Venerdì, 08 Marzo 2024 20:11

Napoli, la cura Calzona già fischi per fiaschi. Kvara fenomeno, ma aumenta il rischio che vada via pure lui

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La maledizione della terza, il Napoli si ferma sempre a due. Poi stecca la successiva. Non è bastato l'effetto Calzona ad esorcizzare il tabù stagionale. 

Dopo aver vaporizzato il Sassuolo e addomesticato la Juve con un pizzico di fortuna, gli azzurri hanno impattato contro un Toro ostico e vigoroso (1 a 1). Da agosto ad oggi purtroppo al Napoli non è ancora riuscito di vincere tre gare di fila in campionato. Svanisce l'agognato allungo sulla zona Champions, non è bastato un super Kavara, trascinatore, carico a mille, dotato di invidiabile e traboccante vena agonistica, ispiratore ed esecutore. Una rondine non fa primavera, anche perché Osimhnen non ha accompagnato la serata di grazia del georgiano con una giocata delle sue. Il nigeriano è stato poco brillante, ha toccato pochi palloni, di rado ha spaventato il gigante Milinkovic Savic. 

E' stato un lampo di Kvara a portare in vantaggio il Napoli, ma dopo pochi minuti il solito vuoto al centro dell'area azzurra ha consentito ai granata di pareggiare. Sul gol degli ospiti, i centrali azzurri erano posizionati nella peggiore posizione e Sanabria è stato libero di incantare il Maradona con una rovesciata sì spettacolare, ma se fosse stato contrastato sarebbe forse andata diversamente. 

Eppure la squadra di Juric era in totale emergenza a centrocampo. Meno solida nelle previsioni della vigilia, eppure combattiva ed indomabile in 96 minuti. Non svanisce certo l'effetto positivo Calzona, ma dopo Sassuolo e Juventus ci si attendeva un ruggito degli azzurri che non c'è stato e si è ritornato sugli usuali livelli di mediocrità, nonostante l'assalto finale, anche organizzato, che ha visto sempre Kvara svettare su tutti.

Ora il Napoli è atteso dalla delicatissima trasferta di Barcellona. Che potrebbe martedì sera dare una vera svolta ad una stagione fiacca e deludente.  

Napoli brillante a intermittenza, il Torino avversario dei peggiori- Qualità del gruppo Juric: squadra molto organizzata che non fa giocare gli avversari, bravi nell'imbrigliarli, prende pochissimi gol. Quanto basta per mandare il tilt il Napoli lavori in corso di mister Calzona. Avvio senza fiammate e sbadigli numerosi.  Kvara spreca una buona occasione su assist intelligente di Politano. Il Toro serra le fila e gli spazi sono ristretti. I granata intanto alzano le corna e caricano. In taccuino, uno strafalcione difensivo-preludio di quanto sarebbe successo dopo- a cui rimedia super Meret. Ancora Kvara di testa impegna seriamente Milinkovic Savic, ma il Napoli non convince. Gioco impacciato e soporifero. Al fischio finale del primo tempo divampano i dubbi, due nitide palle gol ci sono state ma è tutta qua l'annunciata rivoluzione?  

Secondo tempo. Gli ospiti tengono alto il pressing. Ma gli azzurri trovano il guizzo con un colpo al volo ancora di Kvara su cross di Mario rui, e sbloccano una partita molto incastrata. La gioia dura pochi minuti, perché Sanabria si capovolge a novanta gradi, solo soletto all'altezza dell'area piccola, e con una rovesciata regale pareggia. Allora Calzona rimescola le calze e mette dentro Traorè e Raspadori, però l'effetto offensivo è lieve. Piuttosto è Kvara che si mette la squadra sulle spalle e fa reparto da solo, crea occasioni, tira, rifinisce, è lui il divo della serata. Ma non basta. Finisce 1 ad 1. Il talentuoso georgiano uomo del partido, meno lo sono stati i compagni.

