Il Napoli spavaldo e vincente di poche settimane fa sembra già un ricordo lontano. Appena un punto nelle ultime tre partite (A Reggio Emilia era in vantaggio di due reti e ha subìto una inconcepibile rimonta), e due sconfitte casalinghe di fila in casa sono il termometro di una squadra gravemente debilitata. Esangue. Ma soprattutto lo specchio di una rosa ridotta ai minimi termini dal susseguirsi di infortuni. Tutti molto simili. Di natura muscolare.
Un ripetersi di nefasti eventi a un anno di distanza. Di questi tempi, settimana più o settimana meno, il Napoli di Gattuso cominciava a perder pezzi, i muscoli dei giocatori facevano crac. In molti puntarono il dito contro l’ex allenatore e la sua equipe, colpevoli giammai di una preparazione atletica errata......
Stranamente, anche con un nuovo allenatore, accompagnato da un inedito staff, si è verificata la stessa morìa fisica dei calciatori azzurri. Che si sono accasciati con preoccupante frequenza. Come un anno fa con Gattuso. Ringhio si ritrovò poi ad affrontare la fase clou della stagione, gennaio con Coppa Italia e finale di Supercoppa, con gli uomini contati. E difatti prese legnate da tutte le parti.
Più o meno rischia grosso pure il gruppo Spalletti, precipitato nel giro di un paio di turni, dal primo al quarto posto in classifica. Una debacle che non può passare inosservata.
E’ ormai un dato di fatto che il Napoli delle seconde linee, o se lo vogliamo bollare come vedovo delle sue prime donne, non vale la squadra al completo. I due gravi scivoloni casalinghi con Atalanta ed Empoli ne sono prova assoluta, nonostante contro gli scaltri toscani ci sia messa di mezzo anche la cattiva sorte. Con due pali colpiti, decine di tiri in porta e un gol incassato stile pallina magica o flipper. Troppo rocambolesco per esser vero. Eppure lo è stato eccome.
A questo punto i numeri, e il ripetersi di eventi simili, non possono essere casuali. A distanza di un anno ancora malanni alle gambe della medesima natura. Inevitabile fare un tuffo nel passato. Ai tempi di Alfonso De Nicola, responsabile medico del Napoli. Allora quella azzurra deteneva un record notevole. Invidiato da tutti. Era la squadra in Europa con il minor numero di accidenti muscolari, pari a zero. E così è stato per varie stagioni. Finché il dottor De Nicola non si scontrò con Ancelotti e con i suoi uomini di fiducia, soprattutto col genero nutrizionista. Anche i rapporti col presidente De Laurentiis si deteriorarono in quel periodo. Il medico dei muscoli sani fu sollevato dall’incarico e al suo posto fu chiamato a presidiare l’infermeria di Castelvolturno il dottor Raffaele Canonico.
Molti fedelissimi di De Nicola però rimasero al loro posto, ma il loro responsabile cambiò e con esso si è dissolta la formula magica che rendeva come magici i muscoli dei gioielli del Napoli. Nessuno vuole puntare il dito su Canonico, ottimo e stimato professionista, ma lo stesso inghippo che si ripresenta dopo un anno non può non sollevare perplessità. Né esser sottovalutato. E’ come se con l’arrivo dei primi freddi ai muscoli degli azzurri accadesse qualcosa di non preventivato. Un anno fa come ora.
La patata bollente passa ad Adl. In molti gli hanno consigliato- a questo punto non gli si può dar torto- di richiamare al capezzale di un Napoli quantomai incerottato, De Nicola. Una stretta di mano e via. Nel calcio gli strappi si possono sanare. L’avvio stagionale del Napoli era stato orgasmico e travolgente, sarebbe un peccato madornale gettar via una stagione rosea come questa, sempreché Spalletti possa disporre di tutti i suoi ragazzi. Certo incombe anche la Coppa d’Africa, ma intanto con l’infermeria vuota, almeno in questa fase si sarebbe di sicuro evitata la brusca frenata in campionato.
La rosa del Napoli è fra le più forti di questa serie A. Sempre se al completo. Al di sopra di Milan ed Atalanta senza ombra di dubbio, da potersi confrontare alla pari con l’Inter oggi capolista.
Nelle mani di De Laurentiis il futuro a breve termine del Napoli. Una riflessione è d’obbligo. Questo sembrava l’anno giusto per vincere. Del domani non c’è invece alcuna certezza. A giungo 2022 molti pezzi pregiati potrebbero finire sul mercato. Su Osimhen, Anguissa e lo stesso Koulibaly, soprattutto sul giovane talento nigeriano, ci sono già gli occhi di molti top club europei. Di quelli che se ti fanno un’offerta, una società come il Napoli a gestione molto familiare e che si autofinanzia, non può rifiutarla.
Il presidente farebbe bene a non cestinare il numero del dottor De Nicola dal Sannio. Eppoi, anche cercare alternative sul mercato in vista della manifestazione continentale africana. Tre pedine come quei tre colossi d’ebano (Osimhen, Anguissa e Kou) non le trovi certo ai saldi di gennaio. Ma almeno tentare uno sforzo. Di reperire rimpiazzi di valore anche pescando fra giovani talenti. Spalletti è l’uomo giusto per vincere, lo sta dimostrando, e con lui si potrebbe creare un ciclo. Adl potrebbe, intanto, addirittura vendere la società, dovesse mai arrivare una cospicua offerta (il figlio Luigi l’ha dichiarato pochi giorni fa, ndr) oppure se preferisce restare al timone che si dia una mossa. E’ il momento del grande azzardo. Lascia o raddoppia.