Domenica, 09 Febbraio 2025 20:13

Figuraccia Napoli, il flop di mercato pesa. E Conte sbatte i piedi.

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Troppo brutto per essere vero. Spento. Inefficace. Confuso. Inconcludente.

Se almeno a Roma il Napoli ha giustificato una grande occasione persa per l'aver affrontato un avversario rilanciato e in forma, nessuna scusante può esser tirata in ballo per lo scialbo pareggio al Maradona (1-1) contro una valente Udinese sì, ma più dei meriti dell'avversario fanno notizia i demeriti di una squadra che non ha alcuna scusante, se non la rosa corta e la mancanza di alternative valide. Fuori Buongiorno e all'ultimo minuto Spinazzola, Conte ha dovuto reinventare la difesa inserendo Mazzocchi terzino destro, una scelta obbligata e deprimente, in quanto Mazzocchi non è all'altezza di un progetto scudetto. Lo stesso Juan Jesus è stato sotto tono. Ed allora è inevitabile ripensare al mercato. Agli acquisti che non si sono fatti-un difensore ed un esterno- al vuoto lasciato da Kvara e a una squadra indebolita dalla campagna di gennaio e non certo rinforzata, così come logica vorrebbe per un gruppo in pienissima lotta per lo scudetto. 

Ancora una volta, come a Roma, l'attacco è stato evanescente. Lukaku e Neres si sono espressi ai minimi termini, il centravanti da 180' praticamente non tira in porta e dopo un illusorio brio in salita, ora è tornato ai livelli mediocri di poco più di un mese fa. Certo, davanti c'era un'Udinese organizzata e molto fisica che si è espressa da manuale, però la favoritissima capolista s'è persa in un bicchier d'acqua. Soprattutto il secondo tempo, dopo aver incassato il pareggio, il Napoli è stato del tutto impotente, ed anche i cambi di Conte non hanno prodotto alcunchè. Una reprimenda generale insomma, ma sul banco degli imputati oggi c'è soprattutto la scellerata campagna di non rinforzi inscenata dalla società, nessuna sostituzione di valore è arrivata per il georgiano, ed anche gli altri ruoli sono rimasti scoperti in termini di alternative. Oggi Conte allena una rosa molto ridotta nei numeri e che dà segni palesi di stanchezza. In molti sembrano voler guardare al futuro, a giugno, al lungo tempo, ma forse non ci si rende conto che di questo passo si corre il rischio di perdere uno scudetto che era alla portata, se solo il magnate De Laurentiis avesse messo mano al portafogli, piuttosto che, come da copione, vivere nell'ossessione del bilancio e del personale lucro. Intanto, si è gettata al vento la più ghiotta delle occasioni, allungare sull'Inter dopo la debacle di giovedì a Firenze.

La peggiore esibizione al Maradona della stagione- Contro Atalanta e Lazio erano state batoste, ma c'era l'attenuante della qualità avversaria. Stavolta invece non ci sono scusanti. L'Udinese squadra spesso ostica doveva essere superata dalla lanciatissima capolista. E questo scivolone potrebbe pesare molto sul futuro.

I primi minuti sono di forte impatto emotivo ed imbarazzanti per il Napoli, nel primo quarto d'ora l'Udinese colleziona ben quattro palle gol, troppe per la prima della classe. Nate tutte sul lato desto, laddove Di Lorenzo ha ceduto il posto a Mazzocchi. Il Napoli a sua volta non sta a guardare, attacca pure ma in modo pasticcioso. La gara è in preoccupante equilibrio. Chi si aspettava un dominio Napoli è del tutto deluso. La manovra è bloccata, manca ordine e neppure la giocata individuale. Chi poteva inventarsi il numero sverna all'ombra della Torre Eiffel. 

