoli di coda. Il divorzio appare inevitabile.
Il presidente aveva presentato una bozza di rinnovo contrattuale, in inverno, per poi fare un passo indietro che ha stizzito molto il tecnico. Ora è Gattuso a volersene andare, mentre secondo qualche indiscrezione Adl ci potrebbe ripensare. In realtà, l’andamento brillante della squadra nelle ultime uscite è il miglior sponsor per Ringhio. Le due vittorie tutto pepe di Milano e Roma cambiano le carte in tavola, dopo una serie deprimente di delusioni, a questo punto giustificate con gli acciacchi di molti giocatori. Adl potrebbe tentare ancora di ricucire lo strappo, di convincere Gattuso, che a quanto pare però non ne vuole più sapere del Napoli.
Parentesi: siamo spettatori di un copione visto e rivisto. Mazzarri, Benitez, Sarri, per tutti scoccò implacabile l’ora del crac con il vulcanico patron. Adl, per dircela tutta, inscena indubbie capacità imprenditoriali, ma sul piano caratteriale e dei rapporti con gli allenatori è una catastrofe. Peggio della peggior suocera. Se dovesse andar via Gattuso, i nomi dei candidati sono tanti quante le modelle in una sfilata top ai tempi della Milano da bere. Si comincia dall’acerbo Italiano (bravo ma inesperto, almeno in A), per poi testare Juric e De Zerbi, con Simone Inzaghi graditissimo ad Adl. Juric ha un carattere di ferro e sa fare di necessità virtù. A Verona, da un gruppo senza fronzoli ha sempre tirato fuori il meglio. Merita una chance in una grande piazza. Su De Zerbi, giorni fa, si è espresso invece un grande ex, Emanuele Calaiò, “Per i giocatori di cui dispone il Napoli, il tecnico del Sassuolo sarebbe la scelta migliore”.
Per quando riguarda la scuderia, Adl mira a un contenimento del monte ingaggi. L’attuale è troppo elevato per le sue disponibilità. Il bilancio societario è precipitato in zona rossa, dopo anni di invidiabile fair play finanziario. La crisi dovuta alla pandemia ha messo alle strette il sistema calcio. Peraltro, il presidente azzurro beneficia di minime entrate con la sua attività nel mondo del cinema. Oggi il Napoli si autofinanzia. E gli introiti sono caduti in picchiata. Se non dovesse approdare in Champions, l’ombra di un ridimensionamento della rosa sarebbe ben più di un semplice timore, ma una stretta inevitabile. Potrebbero partire molte prime donne. I più richiesti sono Lozano, Koulibaly, Fabian Ruiz, anche Zielinski. Praticamente il fiore della squadra. Con la loro vendita, il Napoli farebbe ottima cassa e ridurrebbe l’onere degli stipendi. Ma dovrebbe, al tempo stesso, abbassare l’asticella delle ambizioni. Non più la corsa a perdifiato per un posto in Champions, ma l’apertura di un nuovo ciclo. Magari con molti innesti giovani, da impreziosire nel tempo.
Se così fosse, la scelta dell’eventuale successore di Gattuso ricadrebbe su un allenatore anch’egli giovane, nessun nome da prima pagina abbraccerebbe un programma in discesa. Italiano, forse, il primo nome. Però anche un grande rischio.
I tifosi purtroppo dovranno farsene una ragione. A meno di clamorosi colpi di scena, (certo, il tesoretto per la partecipazione al più prestigioso torneo europeo darebbe una spinta in più) chissà che la grandezza del Napoli di questi ultimi anni non sia giunta al capolinea.