Domenica il Napoli affronterà il Chievo di Rolando Maran, i clivensi sono una realtà affermata e presente per più campionati consecutivi in Serie A; la squadra adotta un 4-3-1-2 con il centrocampo disposto “a rombo”, tuttavia non disdegna di utilizzare il 4-3-2-1 (“Albero di Natale”), in un’occasione (contro la Juve) ha, invece, affrontato la sfida con il 5-3-2.
I veneti sono la squadra con l’età media (31 anni nell’undici tipo) più alta del nostro campionato; in porta Maran si avvale dell’esperienza di Stefano Sorrentino, elemento non troppo alto garantisce esplosività e una capacità di leggere le situazioni dovuta ai numerosi campionati disputati in Serie A; la difesa vede Cacciatore a destra, Dainelli e Gamberini al centro e Gobbi a sinistra; a destra alternativa credibile è rappresentata da Nicholas Frey, (utilizzabile anche a sinistra); al centro Spolli (ex Catania) e Cesar risultano essere alternative affidabili mentre a sinistra lo stesso Frey e Cacciatore garantiscono la spinta di Gobbi. In fase di possesso palla i quattro difensori guadagnano campo pazientemente, aspettando l’attimo giusto per la verticalizzazione, in fase di non possesso la linea difensiva è bassa e si dispone a zona, pronta ad alzarsi o a scappare all’indietro a seconda che la palla sia coperta o scoperta, con i due centrali molto abili nel gioco aereo.
Il centrocampo è formato da Radovanovic “vertice basso” del “rombo” e Birsa “vertice alto”; Rigoni (con caratteristiche simili) e de Guzman (più tecnico) sono le alternative a Radovanovic mentre lo stesso centrocampista ex Napoli può sostituire tranquillamente anche Birsa, sicuramente l’elemento più pericoloso dei clivensi; le mezzali sono l’argentino Castro a destra e Hetemaj a sinistra, tuttavia Izco e Rigoni assicurano buone prestazioni sulla destra; così come de Guzman (elemento molto duttile, voluto proprio per queste doti da Benitez al Napoli), lo stesso Castro e Bastien garantiscono affidabilità sul centrosinistra; il “vertice basso” (Radovanovic) è sempre pronto ad offrire l’appoggio ai propri compagni, non è un caso che il serbo sia il giocatore del Chievo con il maggior numero di passaggi nei novanta minuti (59.3). Questo dato però non ci deve trarre in inganno, Radovanovic infatti non è il regista della squadra, i palloni vengono smistati da altri giocatori, su tutti Dainelli e Birsa, su quest’ultimo ci sono da fare un paio di considerazioni: Birsa è un elemento imprescindibile per il Chievo, essendo il giocatore con il tasso tecnico più elevato, lo sloveno diventa il catalizzatore della manovra offensiva; con la sua grande libertà di movimento svaria per tutta la metà campo avversaria, ricevendo palloni dai compagni e ricercando l’ultimo passaggio, ma se la situazione lo richiede arretra la sua posizione e si trasforma in un vero e proprio regista basso.
In attacco i giocatori più utilizzati sono Meggiorini e Pellissier, la prima alternativa ai due è rappresentata dal giovane talento Roberto Inglese (ha caratteristiche da seconda punta) tuttavia anche Floro Flores (ultimo prodotto del vivaio del Napoli della gestione Naldi-Corbelli) garantisce un ottimo apporto in termini di minutaggio.
Rolando Maran non disdegna di utilizzare anche il 4-3-2-1, in tal caso due tra Birsa, Castro e de Guzman giocano tra le linee di reparto avversarie (con Birsa più libero di spingersi in zona goal) e Inglese (o Pellissier) ad agire come punto di riferimento avanzato.
In fase di possesso palla il Chievo Verona è una squadra che esprime principi di gioco basilari: l’uso del rombo di centrocampo, che per sua natura è scaglionato (cioè disposto su più linee di gioco), sommato alla mobilità delle mezzali e del trequartista, elimina i punti di riferimento agli avversari e di conseguenza aumenta le soluzioni di passaggio del portatore, che avrà quindi maggiori possibilità di sviluppare il gioco in varie zone del campo.
La verticalizzazione è il leitmotiv di questa squadra, necessaria sia per conquistare spazio in avanti sia per rendersi pericolosa in zona gol; se gli avversari concedono le fasce, ecco allora che si cerca l’ampiezza con gli esterni: Gobbi e Cacciatore si alzano, Birsa in possesso palla, può smistare sulle fasce.
Il Chievo utilizza anche i traversoni dalla trequarti: Gobbi si prepara a crossare, Birsa gli va in aiuto, Castro si inserisce in area, mentre le due punte fanno i classici movimenti; Inglese va incontro e Meggiorini va in profondità
Altra situazione utilizzata prevede anche la sovrapposizione di Gobbi si sovrappone sulla sinistra: in tal caso è Birsa a verticalizzare mentre Castro si inserisce in area, e le due punte attaccano entrambe l’area di rigore.
In fase di non possesso Maran schiera i suoi con il 4-3-1-2, stretto e scaglionato, la linea difensiva è bassa e si dispone a zona, pronta ad alzarsi o a scappare all’indietro a seconda che la palla sia coperta o scoperta, con i 2 centrali molto abili nel gioco aereo e Radovanovic che controlla la zona davanti alla difesa.
La mezzala lascia la propria posizione per uscire sull’esterno avversario in possesso palla. Il rombo di centrocampo grazie alla sua densità centrale, costringe gli avversari ad uscire sulle fasce, qui mezzala e l’esterno creano una catena laterale con l’intento di riconquistare palla e ripartire in contropiede, per questo motivo il trequartista e le due punte giocano sempre sopra la linea della palla.
Il Chievo Verona è una squadra che sa perfettamente cosa fare, si adatta in base alla situazione di gioco in cui si trova. In linea generale i giocatori hanno compiti di copertura ma se la situazione lo richiede si esce in pressing. Il pressing vieni quindi eseguito solo quando i clivensi sanno di avere buone opportunità di riconquistare la palla, ossia, a palla coperta o quando gli avversari si rinchiudono sulle catene laterali o fanno ripartire l’azione dal portiere.
Il Chievo non è una squadra molto prolifica, tutt’altro, con una media di 1.06 gol a partita è la squadra che ha tirato meno in porta di tutta la Serie A, con soli 61 tiri.