E dire che sono quelli che giocano solo una volta a settimana e possono quindi concentrarsi solo sul campionato, mentre la Lazio è impegnata su tre fronti, Europa e le due competizioni nazionali. Ma quelli che se la possono prendere comoda, gli azzurri, hanno fatto la figura dei brocchi, mentre gli stressati, il gruppo Baroni, l'hanno vinta di merito ed impeto. Ma la notizia più brutta della serata non è solo che il Napoli secondo Conte perde il primo posto in classifica, superato dall'Atalanta, ma che dello spirito contiano non si è visto nulla. Un Napoli poco grintoso, che ha tirato solo una volta nella porta avversaria, poco volitivo, batterie scariche, con l'ennesima prestazione sconcertante di Big Rom e col solito Kvara che non ha inciso. Un ritornello che finchè affronti squadre di fascia medio bassa bene o male te la lascia vincere pure. Ma è il secondo scontro diretto perso, ed in casa, e il secondo kappao in appena tre giorni sempre con i biancocelesti. Se la fase di difficoltà doveva arrivare, signori ci siamo. Ma segnali di preoccupazione aleggiavano già da più partite, spesso vinte troppo di misura e senza esaltare nè convincere del tutto.
Accadde qualcosa di simile contro il Bologna di Pioli nel 2012, doppia sconfitta all'epoca al San Paolo nel giro di pochi giorni fra Coppa Italia e campionato. Corsi e ricorsi storici.
Una partita senza acuti, fischi meritati- Il Napoli non riesce da subito ad imporre il proprio gioco, la Lazio lo spegne in partenza, gli azzurri sono disordinati e pasticcioni. Vanno a vuoto, Lukaku un fantasma, Kvara il solito nulla di meno e non di più. Il primo tempo è un proclama rimasto silenzioso. Il gruppo Conte non tira mai in porta e non eccelle. Anzi è flop totale.
Ripresa: agli azzurri manca agonismo, rabbia, ordine e cattiveria. La Lazio centra una clamorosa traversa. Al tempo stesso il gruppo Conte prova a farsi sotto ma l'attacco è spento e fugace. Ed è la Lazio a trovare il gol con una parabola magistrale di Isaksen su sonnolenza collettiva della difesa azzurra. Non c'è stata reazione degli azzurri. Del tutto esausti di una stanchezza che non ha radici nè ragioni di essere. A quanto pare concentrarsi solo sul campionato dopo l'illusione iniziale non rende più di tanto. Le rivali si sfiancano in Coppa ma poi nel week end sono più efficaci di una Napoli che perde colpi. Ai posteri una sentenza che sin qui non ha risposta certa.
Arriva la prima crisi- Dopo nove giornate in testa al campionato, il Napoli cede il posto. C'è una evidente involuzione. La sconfitta di Coppa Italia ha la scusante di un turn over ai limiti della follia, ma poi una prestazione in campionato scialba e senza giustificazioni. Antonio Conte ora si trova a dover fronteggiare la prima crisi stagionale, il primo momento davvero no. L'aiuto di Lele Oriali potrà essergli di supporto fondamentale per ridare forza e coraggio ad un gruppo caduto un po' in disistima. Conte è forse il miglior motivatore e psicoterapeuta del calcio di casa nostra. Starà a lui ritrovare motivazioni e quell'anima vincente e cinica che ha permesso alla sua squadra di dominare, in termini di punti, sin qui. Non è la più impegnativa delle imprese ma neppure facile come alzare una carta dal mazzo. Conte deve rifarsi e rifare grande la sua squadra. Il gioco latita, soprattutto in fase offensiva. Fra fuori forma e mugugni di contratti no adeguati c'è da lavorare anche in società.
Ancora una volta l'attacco è leggero come una piuma- Fra le sei prima in classifica il Napoli è quella che sinora ha realizzato meno gol. Ha compensato con la solidità difensiva, ma purtroppo per primeggiare servono i gol. E quanta fatica fanno gli azzurri a creare occasioni. Contro la Lazio solo fuffa. Le geometrie da metà campo in poi sono irregolari. Conte non ha ancora trovato la via della continuità realizzativa. Sui calci piazzarti si è inoffensivi, dei tiri da fuori area neppure a parlarne. Nella bagarre in area manca spesso la zampata vincente. E qui si apre il caso Lukaku.
Il centravanti che non c'è- Ancora una volta il belga è stato in campo solo per fare l'undicesimo uomo, ma della sua presenza non passerà un solo acuto alla storia. Un paio di appoggi molto banali, nessun tiro in porta. Male assistito, ma ancor peggio partecipe e capace di intrufolarsi nel gioco. Ogni tanto ha un guizzo vincente, i cinque gol, ma per tutto il resto è il nulla con un zero al centro. Di questo passo servirà una punta vera e prolifica se si vogliono coltivare ambizioni. Ad oggi è impossibile indicare Lukaku come centravanti del futuro. E neppure del presente che oggi è quello che più pesa.
Ma perché mai buttare la Coppa Italia la vento- Il presunto vantaggio del Napoli era quello di non avere l'impegno europeo. Solo campionato e Coppa nazionale. Nella quale però Conte ha schierato undici undicesimi di turn over e ha rovinato tutto. Eppure poteva essere un obiettivo importante, dopo il campionato. Ma ahinoi la tradizione si rinnova e non è di quelle sfavillanti. Spalletti si fece eliminare dalla Cremonese (per poi però vincere lo scudetto), Mazzarri incassò un umiliante 0 a 4 al Maradona dal Frosinone, il tecnico leccese non ha rimediato simili figuracce ma a Roma ha alzato bandiera bianca. Ha dato un segnale forte. Noi si lotta solo per il campionato. Di Coppa Italia se ne si frega. Ma se dopo tre giorni perdi anche in campionato, contro la stessa avversaria, allora il problema c'è, si pone e le polemiche alzano il gomito.
(Foto fonte Romatoday.it)
e la Coppa al vento-