Sabato, 21 Settembre 2024 17:31

Napoli, pareggio di spessore e ambizione. E Conte ha un campione in più

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Contro il proprio passato Antonio Conte raccoglie quella che Gianni Brera avrebbe definito la partita perfetta.

Uno 0 a 0 brutto e noioso, senza emozioni particolari, di quegli spettacoli che di sicuro non attirano certo nuovi fan del gioco del calcio. Più divertente una serata alla play station di un Juventus- Napoli rigido come una statua di gesso. La classica partita bloccata. Perfetta l'avrebbe definita Brera, un maniacale equilibrio che non permette a nessuno di far gol e con le fasi difensive che predominano e tarpano le ali agli attaccanti. 
Molta noia sugli spalti, un paio di occasioni da rete e tanta tattica. La Juve aveva bisogno di battere una diretta concorrente, peraltro in casa, al Napoli in fondo un punto sotto la Mole fa sempre bene e non è da buttar via. Bicchiere quindi mezzo pieno per Antonio Conte che, come già si spettegolava in settimana, rinnega il proprio credo e schiera una difesa a quattro. Una scelta che si rivelerà quantomai azzeccata, in quanto il suo gruppo ha rischiato nulla o quasi, molto ben coperto. Meno convincente è stato invece il lavoro offensivo. Nel complesso Conte ha preparato molto bene una sfida che per lui aveva un sapore particolare.

Lukakau è stato impalpabile. Legnoso e lento e quasi sempre in ritardo e poco fulmineo sulle pochissime palle che gli sono state servite. Dati alla mano, gli azzurri hanno anche creato qualche pericolo in più ma è stato troppo poco per raggiungere una sufficienza in pagella.

Il motivo conduttore della serata piemontese è stato tattica ed ordine quante ne vuoi, spettacolo davvero risicato. Lo stesso Thiago ha dato metrica e tempi precise ma dalla trequarti in su la Juve s'è inceppata.

Una gara monotona, la fiera degli sbadigli- Venghino la prossima volta lor signori che vogliono godersi le bellezze e i colpi di scena del gioco più bello del mondo. Raramente

 fra azzurri e bianconeri si è assistito a tanto scialbore. 

Per lunghi minuti le squadre si sono studiate e si è assistito a quella che in gergo dicesi partita incastrata, senza sbocchi, nè guizzi. Difatti il primo tempo si è chiuso senza spunti o acuti degni di nota, il taccuino delle occasioni da gol vuoto. C'è stata applicazione, ordine tattico, ma in termini del provo a far gol carenze da ambo le parti.

Unico sconvolgimento, Meret che lasciava il posto a Caprile per un malanno muscolare. Secondo tempo, Vlahovic restava ai box ed entrava Weah. E sbocciava la prima vera occasione con Politano che faceva tutto da sè e concludeva alto di non tanto. Dopo però sono stati i bianconeri a prendere in mano le redini del gioco e aumentato il possesso palla, ma il tutto in un inno alla sterilità e all'inconcludenza, eccetto qualche raro spunto. Conte ha sorpreso tutti e cambiato i tre davanti per Simeone, Neres e Folorunsho. Ma era tardi, e la tentazione di portare a casa un punto tutto cuore e speranza aveva la meglio. In ogni caso, i tre subentrati non hanno migliorato l'offensività. Fischio finale e ritorno a Napoli con qualche certezza in più. Anche se sotto il vestito neppure un gol. 

Il nuovo modulo sembra quello giusto. Conte ha forse trovato un nuovo equilibrio- Evviva la difesa a quattro, Conte lo ha ammesso anche nel dopo gara. A quattro dietro si concede molto meno. Pochi spazi sono stati concessi alla Juve, mentre con la linea a tre a Cagliari era stato quasi un tiro al bersaglio per i sardi. Meret si era dovuto elevare nell'alto dei cieli per evitare guai in Sardegna, contro un avversario ben più modesto. Peraltro, il 4-3-3 mette anche il centrocampo in condizione di operare al meglio. Due intoccabili, Lobotka ed Anguissa, sono stati affiancati da un ottimo, disciplinato ed autorevole Mc Tominay. Lo scozzese non è ancora all'apice della forma ma si è elevato come classe e piedi buoni. E' lui, sarà lui, il sostituto di Zielinski che nelle prime all'Inter s'è già distinto per la classe innata. L'uomo venuto dal nord non sembra inferiore al polacco, e lo schema con i tre a centrocampo lo nomina titolare indefesso, consentendo di porre in naftalina Mazzocchi, ragazzo di ottima volontà ma dalle doti tecniche modeste. Un buon rincalzo l'ex salernitana, meno una prima scelta in una squadra ambiziosa. 

C'è da scommettere davvero che già dalla prossima il Napoli tornerà a quel 4-3-3 che ha ancora un retrogusto di scudetto. 

Lukaku non è Osimhen, quel dubbio in attacco- Il belga decisivo a Cagliari ha inciso molto poco a Torino, anche se a sua discolpa va precisato che non è stato assistito al meglio dai compagni. Ma in quelle tre-quattro palle che gli sono state recapitate o che comunque gironzolavano dalle sue parti, il prediletto di Conte è stato poco reattivo. Nel vedere un gigante d'ebano scattare ed agitarsi e far figura lì in mezzo, la memoria e l'istinto non possono non ritornare ai tempi di Osimhen. Ormai lontano da Napoli, nelle distanze e nei pensieri. Quasi un transfuga nel suo frettoloso addio, senza neppure una parola di commiato o di saluto per la città ed i tifosi, il nigeriano non lo si più non rimpiangere. La sua velocità d'azione, i tempi strettissimi perché arpionasse la palla e cercasse la porta, l'elevazione nel gioco aereo lo mettono di tanti gradini al di sopra del Lukaku di oggi che in ogni caso deve ritrovare la migliore condizione fisica. Pure a Cagliari prima che infiammasse la partita con assist e gol, il belga era sembrato un po' impacciato e fuori dal gioco, poi la svolta improvvisa. Gli si è accesa al lampadina ed era stato travolgente, proprio mentre Antonio conte stava preparando la sostituzione.

Il tempo per aspettare Lukaku non mancherà, però se si ripensa al miglior Osimhen è innegabile asserire che questo Napoli con l'uomo mascherato al centro del tridente sarebbe stato la squadra da battere, con un fuoriclasse come il Bell'Antonio in panchina.  Ma si sa che il nigeriano tarantolato aveva in mentre un solo pensiero: fuggire da Napoli, non se ne sapranno forse mai le vere ragioni. E' quindi saggio, nonostante Osimhen resti un giocatore di proprietà del Napoli, mettere una pietra sepolcrale sul passato e lanciare lo sguardo oltre l'orizzonte. 

Foto fonte Sportmediaset).

 

 

 

 

 

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Enzo Famiglietti

Nato a Napoli alla fine degli anni sessanta.Inizia la sua carriera giornalistica a metà degli anni novanta presso il quotidiano sportivo di breve durata Campania Sport e poi diventa redattore alla Verità di Napoli-Napoli più, dove si occupa delle pagine dedicate al Napoli ed anche dell'impaginazione delle altre sportive. Ma la sua passione resta il calcio. Negli anni successivi collabora, come redattore, al Corriere del Pallone e negli anni recenti a vari siti web Per sempre Napoli, 87 tv e successivamente ilcuoreazzurro.it

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