Cala il sipario sul terzo scudetto del Napoli. Questo 4 giugno passerà alla storia, come le date dei primi due. Emozionante e strappalacrime la kermesse al Maradona, la passerella dei campioni, dei quali purtroppo non pochi andranno via. Per primo super Spalletti, demiurgo di una stagione ineguagliabile; molto probabilmente il diesse Giuntoli che ha messo al posto giusto ogni tassello di un puzzle michelangiolesco; quasi sicuro l'inatteso e roboante Kim. Per gli altri siamo in attesa di lune proprietarie e soldoni in arrivo. Si smembra, dopo appena un anno, il Napoli dei miracoli. Un peccato troppo doloroso ma vero. E' durata poco la speranza di poter creare un ciclo vincente. Non ci sarà, o almeno non con questi protagonisti. E' difficile pensare ci si possa ripetere fra un anno, cambiando ancora una volta attori e comparse. Il calcio non funziona esattamente come il cinema, De Laurentiis ancora non l'ha capito o fa finta di. Ma anche nel cinema quando hai nel tuo cast tanti campioni di incassi non li lasci alla concorrenza.
I due grandi errori del presidente nei giorni più belli- Come da noi anticipato, la decisione di andar via, dell'anno sabbatico, Spalletti l'ha maturata dentro di sè e basta, nei meandri più imperscrutabili del proprio Io, giorno dopo giorno, indipendentemente dal rapporto con la proprietà. Questioni puramente personali, forse la grande stanchezza e le pressioni di un anno vissuto a duecento all'ora, sopra le righe di ogni plausibile previsione e sforzo fisico e mentale. Quando gli è arrivata la mitica e maleducatissima email di Adl, lui aveva già scelto cosa fare del proprio futuro. Ma per la mancanza di stile di Don Aurelio, se avese avuto solo il tecnico un minimo dubbio gliel'ha spazzato via. Che colpo basso e bislacco quel contratto inviato all'allenatore dello scudetto via pec. Quelli che il calcio gli avrebbero dedicato un anno di sfottò e sberleffi. Per non dire dell'assenza del patron nella magica notte di Udine, seconda imperdonabile gaffe: mentre il Napoli vinceva lo scudetto De Laurentiis s'era organizzato la sua personalissima festa allo stadio Maradona, con il suo solito egocentrico show personale, per ribadire che il Napoli è lui e la sua famiglia. Un delirio d'onnipotenza degno dei canti di Nerone, ispirati dalle fiamme di Roma imperiale che andava a fuoco. E la città partenopea si tingeva di azzurro e di fuochi pirotecnici. Intanto, squadra e staff tecnico e presidente brindavano a debita distanza.
La festa per pochi eletti, non paghi e ti freghi. Niente bus scoperto. Un sindaco tremebondo e il solito Viminale scacciaguai- Tutti i tifosi sognavano di poter salutare i propri beniamini attraverso il celebre rituale della squadra campione che va a zonzo per la città su un mezzo aperto. Scene di giubilo che purtroppo a Napoli non è stato possibile ripetere, come dappertutto nel mondo. De Laurentiis non si è prodigato più di tanto per organizzare la sfilata degli scudettati. Non ne aveva poi grande interesse. Nessuno avrebbe pagato il biglietto e quindi nessun gusto per un imprenditore rampante, ma un po'troppo ossessionato dal Dio Denaro. Anche il sindaco Manfredi non ha spinto a dovere per la sfilata del carro. Lui un politico smarrito fra il dire e il fare, emblema della poca concretezza nell'affrontare i problemi quotidiani del territorio. Flebile la scusante, confidata a taccuini e microfoni, su presunte indicazione del Viminale in merito a timori per l'ordine pubblico. Il ministero deli interni da parte sua però, se può, preferisce evitare inciampi e figuracce negando molti diritti ai cittadini. Quei rompicoglioni degli italiani che pagan le tasse. Da rivedere, per memoria storica e dovere di cronaca, le registrazioni dei colloqui dei funzionari della prefettura di Pescara durante la tragedia di Rigopiano.
