E' risorta la squadra che per mesi aveva dominato la classifica. Le distanze dalla capolista Inter restano invariate, sempre quel dannato punticino di sutura che fa un male tremendo dopo lo scivolone imperdonabile di Como, ma lo spirito che l'aveva resa celebre e capoclasse per cinque mesi è ritornato protagonista in una sfida tiratissima ed emozionante. A differenza delle ultime apparizioni, soprattutto contro Udinese e i dannati comaschi, gli azzurri hanno ritrovato quella voglia felina di lottare, quel surplus di energie, una verve che sembrava smarrita. Si è rivisto un Napoli da scudetto e che potrà lottare sino alla fine per il quarto titolo. Ora il duello si è allargato anche alla ritrovata Atalanta, che fra due settimane affronterà proprio i nerazzurri in casa.
Per il Napoli non era iniziata molto bene con un gran gol di Di Marco, una punizione alla Diego, la prima realizzata di sinistro da quanto lo stadio è stato intitolato al Pibe. Ma il modus di reagire è stato eroico, encomiabile. Davvero da primi della classe. Non si vedeva un Napoli così caparbio dalla vittoria sulla Juve, poi fra infortuni e cali di condizione lo spettacolo ed i risultati avevano latitato.
Una partita da ricordare- Si era detto alla vigilia che comunque sarebbe finita Napoli-Inter edizione 2024-25 sarebbe passata alla storia. E così sarà.
Primi minuti molto rognosi con le contendenti che si studiano, se le danno pure. Gli azzurri sono attenti e tempestivi nelle chiusure nei dintorni della propria area. Lukaku ne fa una buona e prova ad imbeccare Mn Tominay che però non trova la giusta potenza nel tiro. La trova invece Di Marco su calcio di punizione, una perla di rara bellezza, potenza e precisione e Meret fulminato. Inter sopra. Il vantaggio eccita i nerazzurri che guadagnano metri. La reazione del Napoli è decisa, virile e si orienta soprattutto sulla fascia destra. Politano è vivace. Grande volè di Lukaku fuori di una spanna. Big rom è in serata ispirata, contro i suoi ex compagni. Proprio lui era molto atteso, dopo tre-quattro apparizioni troppo anonime.
Il Napoli è vivo. Vegeto. Raspadori si dà molto da fare, anche se non sempre con dovizia tecnica. In più casi il pari è sfiorato, a volte per imprecisione e dove c'è qualità la risposta è degna da parte dei difensori campioni d'Italia. Si va al riposo con tante belle speranze per la ripresa.
Seconda frazione. Azzurri a testa bassa, caricano come tori. Collezionano angoli, battuti per lo più piuttosto male da Rasp, tutte palle corte sul primo palo e facile preda dei difensori di Inzaghi. Il gruppo Conte molto offensivo, si distingue di sponda, lotta con vigore ma inefficace nelle conclusioni. Solo Mc Tominay scalda per la prima volta i guantoni a Martinez.
Poi accade quello che il fato e gli Dei del calcio avevano preparato per stupire ed emozionare. Lobotka fa una discesa palla incollata ai piedi da capogiro, riesce a servire Billing che tira a botta sicura, ma il piedone di Martinez respinge e sulla ribattuta il terribile e sorprendente Bill pareggia, regalando al Maradona un boato all'altezza di quello del gol vincente contro la Juve di qualche tempo fa. E' pareggio, il Napoli forse, detto pure da Conte, avrebbe potuto vincerla, ma la rimonta nel finale fa sì che il poetico bicchiere sia mezzo pieno. Si resta ad un solo punto di distacco.
Note stonate in una serata felice. La difesa non più una roccaforte e l'attacco segna col contagocce- Per la settimana partita consecutiva la porta di Meret è stata violata. E dire che per dodici gare il Napoli non aveva preso gol. Non è più difatti la miglior difesa del campionato. Poi il ritorno di Conte alle origini, al postulato della linea a tre non convince molte teste. In tanti chiedono un ritorno a quattro, uno schieramento che non era sino a questa stagione il preferito dall'allenatore leccese ma che gli aveva permesso di gongolare in testa alla classifica per molti mesi alla guida del Napoli. Perchè allora non riproporla. Sì e no. E c'è un però'. Contro l'attacco super dell'Inter, la retroguardia azzurra ha tenuto molto bene, ha subìto gol solo su calcio piazzato, poi non ha rischiato praticamente nulla. Quindi la sentenza è rimandata ai posteri, cioè alle scelte e alle sinapsi del tecnico azzurro. Per quanto riguarda l'attacco, servono più gol per l''opera scudetto. Magari far giocare Lukaku più in profondità, ed aprirgli corridoi per il tiro; innescare Raspadori al meglio e pregare per un rientro magari anticipato di Neres. La classifica dei realizzatori azzurri vede Big Rom a 9 centri e Mc Tominay a 6, ottimo lo score dello scozzese, mentre dal belga ci si aspetta di più.
