Un punto è meglio di nulla ma nella condizioni di classifica in cui versa il Napoli vale poco o nulla. Non concorre all’improba impresa del recupero dalla zona Champions né ad un ipotetico allungo sulle dirette concorrenti per un posticino nell’Europa di secondo piano.
Un pareggio che sicuramente desta sensazioni di vitalità azzurra, ma che poi svanisce. Il gruppo Calzona non fu defunto, è stato vivo e gagliardo a tratti ma poi inconsistente nel chiudere una partita che per lunghi minuti sembrava avesse in pugno. Il Napoli manca di carattere, manca di concretezza, manca di tutto. E lo sapevamo. Il pari con la lanciatissima squadra giallorossa sarebbe stato un buon passo avanti se si fossero battuti Frosinone ed Empoli, ma dopo due mezze tacche è chiaro che il giudizio è spietato. Negativo. Ci si aspettava la riscossa. Ma non c’è stata...
La serie negativa continua, il pareggino è un contentino di quelli che barcollano e sbandano e questo Napoli di oggi lo è.
Ancora una volta si è assistiti alle girate a vuoto di una difesa che ormai rasenta il ridicolo. Sul primo gol della Roma il colpevole è ancora Juan Jesus che ne fa una a partita, sicuramente il peggiore difensore della storia del Napoli. Di mediocri così non ne ricordiamo. Soprattutto mediocre è chi si ostina a metterlo titolare, certo Calzona non ha alternative valide ma sarebbe il caso che il maturo brasiliano si facesse i conti per la pensione e che l’allenatore cercasse soluzioni alternative sebbene nell’alveo di una rosa ristretta nella retroguardia e soprattutto di basso valore.
Un po’ meglio in attacco, Osimhen ha giocato una partita erculea. E’ stato vivo e vegeto ma non è bastato. E’ un Napoli perenne incompiuto che non dovrà guardare ad una classifica traditrice, ma piuttosto a risolvere in primis qualche bega interna. Deficienze e non ambizioni. Solo ed esclusivamente per limitare i danni in questo ultimo capitolo di un campionato deludente ed avvilente.
Un 2 a 2 con luci ed ombre- Avvio di gara soporifero. Il nulla, squadre imballate e timorose, senza spunti né coraggio. Poi col passare dei minuti il gioco si anima ed il Napoli si veste di intraprendenza e si fa più pericoloso di una Roma attendista e molto poco ispirata. Ma nulla cambia. Al riposo sul nulla. Chiaramente la Roma sta con la testa alla partita di giovedì. Non a caso non ha mai tirato in porta nei primi 45’.
Ripresa. La vivacità cresce. La Roma ancora pare in fase rem. Più azzurro che giallorosso. Ma poi l’ennesimo flop di Juan Jesus, il disastro di ogni epopea azzurra, provoca un rigore. Dybala stavolta batte Meret e porta avanti la Roma. Tristezza coinvolgente. Finchè Oliveira con un tiro deviato pareggia. Evviva i redivivi.
Alchè Kvara si guadagna un rigore. Osimhen promesso sposo parigino lo concretizza. Napoli sul 2 a 1. Pare fatta ma non lo è. La Roma pareggia con un gol studiato a tavolino dal var e con la solita retroguardia azzurra che pare star già sul lettino d’estate.
Pensando al futuro, Conte in bilico- Come da verbo aureliano in casa Napoli si fatica a portare la pagnotta a casa. In questo caso un tecnico a casa. Nonostante gli strilloni di testate filo societarie annuncino che molti allenatori abbiano già detto di sì a De Laurentiis, la realtà è molto diversa dagli annunci di sedicenti giornalisti amici di Adl ed ascari della sua causa. Il presidente farà molta fatica ad ingaggiare un prossimo tecnico perché ormai tutti conoscono gli scoraggianti suoi personali e societari difetti, ai quali è difficile porre rimedio. Per questo lo stesso Conte è sul filo del rasoio, vorrebbe ma ad Adl manca l’ultima parola. Come da copione il patron tira su tutto e il saggio Antonio ora come ora comincia a guardarsi attorno. E’ vero che Napoli sia per lui destinazione gradita ma sempre a patto che. E quel patto sta che lo osi il padre padrone. Gli allenatori si passan parola, ma neppure ce n’è bisogno. Conoscono le mète e Napoli è ambita per un verso ma frenata per un altro. Proprio perché Adl ha un modo di fare che scoraggia e non incoraggia. Che faccia presto per Conte se no perde lui e tutto il resto. Lo stesso Pioli non è affatto convinto della gestione del Napoli e ha preso tempo. Siamo come al solito punto e a capo. Come in estate. Ma allora c’era un Napoli scudettato e fortissimo eppure almeno quattro cinque allenatori dissero di no ai corteggiamenti di Adl, figurarsi ora che Castelvolturno sta per smobilitare in un clima di totale depressione. E fra pochi mesi neppure esisterà più la stessa base azzurra, alla luce del recente sfratto della famiglia Coppola al club azzurro.
Tira e molla su David, attenti che ce lo soffiano- Il Napoli avrebbe individuato nel forzuto centravanti canadese del Lille il possibile sostituto del partente Osimhen. Ma c’è un piccolo grande problema. I francesi hanno stabilito il prezzo del suo cartellino a 50 milioni, ma come per non smentirsi il padre padrone del Napoli si dimena avviluppato nel culto del risparmio. Vuole David ma ovviamente gioca al gioco delle figurine ed insiste come un petulante mendicante per pagarlo di meno. La politica del Lille vuole che i giocatori di qualità non si svendano ma si vendano a prezzo d’oro. E non è intenzionato a ribassare per accontentare le misere genuflessioni di De Laurentiis. Che frattanto rischia di perdere il suo principale obiettivo di mercato. Di prime punte forti c’è poco di valido in giro per il mondo. Su David infatti si sono già posati gli occhi di diversi club della Premier che il cinquantone lo verserebbero subito e senza fare trattative da bazar arabo. Adl è avvisato, se continua così perde allenatore e attaccante.