Identica filosofia applicata al Napoli. Ne è stato esempio lampante la vittoria del Castellani. Sofferta e senza un divario sul piano dello spettacolo, a tratti quasi sugli scudi i napoletani. Storcono il naso gli esteti ma se la ridono sotto sotto. Le si chiama partite sporche, vinte a gomitate o con uno struscio ma sono anche queste che ti fanno vincere gli scudetti. Le porti a casa se hai carattere ed attributi, non sono vittorie per tutti.
Non finiremo mai di bollare questo Napoli come cinico, pragmatico, solido, la mentalità del Bell’Antonio insomma applicata alla maglia azzurra. Soprattutto è una squadra che incassa pochissimi gol. Ad Empoli nel primo tempo a salvare la baracca ci hanno pensato le parate super dell’ex Caprile-che ha usato con notevole maestria anche gli arti inferiori- e la prova monumentale di Alessandro Buongiorno. Che dall’alto dei suoi 194 centimetri, si erge in area quasi fosse la Mole Antonelliana, a lui tanto cara da torinese doc. Eppoi quando si ha classe e si sono investiti bei soldini sul mercato e qualità lì davanti di riffa o di raffa il gol ti esce sempre. Questa è in sintesi la storia di Empoli-Napoli, che consente agli azzurri di difendere a denti stretti il primato in classifica.
Una partita con tanti patemi ma alla fine- Gli azzurri non hanno approcciato l’evento con il tono di voce della capolista. Nel primo tempo sono stati imballati, passivi, pasticcioni. Di fronte, il gruppo D’Aversa, didascalico, mai banale ed imprevedibile che sfiorava il vantaggio in più occasioni se non fosse stata per la granitica difesa azzurra e per gli interventi di Caprilone. Il Napoli provava di abbozzare una reazione ma collezionava solo una serie di sterili calci d’angolo, mancava peso in attacco. Lukaku non era nei giorni migliori, Kavara si nascondeva sotto i ciuffi d’erba di una partita complicata, ma soprattutto mancava la regia di Lobotka. Gilmour non aveva i tempi e la precisione del metronomo slovacco. Un bel guaio si borbottava di qua e di là. Ma la linea reggeva.
Poi nella ripresa Conte ti indovina le sostituzioni che ti aspetti. Un focoso Simone per uno spento Lukaku, il recuperato in extremis Olivera per un disorientato Spinazzola. Ed era proprio il Cholito, entrato in campo con bava alla bocca e al naso, ad alimentare l’azione dalla quale fioriva il calcio di rigore. Trasformato con autorità e sicurezza da Kvara che così si guadagnava pagnotta e sufficienza in pagella. Il vantaggio metteva al tappeto l’Empoli, del tutto incapace di reagire, mentre il Napoli ritrovava la migliore sicurezza, si impettiva e non rischiava nulla sino alla fine. Entrava anche Neres e si faceva apprezzare. Lui è uno di quelli che trova sempre l’occasione, lo spunto giusto per distinguersi, il suo abbraccio alla partita non è mai scontato, ti tira sempre fuori la giocata stile foca. Si vince così anche in casa Conte, se ne facciano una ragione gli amanti del calcio circense. Il tecnico del Napoli non aveva mai battutto l’empoli, una piccola soddisfazione da aggiungere al primo posto.
Una difesa di ferro- Ricordate la Juventus del subentrato Conte al traballante Del Neri. Vinse scudetti e fece parlare molto di se stessa e delle qualità del proprio allenatore. Regola numero uno: non prendere gol. Tal e qual nel Napoli. La fase difensiva-come saggiamente usa chiamarla l’allenatore e non retroguardia- funziona alla perfezione. Tanti secchioni bravi e studiosi. Un solo gol incassato nelle ultime cinque gare, numeri di eccelsa solidità difensiva. Determinante è stato l’apporto di Alessandro Buongiorno, è lui il vero erede di Koulibaly e Kim. Non li fa rimpiangere, sinora almeno, e accanto a lui il gregario Rrahmani rende al meglio, mentre l’anno passato affiancato a partner molto incerti, poco affidabili, andava anch’egli in burn out, perdevo il filo della linea e ne combinava di grosse. In grande crescita anche capitan Di Lorenzo, che diciamola tutta è ritornato se stesso, quello di sempre. Sicuro ed affidabile nella difesa a quattro. A proposito di moduli, il saggio Conte ha ben capito che questa squadra, questa rosa, con codesti uomini non può dare garanzia se schierata a tre dietro e ha cambiato disposizione. E qualcuno lo accusava di integralismo tattico. Da maghetto della panchina qual è, Conte si dimostra duttile ed adattabile al parco giocatori..
Il calcio non è il circo, lo spettacolo è passato in secondo piano- Quando mesi fa cominciò a circolare il nome di Antonio Conte qualche tifoso azzurro, in realtà parecchi, storsero il naso. Di quelli col lezzo fin sulla lingua, si pavoneggiavano che il calcio del tecnico leccese avesse, per usare un termine enologico, un indice di piacevolezza piuttosto basso. Abituati da queste parti al calcio champagne di Benitez che affastellava una palla gol dietro l’altra ma ne incassava altrettanti tanti troppi, poi il triennio sarriano, gioco mnemonico, di rara bellezza ed ordine tattico ma zero tituli, si esibiva bene anche il gruppo di Gattuso, confusione con Ancelotti ma poi la stupefacente magia del terzo titolo.
Ebbene signori, qui si cambia. E la gara di Empoli, questi ultimi tre punti, ne sono il miglior biglietto da visita. Prima frazione di gioco di patemi e qualche spavento di troppo, ma poi la zampata nella ripresa. E che nessuno parli di fortuna. Questo Napoli ha già il carattere degli uomini veri e forti, Lo sprint e la mentalità da capolista. Chapeau per restare in tema di vini buoni.