Non erano le dodici fatiche di Ercole. Tutt'altro. Il presidente aveva imposto al tecnico un mini ciclo di tre vittorie contro Salernitana, Union Berlino e domenica sull'Empoli. Ma il Monsieur, come da scombiccherata stagione, si è arenato già alla seconda. E il presidente si è infuriato. Se non dovesse battere domenica li modestissimi toscani salterebbe la sua panchina, senza se e con pochi ma. Si è arrivati alla resa dei conti. L'out out non prevede clausole o postille. Nè prove d'appello, quelle Garcia se le ha già bruciate. O vinci o sei fuori. Col benestare dell'opinione pubblica e della stragrande maggioranza dei tifosi, delusi dal rendimento della squadra e soprattutto dell'allenatore. Garcia non ha mai fatto breccia nei cuori della gente. Il suo modus operandi non ha sedotto, purtroppo, quasi nessuno qui a Napoli. Nè pubblico, né spogliatoio, nè proprietà.
Inevitabile la pioggia di critiche, con una squadra che non esprime ancora un gioco definito, soddisfacente e compiuto, e che fa della discontinuità di gara in gara, e anche negli stessi novanta minuti, il suo difetto capitale. Il Napoli per risalire la classifica, e per mettere a tacere il crescente scetticismo, dovrebbe inanellare una serie di vittorie, come nell'anno dello scudetto appena pochi mesi fa. Ma come accaduto anche l'anno prima e prima ancora ai tempi di Gattuso, di Ancelotti addirittura e di Sarri. Allorquando un'idea e una struttura di gioco bene o male il Napoli ce l'aveva e i tre punti fioccavano spesso gli uni dopo gli altri. I tempi belli sono oggi appena una reminiscenza sbiadita. Le colpe sono equamente suddivise, ce n'è per tutti insomma. Forse i meno responsabili sono proprio i giocatori, molto disorientati dal nuovo diktat di Garcia, ed ancora legati al fare di Ancelotti che li ha condotti a un traguardo storico e che oggi appare irripetibile. Analizziamo quindi il momento.
La partita con l'Union Berlino- La spallata di Politano, gol fortunoso ma tempestivo, lasciava prevedere un cammino facile facile contro gli inguaiati tedeschi, reduci da 12 sconfitte consecutive. Poi qualche sciupio di palle gol, finché con un tutti spregiudicatamente avanti e sbilanciatissimi, il Napoli non incassava una rete al limite del paradosso. Su codesta, contestatissima, azione i due centrali Rrhamani e Natan sbadigliavano a decine di metri dalla posizione che avrebbero dovuto occupare. Netto il ritardo, peggio ancora che sui due gol di Giraud del Milan, poichè stavolta i difensori arrancavano più che distanti dall'area. O per meglio dire erano del tutto proiettati là davanti al massimo dello scriterio tattico.
Una squadra in vantaggio su un avversario modesto, che si butta all'assalto della metà campo avversaria e lascia incustodita la propria area, è quanto di peggio si possa annoverare nel gioco del calcio. Sin dai vecchi oratori ai ragazzi si insegnava cosa fosse l'equilibrio fra i reparti in campo. Il pareggio dei tedeschi è stato un abominio tattico, uno dei più gravi incidenti degli ultimi anni. Impensabile appena pochi mesi fa, sotto l'egida di Spalletti.
Non solo. Dopo aver subito il pareggio, il Napoli è andato in tilt, a tratti messo alle corde dai redivivi berlinesi, bravi nel fare girare palla e trovar spazzi in una disordinata retrguardia azzurra. A un certo punto, il Napoli non è più riuscito ad esprimere trame di gioco accettabili. Tanta confusione ed anche un evidente caldo motivazionale e di concentrazione. La squadra avrà la sua dose di reponsabilità, ma se non ha più la cattiveria agonistica, la determinazione e la fame di vittorie dell'anno scorso è imputabile magari in parte anche all'appagamento post scudetto dei protagonisti, ma principalmente alla disordinata guida tecnica. Garcia si dimostra: pessimo gestore motivazionale, il Napoli oggi è compagine moscia e dal carattere scostante e lunatico; incapace di trovare un assetto ordinato e definitivo, gli azzurri non pressano più alti come con Spalleti, attendono gli avversari, la fase difensiva è da operetta, gli avversari trovano autostrade verso Meret. Il modesto pari con l'Union è il compendio di tutte queste carenze.