Si ricorda peraltro che dopo la vittoria di Udine ci furono grandi festeggiamenti in città e provincia senza che si verificasse alcun incidente o tumulto. L'alibi della difficile viabilità per il bus con i calciatori e l'eccessivo bagno di folla non regge. In città del mondo ben più esagitate e pericolose di Napoli, come Rio de Janeiro e Buenos Aires, il pullman con a bordo i vincenti della Coppa del Mondo fece un bel giro giro, eppure non si registrarono cataclismi, figurarsi in questa Napoli che ha dato esempio di civiltà in occasione della notte dei bagordi e non solo.
Napoli-Samp- Spalletti ha schierato i primi attori del campionato, eccezione per lo squalificato Kim. Primo tempo all'insegna di un moderato assalto degli azzurri in cerca del gran gol per un superbo commiato. Ma nessuna clamorosa occasione. Anche nella ripresa ,i campionissimi sono apparsi appagati, e nessuno gliene può fare una colpa. Per sbloccarla ci voleva proprio il più classico episodio della letteratura calcistica. Ed è scoccato un giusto rigore. L'ha trasformato il super cannoniere. Osimhen in gol nella partita in cui ha innalzato la Coppa. Estasi pura. Un giglio dopo una stagione leggendaria. Il vantaggio ha caricato i Campioni d'Italia. Che tentavano di accomiatarsi con lode. E come nelle favole, il Cholito ha messo a segno il suo nono centro stagionale, e che gol, davvero un tiro degno dei geni. Subito dopo c'è stato il commovente probabile addio al calcio di Fabio Quagliarella, che nel giorno più bello del suo Napoli ha detto con ogni probabilità addio al calcio giocato, per tenerezza del destino proprio davanti al pubblico che gli ha dato più amore. E' finita 2 a 0 e buone vacanze a tutti.
La telenovela del nuovo allenatore- Domani o comunque in settimana dovrebbe esserci la fumata bianca. Stando alla cronache-che spesso però sono depistate dagli addetti ai lavori- sembrerebbe favorito Italiano, in attesa della gara di mercoledì. Ma secondo molte indiscrezioni, De Laurentiis potrebbe tirar fuori dal cilindro un nome a sorpresa, un tecnico altisonante del quale nessuno sinora ha fatto tanto il nome. Indiscrezioni su presunte e frequenti telefonate con Max Allegri (ma c'è il ruvido dubbio sulla sua difesa a tre,ndr) o addirittura si ipotizza con molta fantasia Jurgen Klopp, in separazione dal Liverpool. A tal proposito, c'è chi giura che il magazziniere Tommaso Starace si sia fatto sfuggire qualche confidenza con degli amici, riguardo ad un profilo molto elevato del prossimo allenatore. Una figura di spicco, importante per la pregressa carriera. Voci su voci. Se domani, lunedì, non dovesse arrivare l'annuncio e neppure martedì, sarebbe un forte indizio che porterebbe al tecnico della Viola, che in questi giorni sarà concentratissimo sulla finalissima di Conference. Poche ore e sarà svelato l'arcano. Cert'è che dopo un tricolore vinto e aver giocato un calcio circense, sarebbe saggio ingaggiare un allenatore forte una roccia ma famoso e di esperienza, per tentare un percorso di continuità. A maggior ragione, se dovessero partire alcune delle prime donne, come Kim e Osimhen, serviranno spalle molto larghe in panchina. Ed Italiano, pur bravo nella sua ascesa nel grande calcio dallo Spezia alla Fiorentina, non sembra il profilo più adatto, in quanto ancora in parte inesperto. Non ce ne voglia ma sarebbe un rischio. Come se non bastasse, il presidente è del tutto solo nella scelta del successore di Spalletti, ormai i rapporti con Giuntoli sono lacerati.
Adl è al suo ennesimo bivio. Lascia o raddoppia le proprie ambizioni. Al di là dei bilanci e degli utili. Parliamo di campo. Male non sarebbe se, invece, cominciasse ad accarezzare l'ipotesi di vendere il Napoli. Più di tanto la sua gestione non potrà fare e non sarà facile ripetersi. E come Spalletti avrebbe l'opportunità di salutare tutti a testa alta. Peraltro, il valore del "suo" Napoli mai coma adesso è salito alle stelle. Ma per un solipsista come Aurelio non sarà facile accettare l'idea di uscir di scena.
(Foto fonte calcionapoli24)