O che fosse un allenatore dalle pretese troppo elevate per un ridimensionato De Lauentiis. Il presidente stavolta l'ha spuntata a testa alta. Se è vero, è lo è con assoluta certezza, che il primo reponsabile della catastrofica stagione appena conclusa è stato il padre padrone di un Napoli divenuto irriconoscibile, appena mesi dopo la trionfale cavalcata scudetto, lo è senza alcun dubbio che il contestatissimo presidente ha gettato la prima pietra per una ricostruzione ambiziosa e convincente. Quantomeno per lo staff tecnico, poi si è in attesa di capire quali saranno le imminenti mosse di mercato in entrata e soprattutto in uscita.
Un colpo da novanta- Non c'è dubbio che il Napoli abbia assunto il migliore allenatore in circolazione sul suolo patrio. I numeri di Conte sono importanti, taluni da brividi. Quattro campionati vinti, di cui due in Italia al primo anno: con la Juve e con l'Inter. La Juve di Conte non era una squadra di fenomeni, ma non perse neppure una partita in tutta la stagione, sino alla epica finale di Coppa Italia dell'Olimpico, in cui si inchinò al Napoli di Mazzarri e Cavani. Impressiona soprattutto la media di vittorie nel campionato italiano, il 68% delle partite in cui si è accomodato in panchina, uno score da fuoriclasse della gestione. Conte ha carattere, forte personalità, è un sergente di ferro, si fa amare dal pubblico perché è un sanguigno, sa estrapolare da ogni giocatore le migliori energie e stimoli. Con lui tutti danni il cento per cento. Il profilo ideale per dare un forte imput di rinascita e rivalsa ad una squadra che ha il morale sotto i tacchetti e che è reduce da una delle peggiori annate della propria storia.
Conte meglio di Gasperini e di chiunque altro- Il bell'Antonio era più idoneo di Gasperini e di ogni altro nome era apparso nel casting di Adl. Il tecnico bergamasco è molto contestualizzato nell'organizzatissimo ambiente bergamasco, che peraltro vanta il miglior settore giovanile d'Italia, mentre Castelvoturno è oggi il Nobel della disorganizzazione più assoluta. Un modello da non imitare, svilito fra anarchia e totale confusione, privo di una dirigenza di spessore, di una figura di riferimento dalle spalle larghe e in balìa di un patron che negli ultimi mesi straparlava a vuoto e sembrava sempre più incoerente e contraddittorio anche con se stesso. In questo caos generale, nessuno meglio di un gerarchico ed autorevole Conte avvezzo a lavorare al limite dello sfinimento. Un uomo full time, molto autoritario, che può rimettere a lucido spogliatoio ed ambiente. Nessun altrro profilo fra quelli accostati alla panchina del Napoli dava sulla carta le stesse garanzie. Conte Caput mundi!
L'uomo dall'immagine giusta per riconquistare i tifosi e la nuova strategia di Adl- Mai come in questo travagliato finale di stagione i rapporti fra tifoseria e proprietà del Napoli si sono incrinati. Da parte del popolo azzurro è cresciuta in maniera esponenziale la disitima e l'intolleranza verso il padrone del Napoli, che anche negli anni migliori non ha mai goduto di popolarità a macchia d''olio. Poi i ripetuti errori di Adl, le sue uscite pubbliche fuori luogo, soprattutto il voler fare (e sbagliare) tutto da solo, incaponendosi di poter diventare il miglior direttorre sportivo d'Italia hanno alimentato antipatie su larga scala. Ora però il vento è girato dalla parte del vulcanico presidentissimo. De Laurentiis ha messo a tacere i detrattori con l'assunzione del più stimato allenatore su piazza. Una scelta per rilanciare la squadra e tornare in Champions il prima possibile, e perché no vincere qualche altro trofeo. Ma è anche un'abile mossa di prestigio. E il presidente non è nuovo a manovre per così dire furbesche e mirate.
Dopo essere stato per un anno intero nell'occhio del ciclone, Aurelio ora mira a defilarsi, a rifugiarsi nella penombra. Assumerà un profilo basso. Non invadente nelle questione tecniche. Conte sarà anche un parafulmine in caso di insuccessi. La filosofia del numero uno in società è: vi ho preso il migliore, di più non potevo fare. Se le cose dovessero andare bene, merito di Adl che è stato tanto bravo a strappare un sì all'allenatore tanto ambito. Invece, in caso di flop le colpe ricadrebbero ovviamente tutte sul tecnico e De Laurentiis se ne laverebbe le mani. La morale: cosa volete più da me, ho portato a Napoli quello che tutti voi mi chiedevate. Non avrei potuto fare di più. Al netto delle scelte di mercato ovvio. Ma di sicuro Conte avrà avuto della garanzia in merito.
Prevedibili, quindi, lunghi silenzi presidenziale se la squadra dovesse spopolare, mentre Adl ritornerebbe sulla scena solo in caso di incidenti di percorso. Il medesimo copione dei due anni con Spalletti e dello scudetto.
Benvenuto Lele Oriali, una vita da mediano. E' lui la figura che è sempre mancata- Importante come Antonio Conte c'è il tandem con il nuovo team manager. Uno come Oriali il Napoli non ce l'ha mai avuto. La fatidica figura dell'ex giocatore dal carisma invidiabile, capace di metter ordine nello spogliatoio, di dialogare a tu per tu con ogni giocatore ora consapevole di portare il massimo rispetto ad un monumeto del calcio, il dirigente a mediare fra esigenze della squadra e proprietà. Uno che a 71 anni ha ancora voglia di rimettersi in gioco. Che ne ha vissute e vinte di ogni colore e ad ogni latitudine. Non un uomo da copertina Oriali, ma incline a lavorare dietro le quinte. Da anni a Napoli si invocava uno così. Si erano fatti nomi di ex calciatori azzurri da Bruscolotti a Cannavaro, poi prediletto allenatore e non dirigente. Ma mai De Laurentiis si è dato da fare per rinforzare lo staff con uno nome che potesse poi risultare un po' ingombrante. Meglio puntare su personaggi di secondo piano.
Prima di Oriali in questa figura delicatissima ed indispensabile in ogni club ambizioso, si erano cimentati il figlio di Adl, no comment a riguardo, un tale De Matteis ex giocatore di quarta serie e scrittore di romanzi rosa e poi Peppe Santoro, con solida esperienza nel settore giovanile, ma inventatosi a Castelvolturno in affiancamento alla prima squadra e senza un passato calcistico. In molti oggi dicono, gli osservatori più attenti, che la presenza di Oriali sarà un inestimabile valore aggiunto, alla pari quasi di quella di Conte, nel nuovo Napoli in fase embrionale. In una società che ha visto spesso confusione di ruoli, disordini interni dovuti alla mancanza di figure leader e troppo accentrata verso la famiglia De Laurentiis. Non è una casualità che da sempre, Adl abbia evitato di far spazio ad un vero direttore geenrale, alla Marotta per intendersi, se non dello scafato e misterioso Chiavelli, ombra del patron. Ma di uomini di calcio ad alti livelli neppure il lontano sentore. Adl li ha sempre evitati, a parte la parentesi di Pierpaolo Marino, e perché ci teneva ad essere lui in prima persona a prendere le decisioni ed anche perché si vocifera di una sua irrazionale e lesionista gelosia verso chi possa offuscare la sua prosopopea di Re Sole.
Ora qualcosa è mutato. E forse mai come dagli anni di Maradona si fa il conto alla rovescia per vedere i campo il nuovo Napoli, frutto di un ambizioso, si spera, progetto.
(Foto fonte Corriere della Sera).