Un rimpianto che pesa oggi più di ieri- Imperdonabile la cessione di Kvara senza che poi venisse rimpiazzato in un mercato di gennaio fra i peggiori nella storia del Napoli. Il georgiano aveva l'umore nero e si sentiva frustrato per un ingaggio mai adeguato, dopo essere stato fra i più travolgenti protagonisti dello scudetto. Lui a 1,8 milioni all'anno, il neo arrivato Lukaku (peraltro in discutibile forma fisica ad agosto, ndr) ne guadagna ben sei. Comprensibile la sua perdita di amore e passione per la causa azzurra. Un divorzio che porta in calce due nomi: primeggia quello del presidente gestore Aurelio De Laurentiis eppoi quello del diesse Manna. Il contratto andava rinnovato ed aumentato due anni fa all'indomani dello scudetto. Forse, il pasticcio più compromettente commesso da Adl da quando guida il Napoli. E che potrebbe costare il quarto scudetto. Con Kvara in forma e motivato il Napoli starebbe in testa, con ampie probabilità in tanti lo pensano. O comunque andava acquistato un successore di primo livello, nonostante Okafor contro l'Inter si sia fatto apprezzare in pochi minuti.
Siamo forti come prima, il Napoli riscopre quella voglia pazza- Un breve ma promettente rinascimento azzurro, ma che lascia speranze in chiave futura. Si dice che Conte ti entri nella testa, che sia un martello pneumatico nel trasmettere motivazioni ai limiti delle umane possibilità. Era stato tutto confermato dai molti mesi di assoluto dominio, fino al graduale calo dalla Roma in poi. Nella magica, ultima serata al Maradona è tornato quelli dei tempi felici. Per vincere non si potrà fare a meno di quello spirito contiano che da tempo lo rende celebre. Essì perché come rosa e livello tecnico, i nerazzurri hanno qualcosa in più, e il Napoli dovrà compensarla con l'animosità tipica del proprio guru in panchina.
Uno sguardo alle rivali- Non è la migliore Inter, compressa fra Champions, una Coppa Italia che beffardamente gli ha impacchettato il derby coi cugini rossoneri, molti infortuni e una certa discontinuità di rendimento. Non è la corazzata dello scorso anno, quando pur non esaltandosi riusciva a chiudere molte partite con cinismo e magari con una sola occasione. Lautaro e Thuram non sono all'apice della forma. Si fa avanti, invece, l'Atalanta, libera ora dalle Coppe ma anch'essa non sempre regolare nelle prestazioni. Il pari col Venezia ha alimentato polemiche ed incertezze. Con il rientro di Neres ed Anguissa, il Napoli potrà giocarsela con entrambe, ma tutt'oggi con i resilienti e bravi sostituti è già all'altezza. Considerazione successiva a Napoli-Inter, ovviamente. E non replicando Como.
Le colpe del presidente, prima fa tanto poi si tira indietro- Dopo aver avuto il merito di ingaggiare lo staff Conte in estate e di investire circa 150 milioni sul mercato, Adl si è contratto ed intirchito nella fase di riparazione a gennaio. Non si capisce se sia stato responsabilità sua o di Manna la pochezza nei rinforzi invernali. Di sicuro avrebbero entrambi potuto fare di più, soprattutto il patron che quando avverte il rischio di perdersi la Champions è lesto di portafogli, meno quando deve rischiare il tutto per tutto per il tricolore. Ricordasi l'anno in cui in vetta al campionato ingaggiò appena Grassi e Reggini per poi essere meritatamente superato dalla Juve. Se il Napoli non dovesse arrivar primo, si perdoni la crudezza di giudizio, le colpe maggiori ricadrebbero su di lui. Tanto per citare una frase celebre.
(Foto fonte Ansa).