La domenica dei grandi sogni s'è dissolta in una bolla di sapone. Tutto passa alla prossima partita, quella di Udine. Lo scudetto sta arrivando eccome. Non ci sfugge. Perdio è questione di minuti. Sarà molto probabilmente, quasi certamente in settimana, fra mercoledì e giovedì sera. Però il popolo che tanto lo voleva, lo brama da 33 anni, lo invocava a squarciagola in questa domenica che sembrava di sole nonostante il cielo uggioso, perché allietata da speranze concrete dopo che l'Inter avevo dato tre sberle alla Lazio. C'eravamo quasi ma a sei dalla fine il "negretto pescator" che non t'aspetti ha gelato il Maradona.
E' finito 1 a 1 il derby campano, ma il Napoli ha più di un rammarico di qui all'eternità. Perché non solo aveva la partita in pugno, ma l'ha stradominata, l'ha sentita sua sin dal primo minuto, ci ha affondato gli artigli manco fosse un rapace che s'avventa su un cucciolo indifeso. Ma purtroppo non ha avuto la freddezza e la malizia di chiuderla. Non ha realizzato il secondo gol, e al tempo stesso non è stato capace di difendere il risicato vantaggio.
Tanta rabbia, però onore e merito alla squadra di Pauolo Sousa. Molto solida, con una cazzimma da brividi, al suo nono risultato utile consecutivo. Pareggio forse un po' immeritato per la mole di gioco espressa dal Napoli, però tutt'altro che ingiusta per la legge del calcio. Notevole la reazione, anche di nervi, e infarcita di orgoglio degli ospiti. Che all'ultimo battto di ciglia hanno addirittura avuto la palla del 2 a 1. Nella circostanza gli Dei del calcio hanno per soccorso gli azzurri. Perdere sarebbe stato troppo.
Per il Napoli emerge subito un dato negativo. L'effetto casalingo è svanito negli ultimi tempi. Al Maradona, solo due punti nelle ultime tre partite e appena due reti all'attivo. Nei più recenti 180' hanno portato via punti Verona e Salernitana, insomma due che lottano per salvare la pelle. Due della bassa classifica che hanno affrontato la capolista con eguale piglio. E tattica. Difesa serrata, area chiusa a chiave, baricentro basso. Preparatissimi nel limitare i favolosi punteri di Spaletti. Che però cribbio, il Napoli super di questa stagione avrebbe dovuto scassinare vestendosi al limite da Arsenio Lupin.
Napoli divenuto forse prevedibile nella fase offensiva, gli avversari stanno imparando bene a prendergli le misure. Dopo il colpo gobbo dello Stadium tutti attendevano il colpo del kappao a una stagione che ha visto nel Napoli la star assoluta. Peccato. Di sicuro, il Napoli di oggi è meno brillante di qualche tempo fa.
Questa domenica bestiale non era iniziata nel miglior modo. Spritz dapprima amaro per i napoletani. Le cose sembravano mettersi male ad orario aperitivo. L'Inter illudeva tutti con un gol in fuorigioco e poi veniva punita da una micidiale ripartenza della Lazio. Ma era solo un brutto spavento, poi i nerazzurri rimontavano a spalle larghe. A quel punto la popolazione azzurra si gasava. Per la città esplodevano giochi pirotecnici e la gente già ballava e cantava. E' nostro. Oggi e non domani.
E allora il sogno scudetto passava solo per il Maradona. Napoli artefice del proprio destino. Le telecamere rubavano immagini del presidente Aurelio De Laurentiis elegantissimo come mai, vestito alla moda del padre della sposa. Il boato del Maradona era come una melodia cominciata 33 anni fa e che per lunghi lustri era risuonata come una nenìa triste.
La partita. Napoli subito all'assalto con foga e determinazione. Tutti avanti tranne gli asssenti. Mente, cuore e gambe in sintonia, allineate. Gli azzurri l'hanno affrontata a testa quadra la partita della storia. Le occasioni sono fioccate l'una dopo l'altra. Osimhen si dimenava come un baron samedi durante una cerimonia vudù. Ma i pisciaiuoli si difendevano con ordine da plausi. Attentissimi ad ogni pertugio. Ma stavan sotto, il Napoli tirava, sprecava, e non concretizzava. Ma poi al minuto 61 che tutti bollavano già come destinato ad entrare nella storia, su calcio d'angolo angolo è stato Olivera, forse il meno temibile là davanti, a metterci la testata vincente. Vantaggio Napoli. Ma a quel punto nonostante stoici tentativi, il gol della serenità non glielo facevano. Cosicché nel finale Boulaye Dia, un carneade dell'ultima ora, che rimarrà purtroppo negli annali azzurri per aver disegnato un gol tanto spettacolare quanto doloroso, ammutoliva il Maradona. Il ghiaccio sullo stadio, la città intera e i sogni odierni del Napoli. Nessuno poteva crederci, ma era accaduto: la Sa lo trovava il pareggio con una giocata individuale da capogiro di un virgulo subentrato. Rob de' matt per dirla secondo breriano linguaggio.
Peccato. La grande festa era pronta ma alla fine la sposa non s'è presentata. Ma non sarà un matrimonio annullato o da dimenticare, qualche giorno e saranno tre. Arcisicuro, lo dicono i numeri e a tal proposito lo stop della Lazio è stato provvidenziale.
Un dato già accennato: azzurri in difficoltà al Maradona. Appena un centro in due incontri con pericolanti. Eppure erano la banda del gol fino a qualche settima fa, andavano in rete con semplicità disarmante. Qualcosa sì è inceppato, sono meno lucidi sotto porta, l'emozione forse li imbolsisce e gli avversari cominciano a studiare efficaci contromisure. Quante occasioni sprecate dal gruppo Spalletti contro la Salernitana.
Merito del Napoli essersi garantito un vantaggio record sulle inseguitrici che a loro volta arrancano, ma come già detto gli azzurri sono in evidente fase di appannamento. Meno concretezza e splendore, meno gol e ovviamente meno punti. Qualche giorno di passione e pazienza ancora. O è l'una o è l'altra prossima partita. Ma ci siamo. E sarà ancor più bello, perché pure un tantino sofferto.
(Foto fonte tuttomercato.web)