Posizione in bilico dell'allenatore- Adl è stufo. Deluso. Amareggiato. La sua grande paura è di non arrivare fra le prime quattro. Del resto se ne frega ben poco. Se una coppa arrivi o meno può fargli piacere, ma la sua attenzione è concentrata sul quarto posto e sugli introiti, e il timore di non farcela lo manda in panico per non dire in bestia. Ed ecco l'extrema ratio: se domenica l'Empoli dovesse lasciare il Maradona con un punto in tasca, Monsieur Garcia sarebbe licenziato. Il problema è che in giro non ci sono alternative di grande spessore, dopo il no di Conte. Tudor è bravo ma giovane e chissà se maturo per una grande piazza. Perciò il presidente ha fatto un salto nel tempo, in un passato molto più felice e sondato la disponibilità di Mazzarri, felicissimo di poter essere richiamato al capezzale del Napoli. Oddio, l'ideale sarebbe il sergente di ferro leccese, ma sembra che il desiderio del fatidico anno sabbatico sia inscalfibile. Poi magari in futuro. Per gradi, Napoli-Empoli sarà la sfida del dentro o fuori. Panettone a rischio per Garcia, da giorni infatti accade che...
Quel noto quotidiano sportivo così ostile al tecnico e docile col presidente- Un notissimo quotidiano sportivo italiano, pochi ne sono e non è difficile individuarlo, da settimane ha adottato una perversa linea editoriale. Garcia è attaccato da tutte le sue penne e pronto per essere spedito al patibolo. Al di là dei suoi noti errori, l'ostilità per il Monsieur è eccessivamente marcata. L'opinione pubblica ne è per ovvie ragioni condizionata. Tale giornalone la scorsa settimana aveva finanche rimproverato l'allenatore per essersi sottratto a un allenamento perché infastidito da un violento acquazzone. Gossip prontamente smentito poche ore dopo da un comunicato della società. Intanto, la notizia aveva fatto il giro della tifoseria e non era passata inosservata. Anche ai più accesi detrattori di Garcia questo episodio, per come è stato descritto, pare più che eccessivo. Una criticona mirata, feroce, dietro la quale potrebbe celarsi una manovra politica. Tant'è che lo stesso quotidianone, in un titolo, narrava di un presidente solo soletto sotto l'incessante pioggia a seguire il lavoro della squadra. Mentre quel cattivone francese pensava bene di ripararsi dalla bomba d'acqua. Poi la smentita. Tutto troppo strano. Il sospetto? A pensar male diceva il saggio e discusso Andreotti si farà pur peccato, ma a volte lo si vede l'inghippo. E' che De Laurentiis abbia chiesto il supporto di una testata amica per far terra bruciata attorno a Garcia, metterlo magari in pessima luce, per poi poterlo esonerare al momento opportuno. Anche ai tempi di Ferlaino, il giornalone in questione era in prima linea a difesa del presidente, nonostante la squadra fosse retrocessa e la società sull'orlo del fallimento. Ed ora rieccolo sul carro del patron, di tutti le colpe ma mai del proprietario. Forse non sarà così, ma i sospetti si accavallano gli uni sugli altri.
Le gravi responsabilità di Aurelio de Laurentiis- E' stato lui a scegliere l'allenatore sbagliato. Lui che tanto si vantava di far tutto da solo, di aver sondato decine e decine di tecnici, di aver inscenato un casting per il successore di Spalletti. A giugno, il presidente era gonfio e tronfio, racchiuso nella sua superbia, esaltato per uno scudetto che in minima parte gli è appartenuto. Senza un direttore sportivo, un consigliere competente di calcio che potesse suggerirgli qualcosa, Don Aurelio ha optato per Garcia. E sinora la scelta è ricaduta su un profilo deludente e inadatto al Napoli di oggi. Primo grave errore. Di norma, un presidente assume un direttore sportivo ed insieme scelgono l'allenatore. Ma il Napoli è un'eccezione a tutte le buone regole del calcio. Secondo errore. L'ingaggio di un diesse di secondo piano, Melluso non era l'uomo giusto per una squadra che aveva appena festeggiato lo scudetto. Serviva una figura molto diversa. Sicuramente più costosa come stipendio ma che assicurasse maggior esperienza e capacità di tenuta ambientale. Terzo errore. La cessione di Kim ad oltre 60 milioni di euro, per un rimpiazzo poco affidabile come Natan, il cui cartellino è costato meno della sesta parte di quanto incassato dal Bayern per il coreano. Un rimpiazzo del tutto inadeguato e per giunta tardivo. La società sapeva da gennaio che Kim sarebbe andato via e non si è premunita di trovare un valido sostituto, anche a causa dell'incrinarsi del rapporto De Laurentiis- Giuntoli. Il brasiliano è arrivato a ferragosto e non era pronto per il calcio europeo. Tutt'oggi non dà grandi garanzie, i gol del Milan e dell'Union ne sono prova assoluta. Non a caso, oggi il Napoli incassa troppe e pazzesche reti. Peccato. De Laurentiis poteva creare un ciclo vincente con una rosa fra le più forti ed interessanti d'Europa, ma come da suo copione cinematografico ha rovinato tutto.
(Foto fonte Tuttosport)