Perché mai una squadra che ha appena vinto uno scudetto affida la direzione del settore tecnico ad un dirigente, ex capo di una società appena retrocessa. Una mossa che puzza di ridimensionamento e non di nuove ambizioni. Per carità Meluso, sarà bravissimo e gli auguriamo di far faville alla guida azzurra, ma è il suo passato, il cosiddetto curriculum vitae che ci lascia interdetti. Il Napoli avrebbe avuto bisogno di una figura diversa. Tutto qua, almeno sulla carta.
Si vociferava la scorsa settimana di un interessamento per Richy Massara, ex diesse del Milan. Alto profilo professionale, dirigente di spessore, protagonista di acquisti eccellenti fra cui quello di Mignant, oggi uno dei più forti portieri al mondo. Ma alla fine Adl ha virato su un un personaggio meno impegnativo, più consono alla nuova linea societaria, che mette in prima piano le figure di sangue comunee fa scivolar via i nomi roboanti, quelli che magari ti fanno la differenza ma chiedono non tanto soldi in più, ma soprattutto spazio e voce in capitolo.
Sarà un Napoli sempre più familistico ed i segnali ci sono tutti: le nuove divise saranno griffate dalla neo stilista Valentina, figlia di Adl, che esclude di diritto dal progetto nientedimeno che Giorgio Armani; nell’area tecnica subentra il genero del presidente, ragazzo di belle speranze ma davvero privo di esperienza che affiancherà a questo punto il nuovo diesse ed i suoi talent scout di Giuntoli rimasti per ora in società.
Ed intanto gli addii si rincorrono. Si affastellano gli uni sugli altri.
Spalletti, Giuntoli, il preparatore atletico Sinatti, figure di primissimo piano non comprimari. Tutti via, manco che a Castelvolturno ci fosse una tomba maledetta.
Ma perché mai fuggire a gambe levate da una società che ha appena sollevato con meritato orgoglio e splendore nel cielo del calcio il tricolore. Forse, perché consapevoli che fu evento casuale, privo di programmazione e testè non facilmente ripetibile.
Lo scudetto è stata epica impresa ma non frutto di programmazione, senonchè di eventi benevoli, di cielo propizio, di tante casualità. Meritatissimo ma non edificato a tavolino.
Ed allora oggi Adl è a un bivio. Lasciare o raddoppiare. Ovvero considerare lo scudetto exploit episodico o ambire a nuovi successi per il futuro. Cioè creare o meno un ciclo vincente, che però comporta investimenti non di poco conto. In una serata di giubilo e di tentazioni non represse, il vulcanico presidente del Napoli nominò addirittura la Champions come possibile, prossimo obiettivo. Ma tra il dire e il fare ci passano galassie e non oceani.
Gli ultimi eventi fanno pensare che il presidente miri a una gestione parca, senza eccessi e a come la va la va del Napoli.
Molto poi dipenderà dal mercato della squadra. Via Kim, uno dei migliori centrali del mondo, intenerisce la volontà di Zielinski di rimandare al mittente la spietata corte delle sirene arabiche, poi il nodo centrale resta il futuro di Osimhen.
Tutti annunciano che a giorni il Psg dovrebbe lanciarsi all’attacco del centravanti mascherato con una scandalosa proposta sino a 180 miliondi euro e uno stipendio netto al calciatore di 12 miolini all’anno. Cifre alle quali, De Laurentiis non sarà assolutamente in grado di replicare.
Il futuro del Napoli, oggi nel giorno dell’inaugurazione del ritiro, attraversa un dedalo di incertezze. Starà sempre all’incallito ed esuberante patron scegliere quale percorso intraprendere.
(Foto fonte Agi)