L'abilità del tecnico è stata, fra le tante, quella di isolare l'ambiente da voci scomode ed indiscrezioni ingombranti. Ma è stata, come preannunciato solo una fra le. Per come il Napoli ha superato il Verona (2-0) c'è un indice elevato di grande lavoro in preparazione alla partita. Gli azzurri sono scesi in campo al centouno per cento e non potevano fallire. Al diavolo i pettegolezzi di mercato, anche se di quelli imbarazzanti, fra i peggiori insomma.
In campo è stata una bellissima recita. Un Napoli sicuro di se stesso e padrone del campo, una squadra in netta crescita e nella qualità e fluidità del gioco e nel rendimento dei singoli. A proposito di nomination individuali va elogiato un Neres superlativo, uno dei migliori Anguissa mai visti in azzurro e soprattutto un'incoraggiante crescita di Lukaku. Fino a qualche settimana fa, Big Rom era legnoso e lento come un bue, ora non sarà diventato un centometrista ma indossa i perfetti panni del centravanti boa: tocca molti palloni, fa da sponda, spesso è spalle alla porta, ma è sempre nel vivo del gioco. Rifinisce ed appoggia tanti palloni. Per non parlare di Spinazzola, alla seconda prova consecutiva di ottimo livello e di un rinato Juan Jesus che ha fatto buona guardia davanti a Meret.
Difronte il Napoli si trovava una squadra in buona salute, reduce da 7 punti nelle ultime quattro gare di cui due vittorie in trasferta con 6 gol all'attivo. E' un Verona tosto quello di Zanetti e qualche timore della vigilia non era insensato, prima che fosse spazzato via da una serata di quelle molto felici. Grazie ai tre punti sul Verona, il Napoli allunga sull'Atalanta barcollante e stanca ad Udine e si prepara al ritorno dell'Inter che ha da recuperare due gare.
Una partita senza storia, gran bel Napoli- Trova in avvio il guizzo, bravura e fortuna, il cocktail ideale per i grandi successi: Lukaku innesca capitan Di Lorenzo con un tocco delicato e semplice e la schiena di Montipò è fatale per l'Hellas. Che stimolo sbloccarla subito. Ed Anguissa dopo pochissimo si sbrana il raddoppio. Poi il gruppo Conte prosegue con autorevolezza, incontro scoppiettante, le occasioni non mancano, ma il Verona resta in partita. Neres, l'azzurro più di tutti sotto i riflettori, è ambizioso e si fa notare. Ma in evidenza anche Lukaku che smista palloni con precisione e parsimonia.
Ma, come detto, il Napoli qualche rischio lo corre. Il Verona è una piccola stella che non sta a guardare. Sa farsi pericoloso ma violare la migliore difesa d'Europa è un'impresa che in questa sera non è alla portata del gruppo Zanetti.
Ripresa. Azzurri e palle gol a profusione, una dietro l'altra, ma imprecisione e un pizzico di mala sorte le strozzano. Si libera invece dagli avversari e fulmina Montipò con un tiro micidiale il rilanciatissimo Anguissa, ritornato ormai ai suoi migliori livelli. Due a zero e un sospiro di sollievo. La partita scivola via sino alla fine fra appalusi e cori di peana.
Il ritorno di Lukaku, per lui un nuovo ciclo- Le critiche non erano state mai docili all'indirizzo dell'ex eroe del penultimo scudetto interista. Frenato, zavorrato, limitato da una condizione fisica approssimativa, conseguenza di una mancata preparazione estiva, Lukaku era finito al centro del mirino. Nonostante i sette gol e i cinque assist c'era sempre quella sensazione che il puntero fosse depotenziato. Poi, da un paio di gare a questa parte la musica, anzi i ritmi di gioco di Big Rom sono cambiati. E' migliorato sotto il punto di vista atletico, si sono perfezionati i meccanismi di gioco orditi da Conte ed ecco il nuovo Luk in versione rinnovata e molto redditizio. Non punta forse più la porta con la veemenza di un tempo, anche per l'anagrafe, ma lavora come un metronomo ai limiti ed in area stessa. Decisivo il suo tocchetto ben calibrato per il tiro di Di Lorenzo sul primo gol. E' un centravanti boa a tutti gli effetti, ora fa bene quello che gli era stato chiesto di fare da Conte. Non sarà un uomo gol dai numeri di Osimhen ma in una maniera o nell'altra comincia a fare la differenza. Chapeau a lui e al suo allenatore che lo conosce bene come nessun altro.
Kvara sta per imbarcarsi, le colpe della società sulla fuga dei tanti campioni- E' solo l'ultimo della lunga lista degli eroi dello scudetto volati via: Kim, Zielinski, Mario Rui, Osimhen. Sfaldata, disintegrata la squadra che con Spalletti incantò l'Italia e per molti mesi l'Europa. E prima ancora Cavani, il Pocho, Allan, Higuain ed altri ancora. E' un'impresa improba per la società trattenere i suoi uomini migliori, in realtà l'impressione è diversa: per il presidente De Laurentiis non esistono calciatori incedibili, se vogliono rimanere in azzurro che ben venga, ma se alzano troppo l'asticella delle pretese o qualcuno li corteggia con dedizione la porta è sempre aperta. E per tutti. Prego accomodatevi sul primo volo in partenza.
Il contratto, lungo tormentone, con Kvara andava rinnovato subito dopo lo scudetto vinto. Il georgiano si sarebbe accontentato dei circa sei milioni di ingaggio che oggi sembrano più una falsa mossa, nella consapevolezza che il destino sia già deciso, che un rimedio per salvare l'insalvabile. Adl non ha voluto trattenere Kvara o almeno non l'ha voluto coccolare nè accontentare. Per poi portarlo allo sconforto più totale e poter gridare alla piazza, è lui il reprobo, è lui che vuole andarsene. Io l'offerta gliel'ho fatta. Con due anni di ritardo e poca convinzione. Ovvio che il calo di rendimento del ragazzo sia imputabile ai continui ni della presidenza. Ora ci si chiede chi potrà sostituirlo o se Neres sarà mai alla sua altezza. Forse, diventerà il brasiliano pure più bravo del triste Kvara, o magari sbarcherà in azzurro un fenomeno. Ma il timore, o la quasi certezza, è che fra un paio di anni ci si ritrovi punto e daccapo con Neres ed i nuovi azzurri. Con gli screzi sui contratti, i silenzi, le incomprensioni e i dolorosi addii. Una storia che purtroppo si ripete da anni con puntualità.
(Foto fonte ViPiù).