Venerdì, 07 Aprile 2023 21:58

Gli azzurri si risvegliano dall’incubo, ma gambe e teste non sono ancora al top

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Il diabolico Freddy Krueger di Nightmare non è tornato a terrorizzare i cuori azzurri dopo la notte di paura totale col Milan....

Scaccialo via quel fantasma del passato. Sì, ce la si è fatta. Ma con quanta sofferenza, che patemi per prendersi questi tre punti benedetti dall’acqua santa sul campo di un Lecce scalcinato, reduce da cinque sconfitte di fila con zero gol totalizzati. Eppur vivace e mai domo sino all’ultimo pallone nella mischia.

Dalla serataccia col Milan tutti stavano col fiato sospeso in attesa della reazione del Napoli, di un calcio alle paure e magari alla palla che finisse in fondo alla rete. Ebbene, la scossa positiva c’è stata, ma non si è ammirato in campo il miglior Napoli dei tempi belli. Volenteroso senza ombra di dubbio, ma spesso impreciso, pasticcione, confusionario a tratti insicuro. Le gambe non si sono coordinate come nella più gaia serata del Muolin Rouge, però è parso evidente che il gruppo Spalletti abbia accusato e sofferto il peso di una partita che non potevi vincere se non vincerla per davvero.

L’attuale forma del Napoli non è quella smagliante di qualche settimana fa. I numeri parlano chiaro: nelle ultime cinque gare due sconfitte (Lazio e Milan, ndr), ma i drammaturghi possano parlar d’altro nelle proprie opere.

Gli scudetti si vincono anche aggiudicandosi parte sporche, di quelle tirate all’ultimo fiato anche contro avversari sottodimensionati, dove magari sputi l’anima e la Dea Bendata ti dà un bel calcio nel fondo schiena.

A Lecce, il Napoli non ha incantato, ha fatto un lungo possesso palla piuttosto sterile con poche occasioni da gol, ma al tempo stesso ha rischiato quasi nulla a parte il momentaneo pari. Poi il gol vittoria è stato un segno del destino. Di quelli che è l’anno tuo, che gli Dei del Calcio te la regalano tutta.

C’è infatti voluto un clamoroso autogol dei padroni di casa per sbloccare una partita legnosa, che vedeva un Napoli senza fiato né concretezza in zona gol.

La partita: l’avvio del Napoli all’insegna di una cronica imprecisione nel giro palla, come se non bastasse si sentiva l’assenza lì davanti della massa muscolare di Osimhen.

Eppure arrivava la testata giusta, ma stavolta non essendoci l’uomo mascherato ci pensava Di Lorenzo ad orientare una partita sin lì un po’ strascicata da parte azzurra.

Nella ripresa il redivivo Lecce pareggiava, mentre la difesa del Napoli si concedeva un insalubre pisolino. Come detto: i salentini non lo facevano da cinque gare!

Poi il Lecce se l’è fatto tutto da solo e grosso pure il gol del kappao, ricordate paperissima. Ci siamo. Un episodio che rinnova l’ottimismo che sia l’anno Napoli, nonostante qualche sbandata in corso d’opera.

Nota dolente, l’infortunio di Simone. Spalletti potrebbe disporre mercoledì sera a Milano del solo Raspadori, peraltro reduce anch’egli da un infortunio e quindi ad autonomia ridotta. Cribbio che iella, incrociando dita ed altro per un miracoloso recupero del nigeriano.

Ma invece quale spiegazione si può attribuire alle ultime difficoltà del gruppo azzurro che aveva sin qui sbalordito e stradominato su ogni fronte. La Logica ricorda che non puoi vivere ogni giorno da star, nessuno nella storia dei campionati europei l’ha mai fatto. Però alcune pennellate d’opinione ci calzano: l’ambiente Napoli vive in parte eccessiva euforia per l’incombenza del terzo scudetto e l’effetto collaterale è che questo ambiente non è abituato alle grandi vittorie e talvolta potrebbe andare in agitazione, panico, confusione o affini.

Poi c’è lo spiacevole capitolo delle tensioni fra una parte del pubblico e la proprietà: Adl bacchetta e punisce il tifo organizzato che a sua volta per dispetto al Maradona segue le gare in silenzio confessionale. Non a caso le due ultime sconfitte sono state proprio a Fuorigrotta. E come se non bastasse, si è già in totale agitazione per organizzare la festa scudetto. Il presidente vorrebbe tutto contingentato, con pubblico a numero chiuso anche nelle piazze (sarà mica per far pagare un biglietto, insomma è un cattivo pensiero ma per dirla alla Andreotti…).

Infine, il meno probabile ma vecchio adagio secondo il quale le squadre di Spalletti partivano in quarta ma poi bucavano lungo il percorso. Quest’anno il tempo della crisi sarebbe forse stato rinviato dalla preparazione dicembrina.

Ma quest’ipotesi appare oggi la meno probabile. Spalletti, seppur con qualche inevitabile battuta a vuoto, è padrone della situazione e qualche piccolo segnale di scollamento non è tale da mettere alcunché in discussione. Solo il cammino in Champions, fra infortuni e condizione approssimativa è oggi tutta una grande incognita

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Enzo Famiglietti

Nato a Napoli alla fine degli anni sessanta.Inizia la sua carriera giornalistica a metà degli anni novanta presso il quotidiano sportivo di breve durata Campania Sport e poi diventa redattore alla Verità di Napoli-Napoli più, dove si occupa delle pagine dedicate al Napoli ed anche dell'impaginazione delle altre sportive. Ma la sua passione resta il calcio. Negli anni successivi collabora, come redattore, al Corriere del Pallone e negli anni recenti a vari siti web Per sempre Napoli, 87 tv e successivamente ilcuoreazzurro.it

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