Il nuovo allenatore è ancora sotto esame, ci vuole molto di più per stupire l'ambiente- Calzona ha effettuato dapprima scelte tecniche condivisibili e poi cambi semplici e logici, più convincenti della confusione tattica di Mazzarri, però quella voglia matta di Reggio Emilia e della magia serata antjuventina non c'è stata. Si riparte daccapo con tanti dubbi, i soliti. L'attacco che deve segnare con maggiore regolarità e capitalizzare meglio le circostanze dalla trequarti in poi. Preoccupanti e reiterati scricchiolii in difesa. Ataviche carenze. Sarebbe stato il mago dei maghi, il tecnico calabrese fosse riuscito in pochi giorni a cambiar volto ad una squadra che ha molti più problemi di quanto si pensava avesse in principio. La teoria di riproporre il modello Spalletti non regge. Sembrava fosse più facile fare un copia ed incolla, ma nonostante i protagonisti siano più o meno gli stessi dell'impresa scudetto, lo smalto di una volta non c'è più. L'effetto appagamento anche ha il suo penso, ma non basta a giustificare. Nonostante la squadra lotti ma il più delle volte con poca concretezza. A ridurla così sono stati gli errori a ripetizione dei soliti noti. 

Kvara fenomeno, ma attenzione al canto delle sirene- Contro il gruppo Juric, lui è stato il più bravo ed efficare fra gli azzurri. Gol a parte, il piccolo ex predestinato, e ora campione acclarato, s'è mosso come una trottola. Veloce, inafferrabile, ha cercato spesso il tiro e al pari la rifinitura. Da tre gare, e di questo va dato molto merito  a Calzona, Kvara s'è rivitalizzato. Tornato pimpante. Ora il suo futuro è nelle mani del presidente. De Laurentiis. Costui temporeggia dall'estate nel rinnovo del suo contratto. Un prender tempo che ha già provocato l'addio di Zielinski e che ora mette in pericolo la permanenza di Khvicha in azzurro. Gli estimatori aumentano e le offerte già fioccano. 
Kvara guadagna troppo poco se si soppesa il suo talento. E se Adl non si desterà dal suo perenne, e nocivo attendismo, il ragazzo potrebbe cedere alla corte di un grande club europeo. In molti sono pronti ad offrirgli un ingaggio principesco. E pagare il suo cartellino una vagonata di milioni. Adl l'ha già detto, se dovesse arrivare una grandissima offerta si vende. Tutt'altro che rassicuranti le sue recenti dichiarazioni. Insomma c'è poco da star sereni da giugno in poi. Si rischia di perdere dopo Zielinski ed Osimhen anche Kvara.

I vaneggiamenti di De Laurentiis, che promette stadi ed opere faraoniche- In settimana il presidente ha superato se stesso. Promesso un nuovo stadio a Bagnoli, con annesso centro sportivo e commerciale, più 12 campi di calcio. Progetto irrealizzabile per una serie di motivi. In primis, Adl non vuole spendere soldi per grandi opere ma piuttosto le spara grosse per fare pressione sul Comune di Napoli, nella speranza che a spese delle casse pubbliche, e dei contribuenti, gli si ristrutturi il Maradona senza che lui spenda più di pochi spiccioli. Uno scenario folle, a maggior ragione se rapportato alla voragine debitoria della casse comunali. Punto due, a Bagnoli c'è immobilismo totale da 40 anni. Nessuno è mai stato capace di gettare la prima pietra, principalmente per il malaffare e la staticità della politica e per l'ombra della Camorra. Adl si infrangerebbe contro muri di cinta di omertà e clientelismo invalicabili, se pure volesse metter mano al portafoglio. Infine, a fare due conti per realizzare questa grande opera ci vorrebbero centinaia di milioni di euro, forse a sfiorare il miliardo. Un investimento che è fuori portata per le casse societarie. Certamente non basterà cedere Osimhen per tentare un'impresa simile. Ma ormai solo i tifosi più ingenui e creduloni possono prestar fede alle parole più azzardate del patron, che a cicli ripete la cantilena del nuovo stadio. Un tema delicato, ma arcinoto, con troppo fumo e poco arrosto. 

(Foto fonte Sportmediaset)

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Enzo Famiglietti

Nato a Napoli alla fine degli anni sessanta.Inizia la sua carriera giornalistica a metà degli anni novanta presso il quotidiano sportivo di breve durata Campania Sport e poi diventa redattore alla Verità di Napoli-Napoli più, dove si occupa delle pagine dedicate al Napoli ed anche dell'impaginazione delle altre sportive. Ma la sua passione resta il calcio. Negli anni successivi collabora, come redattore, al Corriere del Pallone e negli anni recenti a vari siti web Per sempre Napoli, 87 tv e successivamente ilcuoreazzurro.it

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