Una delle più deludenti ed incomprensibili di ogni tempo, seconda forse solo a quella della retrocessione con 14 punti. E la più imbarazante dell'era De Laurentiis, che mai in serie A aveva accumulato tanti insuccessi e critiche da ogni pulpito. Purtroppo anche l'ultimo atto è stato indegno come i precedenti. Gli azzurri hanno sbattutto ambizioni, musi ed idee contro un Lecce, senza obiettivi, ma concentrato ed organizzato. Con l'insulso pareggio senza reti con i salentini salgono a sette le partite del gruppo Calzona senza una vittoria, L'ultima risale a Monza il 7 aprile. Una serie impietose di delusioni e amarezze per le quali l'unico antidoto è veder scorrere i titolo di coda. Dire che è finita.
Eppure il Napoli era ancora in corsa per il nono posto, che gli avrebbe forse assicurato (in caso di vittoria della Viola mercoledì ad Atene) la partecipazione alla prossima Conference. Nulla di trascendentale ma meglio di nulla. Infatti, per la prima volta dopo 14 anni, gli azzurri non avranno in tasca un biglietto aereo per più destinazioni del Vecchio Continente. Uno smacco non facile da digerire, soprattutto per il sommo colpevole di questo sfascio. Il presidente che dovrà mettere in conto un mancato guadagno con l'esclusione dalle Coppe.
Sarebbe bastato battere un Lecce modesto e privo di traguardi, per avere una chance dopo la finale in terra greca. Anche perché la Dea aveva dato una mano agli azzurri, facendo un sol boccone di un Torino tutt'altro che ringalluzzito dal sogno europeo e che ha fatto flop.
L'ennesima partita di fischi e fiaschi- Anche il Lecce ha fatto una discreta figurona al Maradona. Gli azzurri sono mancati in determinazione, grinta, foga, come se questa benedetta partita non volessero vincerla. Una sindrome amotivazionale per gli ex campioni d'Italia. Tutti in bilico fra presente e futuro. In molti sono stufi di indossare questa maglia, altri non sanno ancora se continuare o meno all'ombra del Vesuvio, i confermati non sono poi tanti ed anch'essi hanno avuto le batterie scariche. Serviva solo un ultimo sforzo per dare un senso ad una stagione scombinata. Nemmeno ce l'hanno fatta. E' mancato l'orgoglio e i fischi finali sono meritatissimi per tutti.
Primo tempo straziante per gli azzurri che pure si sarebbero dovuti gasare, se solo avessero dato ascolto alle radioline che davano l'Atalanta in vantaggio dopo poco di due gol sul Toro.Circolazione palla asfittica, io la dò a te e tu a me non si avanza di neppure un metro. Manovra ripetitiva e ossessionante. Mentre è il Lecce a sfiorare addirittura il vantaggio in un paio di occasioni.
Secondo tempo. Il Napoli si desta dal torpore e prova il tutto per tutto. Le palle gol arrivano, anche due pali, quando pure la mala sorte si mette per lo mezzo. Entra Osimhen per la passerella d'addio. Gli acuti non bastano. Errori di mira, deconcentrazione e sfortuna li inchiodano sul più asfittico dei risultati senza gol. Nell'ultima recita stagionale, gli Ex Campioni si sono congedati dal proprio pubblico senza realizzare una rete.
Nella tristezza generale si ricorda che finalmente non ne hanno prese: proprio loro incassavano gol da 18 partite di fila, numeri impietosi, lo specchio di una stagione inaccettabile.
De Larentiis, se gli riesce quel colpo rivaluterà-in parte- la propria immagine- Sono ore decisive per la scelta del prossimo tecnico. Ora come mai in passato, in assoluta pole position c'è Antonio Conte, si può dire sia rimasto solo lui. Adl ha fatto la sua scelta. Pare che entro le prossime 48 ore dovrebbe ufficializzarsi l'ingaggio del pluriscudetttato. Addirittura l'ex cittì avrebbe chiesto di assumere il mitico Lele Oriali come team manager. Una coppia che farebbe sognare i tifosi azzurri. Nessuno come Conte può fare girare il vento in un momento di totale confusione e depressione come il presente, un'attualità da psicodramma. Se dovesse arrivare anche Oriali sarebbe bingo. L'ex mediano della romantica canzone di Ligabue potrebbe essere il dirigente di campo che al Napoli è sempre mancato nell'era De Laurentiis. Un ruolo nel quale si sono sempre avvicendati personaggi di secondo piano. Dal discutibile figlio del presidente, a una tal Paolo De Matteis, ex calciatore di quarta serie, magari più conosciuto come autore di un paio di romanzi che come uomo di calcio. Per concludere con il fidato Santoro, ragazzo umile e volenteroso, molto legato a Mazzarri, proveniente dal settore giovanile della Damiano Promotion, ma privo di un bagaglio tale per contribuire alla gestione dello spogliatotio di una squadra di A.
Conte ha carisma, un curriculum di vittorie al primo anno (Juventus ed Inter). E' un sergente di ferro. Impone ed ottiene ritmi frenetici di lavoro e di continuità in campo. Ha una bellissima immagine di sè e può far rinascere entusiamo in un ambiente scorato.
Notizia choc da Capitan Di Lorenzo. Attenzione Aurelio a chi lo vendi- Come un macigno in settimana ne è arrivata una di quelle brutte ed inattese. Pessime. Dopo cinque stagioni, di cui quattro ad altissimo livello, escludendo la mediocrità generale di questa bislacca, capitan Coraggio ha deciso di abbandonare la nave. Di Lorenzo è stato granitico. Glaciale. Vuole essere ceduto in estate. La sua epopea azzurra finisce, è finita, qui. Un brutto colpo per tutto l'ambiente e per il futuro del Napoli. Una scelta di certo dolorosa, ma quasi sicuramente irreversibile, perché meditata a lungo. Le critiche a volte ingenerose, l'atteggiamento irritante del padrone che aveva sottolineato che nessuno fosse incedibile. E 'stata questa la goccia che ha fatto traboccare un vaso stracolmo. L'addio appare ora inevitabile, a meno che il nuovo allenatore non lo convinca a ritornare sui suoi passi. Molto, assai difficile. Sarebbe il primo miracolo dell'anno che verrà. Ma appare al limite dell'impossibile.
De Lauentiis e Manna valutano il suo cartellino 20 milioni. Giuntoli al timone della Juve, eppoi l'Inter si sono già fatte avanti. Se il capitano vuole cambiare aria è solo l'ennesimo strafalcione di Aurelio De Laurentiis, che non ha saputo tutelare uno dei pezzi pregiati del proprio patrimonio. Imperdonabile la sua mancanza di riconoscenza verso il capitano dello scudetto. Che almeno Adl non commetta l'errore di cederlo a una diretta concorrente in Italia, che non rafforzi Juve ed Inter. A parte che i tifosi sarebbero inviperiti nel vederlo in maglia bianconera. Potrebbe invece venderlo all'estero, magari stavolta sì imponendo il proprio ruolo. Di Lorenzo è sotto contratto, ma è scontato che quando un calciatore decide di andarsene è pura utopia e follia opporsi ai suoi desideri. Quantomeno si cerchi di mandarlo il più lontano possibile. Uno come lui, peraltro, sul mercato non sarà semplice da scovare. Per Manna e il suo staff si profila un'estate di lavoro sfiancante e certosino. Una delle più calde della storia del Napoli.
(Foto fonte Napoli magazine).