Grazie agli Dei del Calcio, c'è Mc Tominay che su calcio d'angolo si arrampica in cielo e di testa svetta e conclude. Avanti Napoli, senza soavi meriti ma i gol contano e le occasioni fanno solo cronaca. Ma la gioia dura poco. Un errore coordinato fra Juan Jesus e il modestissimo Mazzochi- due che in formazione titolare non avrebbero mai dovuto esserci se il Napoli avesse fatto un mercato ambizioso- alimenta un prodezza dalla distanza che fa pari. Rammarico e nervi tesi. Gli azzurri non riescono a reagire, rischiano pure qualcosa. Conte rimescola le carte negli ultimi venti minuti, ma i nuovi innesti sono impalpabili. Finisce tutto in un silenzio del Maradona che gela il sangue nelle vene ed è vento freddo sulle ambizioni scudetto, in attesa di Inter-Fiorentina.  

Lukaku ancora una volta delude, ma le sostituzioni continue fanno pensare- Per il pupillo di Conte il bilancio resta sufficiente: nove gol e sei assist. Dopo un avvio di stagione molto difficile, la sua crescita è stata graduale ma continua e convincente. Poi nelle ultime due gare la sua presenza in campo non è pervenuta. La scarsa assistenza dei compagni non basta a giustificare prestazioni così ininfluenti. Ma c'è anche una statistica che lascia sgomenti ed alimenta i dubbi. Da inizio stagione, Big Rom è sempre stato sostituito fra il 70' e massimo l'80 minuto, mai una partita portata a termine. Indice di una condizione fisica ancora precaria a febbraio o forse conseguenza di non età non avanzatissima (31 primavere) ma che evidentemente ha portato l'ex grande bomber a perdere tanti, troppi colpo prematuramente. Dati alla mano, Lukaku non ha nelle gambe i 90', chissamai se li avrà. Intanto, il subentrante Simone talvolta lotta come un gladiatore ma incide poco. Se solo pensiamo che l'Atalanta ha pagato il travolgente Retegui appena 20 milioni...

Le evidenti colpe della società per un fallimentare mercato- Una squadra in piena lotta per lo scudetto, prima in classifica con un piccolo bottino di vantaggio sulla seconda se perde una prima donna come Kvara, ma anche se non l'avesse persa, aveva il dovere di investire e rinforzarsi per puntare al podio più alto. Ed invece fra una scusa e un'altra, i silenzi di un presidente ormai giurassico e sempre più inviso alla piazza, le alchimie contabili dell'uomo ombra della società Chiavelli, i mea culpa imbarazzanti e indigesti del direttore sportivo Manna, si è fatto troppo poco. Appena Okafor, giocatore fuori forma e fuori rosa del Milan. Serviva anche un difensore, un esterno (contro i friulani Mazzocchi ne ha combinate di grosse), un centrale, magari un centrocampista. Ma storicamente De Laurentiis agisce così: se si è primi non tira fuori gli sghei, se invece si è in ritardo dalla zona Champions fa sacrifici. Vedesi l'annata di Sarri, primi e in lotta per uno scudetto poi perso, con l'ingaggio di Gatti e Reggini e il gennaio ai tempi di Gattuso dove arrivarono due giocatori di spessore, Lobotka e Demme. Ed allora si ritorna sempre al solito ritornello. Ma ci tiene Adl a vincere o una volta ottenuta la qualificazione Champions la missione è compiuta e basta così. Il patron è ormai avvisato: i tifosi non hanno l'anello al naso e lo stesso Conte ha espresso il suo malcontento alla vigilia della sfida sabato, precisando che serve creare un impianto sportivo e valorizzare il settore giovanile. Parole al vento. In un Napoli che vive troppo alla giornata e che manca di un progetto credibile e solido.

(Foto fonte Napoli Magazine).

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Enzo Famiglietti

Nato a Napoli alla fine degli anni sessanta.Inizia la sua carriera giornalistica a metà degli anni novanta presso il quotidiano sportivo di breve durata Campania Sport e poi diventa redattore alla Verità di Napoli-Napoli più, dove si occupa delle pagine dedicate al Napoli ed anche dell'impaginazione delle altre sportive. Ma la sua passione resta il calcio. Negli anni successivi collabora, come redattore, al Corriere del Pallone e negli anni recenti a vari siti web Per sempre Napoli, 87 tv e successivamente ilcuoreazzurro.it

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