Il Napoli ha festeggiato finalmente lo scudetto davanti al proprio pubblico con devozione e commozione. Non ha esibito il più spettacolare dei propri aneddoti ma ha portato a casa tre punti che sai dopo una serie di altalenanze è un bellissimo regalo a se stesso, alla classifica e soprattuto ad un pubblico innamorato che voleva festeggiare ammirando i propri campioni vincere. E vincere ancora. Non solo le tante partite che hanno permesso il raggiungimento di un traguardo funambolico. Epico. Ma anche quella che non contava nulla ai fini della classifica ma che era una occasione, uno stimolo in più motivazionale per far di bagordi. Ed a Napoli sappiamo ciò cosa significa. Vittoria di misura sulla Fiorentina, eppure tutti dicevano che si rischiava il cappotto. Perché dopo aver trattenuto alungo una grande tensione dentro di te, quella dell'attesa matematica del tricolore, ella esplode ed allora dopo hai un inevitabile scarico di tensione e ti rilassi in maniera nirvanica. E' come dopo aver fatto all'amore. Dicono a tal proposito, gli esperti dell settore, del mondo del calcio ovvio, che a stò punti ricaricare le batterie è assai difficile. Ed è facile andar fuori strada, sbandara. Beccare una topica. Ma il Napoli ha sconfessato tutto, eppure appena venerdì notte avevano fatto gran festa, e l'ha battuta la malefica viola che tante volte gli aveva arrecata dolori. Basti pensare che nella precedente stagione, il gruppo Spalletti fu eliminato in Coppia Italia proprio da una gasatissima Fiorentina all'epoca trascinata Vlahovic.
Non era importante vincere per la classifica ma per il popolo azzurro sì. Loro volevano far festa, anzi per dirla tutta prolungare il piacere esploso tre giorni fa. Di bella ciao salutare subito i tifosi con una kermesse di prestigio e possibilmente tre punti. Tutto avvenuto. Eupalla gratias. Ad onor del vero, la prova offerta dal Napoli non è stata di quelle indimenticabile, però ha meritato la vittoria ed ha fatto quel quid in più di una viola talvolta insidiosa e sprecona nel final di gara.
Sarà uno strano capitombolo del destino che il Napoli festeggi la prima partita da campione d'Italia contro la Fiorentina, al cospetto della quale nel maggio 1987 brindò al suo primo scudetto. Corsi e ricorsi storici. La viola squadra di tradizione e valori. Vinse il suo unico scudetto nel lontanto 1969, con in panchina Pesaola, indmeticabile Petisso, poi divenuto icona e colonna nel corso degli anni del Napoli.
Una viola di valori e cuore anche al di fuori del campo, che ieri per tramite del suo presidente Rocco Commisso, paisà di Sicilia che ha sbriciolato il muro del sucesso negli Stati Uniti, ha omaggiato el diez, portando una maglia firmata da tutti i calciatori al suo sacrario ai quartieri spagnoli. Un gesto bellissimo, che fa onore a una culturaq del calcio e del rispetto umano. Commisso ha fatto tutto ciò che fece Mourinho, lo special dal carattere aspro ma di profondi meandri di umanità e rispetto.
Sulla gara, la notizia è che il Napoli è scesco in campo concentrato, a dispetto dei bagordi delal festa scudetto, ma la Viola è più pericolosa in avvio, ma fortunatamente Gollini c'era. Ottimo portiere che quando chiamato in causa ha fatto bene e ha esternato invidiabile concentrazione. Virtù che per un dodicesimo non è mai scontata. Il Napoli in fase offensiva dapprima è stato sbilenco nullo, nessun tiro in porta nei primi 45'. Ma guardalà a inizio ripresa è arrivato il rigore. Nuovo rigorista Osimhen, ma il tiro oddio una fetecchia, ad imitazione di quello di Kvara contro il Milan. A mezza altezza, debole e non potente come si dovrebbe. O Eupalla ma è mai possibile che i migliori attaccanti azzurri dagli 11 metri facciano tutti flop. Non che non è così. A Sfatare la maledizione dal cielo e dal campo soprattutto ecco un secondo rigore. Alleluia. Stavola però Os l'ha tirato con la dignità del capocannoniere. Balzato a quota 23 nella classifica cannonieri, difenderà il primato a denti stretti e gambe fluide sino al 4 giugno. Sa tutto filerà liscio egli sarà il primo giocatore africano a vincere la classifica dei migliori marcatori della serie A. Prmato che non fu realizzato neppure da weah ed Eto'o, il che è un lungo dire e discettare.
A fine gara la passarella dei campioni è degna della più bella notte degli oscar. Un pizzico di banalità e familismo nelle congratulazioni con figli e parenti, non tutti obiettivamente all'altezza del compito, ma per ora va bene così.
Che sia la festa e che duri a lungo, più del carnevale di Rio. Che faccia impazzire Napoli fra melodie, fuochi d'artificio e danze tribali. Lo meritavate e lo meritavamo. Campioni del miglior gioco, delle magie in campo, della bellezza di un gruppo coeso che ha dato esempio di spettacolo e concretezza. Campioni di stile, di eleganza e come ha detto il saggio De Laurentiis finanche di onestà.
A tal proposito. Un consiglio al presidente. Non perda di vista nel gran mezzo della bolgia la programmazione della prossima annata. Nel calcio bisogna sempre anticipare, programmare prima di tutti. Che si impegni già da domani che questa fantasiosa tamburriata sia l'inizio di un nuovo ciclo.
(Foto fonte virgilio.it)